Relazione YAI Lorena, 20 luglio 2013
Salvatore Martinez
Cari giovani vi saluto con grande affetto.
È per me una grande gioia incontrarVi in questa terra brasiliana; terra
benedetta, giovane, che profuma di speranza. È sempre un privilegio parlare di
Gesù ai giovani, perché il Vangelo è la storia dell'eterna giovinezza di Dio.
Chi sta dalla parte di Dio non invecchia mai. È giovane, rimane
giovane. Guardati attorno: quanti giovani vivono come dei vecchi, come dei
moribondi, esauriti, depressi. Come può un fiore essere appassito se non è
ancora sbocciato? Come può un giovane tirare già un bilancio della propria vita
e considerarsi fallito quando ancora deve cominciare a viverla, a sentirne
tutta la bellezza, a gustarne il destino?
Dio è eternamente giovane. Perché? Perché Dio è amore e il Suo amore
non invecchia mai e fa nuove tutte le cose. Ecco perché la giovinezza tua farà
sempre i conti con il tuo cuore, anche quando avrai 80 anni.
Il tuo cuore ama? Allora sarai capace di fare tutto, di vincere tutto,
di rimanere giovane. Lo ricorda un grande convertito come Sant'Agostino. "Ama
e fai quello che vuoi", ma non nel senso di vivere senza Dio, ma di essere
capaci con il suo amore di fare tutto.
Il profeta Isaia potrà dire: "Non ricordate più le cose antiche;
ecco io faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia" (Is 43, 18-19).
Il Signore sta parlando della tua vita: "ora germoglia", in questo
Festival può cambiare definitivamente. Non guardarti indietro, non pensare a
come era, a come sei venuto fin qui. Pensa, piuttosto, a ciò che Dio ha
preparato per te, che qui, in questi giorni, vuole donarti
Sai qui, allora, per passare dalla tristezza alla gioia, dalla paura
alla libertà, dal rancore al perdono, dall'incertezza alla fiducia, dal
malessere spirituale al benessere spirituale, dalla solitudine alla comunione.
Siete qui per stare dalla parte di Gesù, per stare con Gesù.
Lui è il tuo Sole, la luce che brilla nella tua giovinezza, che può
riscaldare il tuo cuore se è animato da passioni tristi, che può ridare il
sorriso ai tuoi occhi se sono spenti a causa del peccato,
Voglio parlarti della "signoria di Gesù". Niente a che vedere con i "signori" di questo
mondo, che reclamano autorità su di te. Sono coloro che amano il potere. In
Gesù è tutto un altro andare! In Gesù non conta "l'amore del potere" ma "il
potere dell'amore".
Gesù dirà: «Io sono la vita» (Gv 14, 6). E ancora: «Io sono venuto perché
abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10).
Gesù è
qui per questo. Ha lasciato e lascia il Suo cielo per darti la vita, per dare
vita alle tue speranze, per introdurti nelle ragioni della vita in un tempo che
è sotto il dominio dello spirito di morte.
Nessun
profeta, nessun filosofo, nessun imperatore, nessun leader politico ha mai
parlato così. Nessuno ha mai detto "Io sono la vita". Nessuno ha mai detto "io
sono la vita divina". Nessuno, prima di Gesù, dopo di Gesù, è mai morto per
amore ed è tornato in vita per regalare questo eterno amore a chi crede in Lui.
E mai questo potrà avvenire, perché Gesù è Dio e nessun altro uomo è Dio: ecco
perché nessun altro uomo è tornato in vita per dimostrare di essere Dio!
È Gesù
stesso che ancora afferma: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la
vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Nessuno
può vantare un amore più grande, più pieno, più autorevole del Suo!
Vorrei
che tu riconoscessi subito questo meraviglioso miracolo d'amore, che cambia la
vita, che ha il potere di cambiare la storia, proclamando con me la tua fede in
Gesù, come fece il più grande convertito ed evangelizzatore della storia
cristiana, san Paolo:
«Questa vita
che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato
e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20b).
Vogliamo
vivere nella fede in Gesù. Nelle promesse di Gesù; entrare nella vita di Gesù.
Il
famoso pastore e teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer, morto impiccato nel
lager nazista di Flossemburg in Baviera, diceva:
"Dio non
realizza tutti i nostri desideri, bensì tutte le sue promesse" (dal
diario scritto nel lager).
Infatti,
non tutti i desideri dell'uomo portano alla vita. Quanti falsi desideri
rovinano la vita! Mentre tutte le promesse di Dio, in Gesù si sono compiute e
regalano vita: vita nuova sulla terra e vita eterna in cielo.
Vogliamo vivere nella fede, nella fede in Gesù, e
lasciar perdere tutte le altre proposte illusorie, false di felicità.
Siamo nell'Anno della Fede, un anno straordinario
per ribadire che la nuova evangelizzazione passa dai giovani, dalla fede
giovane dei giovani.
Lo ha creduto per primo il Beato Giovanni Paolo II.
É grazie a lui se siamo qui; se sono nate le GMG nel mondo; se questo Festival
si è reso possibile in tutti questi anni.
Lo ha creduto Benedetto XVI, che ha tenuto in vita
il sogno di Giovanni Paolo II.
E ora è il tempo di Papa Francesco, il papa che
vuole dare un volto carismatico alla fede, che vuole presentare Gesù e la sua
Chiesa a tutti gli uomini in un modo che ricorda davvero i primi apostoli, i
primi evangelizzatori.
Stiamo vivendo un tempo di rinnovamento
meraviglioso e il Papa Francesco ti ha voluto qui, a Lorena e a Rio de Janeiro,
per dirti che c'è ora bisogno della tua fede, del protagonismo della tua fede.
C'è bisogno di te!
È il tempo del rinnovamento della fede. Ma di quale
fede? Della
fede in Dio amore. È questa fede in Dio amore che dà la vita, che la riempie di
significati nuovi, di relazioni, di attese, di destini nuovi.
Questo
è il programma di Gesù, il primo risultato della Sua evangelizzazione: avere in
noi una nuova vita, la vita nuova nello Spirito, la vita divina, la vita
eterna; e averla in abbondanza, cioè secondo un amore che va oltre noi stessi,
che si fa dono, offerta, servizio.
Il
tema della fede, oggi, è diventato davvero epocale. Papa Benedetto XVI lo ha
messo in evidenza con grande determinazione:
«La vera crisi della Chiesa nel mondo
occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo a un vero rinnovamento della
fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace» (Incontro con il
Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, Friburgo, 24 settembre 2011).
Ecco perché la prima enciclica di Papa Francesco,
dopo quelle dedicate da Benedetto XVI all'amore e alla speranza, è centrata sul
tema della fede: Lumen fidei, la "luce della fede".
Il Papa ci presenta Gesù come luce. La Sua vita è luce. Il Suo Vangelo è luce.
«Io sono
venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle
tenebre» (Gv 12,46).
Nella sua prima Enciclica, parlando di Gesù
luce, di questa luce della fede, Papa Francesco afferma che noi ogni giorno "possiamo sentire l'obiezione di tanti
nostri contemporanei. Nell'epoca moderna si è pensato che una tale luce potesse
bastare per le società antiche, ma non servisse per i nuovi tempi, per l'uomo
diventato adulto, fiero della sua ragione, desideroso di esplorare in modo
nuovo il futuro. In questo senso, la fede appariva come una luce illusoria, che
impediva all'uomo di coltivare l'audacia del sapere... La fede sarebbe come un'illusione di luce che impedisce il nostro
cammino di uomini liberi verso il domani" (Lumen Fidei, n. 2).
E prosegue: "La
fede è stata intesa come un salto nel vuoto che compiamo per mancanza di luce, spinti
da un sentimento cieco; o come una luce soggettiva, capace forse di riscaldare
il cuore, di portare una consolazione privata, ma che non può proporsi agli
altri come luce oggettiva e comune per rischiarare il cammino. Poco a poco,
però, si è visto che la luce della ragione autonoma non riesce a illuminare
abbastanza il futuro; alla fine, esso resta nella sua oscurità e lascia l'uomo
nella paura dell'ignoto. E così l'uomo ha rinunciato alla ricerca di una luce
grande, di una verità grande, per accontentarsi delle piccole luci che
illuminano il breve istante, ma sono incapaci di aprire la strada. Quando manca
la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la
strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi,
senza direzione" (ibidem, n.3).
Dunque, conclude il Papa, "è urgente recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché
quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere
il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare,
essendo capace di illuminare tutta l'esistenza
dell'uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi,
deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La
fede nasce nell'incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo
amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e
costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi,
sperimentiamo che in esso c'è una grande promessa di pienezza e si apre a noi
lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale,
appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo"
(ibidem, n. 4).
Per
dare corso alle attese di Papa Francesco, cosa possiamo fare? Permettere a
Gesù, questa sera, di accendere la luce della fede in noi. Gesù non vuole che
tu rimanga "in penombra".
A
Nicodemo,
Gesù disse: «Bisogna fare la verità per venire alla
luce» (Gv 3, 21).
Fai la
verità sul tuo rapporto con Lui. Fai la verità sul tuo rapporto con la Sua
parola. Fai la verità sul tuo rapporto con i fratelli nella Chiesa, nella
comunità.
Gesù
torna a ripeterci, come ai primi discepoli: «Convertitevi
e credete al Vangelo» (Mc 1, 15).
Ecco cosa
significa "convertirsi a Gesù": lasciarsi illuminare da lui, ricevere da lui il
dono di una fede nuova, più forte, più grande, più carismatica.
Caro
giovane, lascia stare tutto quello che non viene da Gesù, che Lui non vuole
nella tua vita e che tu sai non Lo rende felice. Lascia stare la menzogna, la
falsità, non stare più dalla parte delle tenebre: vieni alla luce!
Dove
ci sono tenebre non c'è luce; dove non c'è la grazia c'è il peccato; dove non
c'è la vita c'è la morte. Questo è il mistero della luce di Gesù. Questo è il
mistero della nostra salvezza.
Gesù
ci ricorda che c'è un legame profondo tra menzogna e morte, perché la falsità
porta alla morte. La falsità uccide, la verità salva. La falsità porta a negare
Cristo, che è la verità. La verità, invece, schiaccia Satana, che è la
menzogna.
Se accetti di lasciarti illuminare da Gesù, se vuoi avere
fede in Lui e accettare la Sua Signoria, allora devi fondare la tua vita sul
regime della verità che Egli è venuto ad instaurare. Non esiste compromesso tra
verità e menzogna. Non c'è tregua tra luce e tenebre. Non si può essere di
Cristo e di Satana. O si persevera nella verità, e allora si vive, o si cammina
nella menzogna e allora si è già moribondi, in attesa della morte. O discepoli
della verità o discepoli della menzogna. Con Cristo o contro Cristo!
Un
giorno Gesù, dando testimonianza su se stesso, della Sua venuta nel mondo,
affermerà, in modo chiaro: «Il diavolo è
stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi
è verità in lui. Quando dice il falso, il diavolo parla del suo, perché è
menzognero e padre della menzogna» (Gv 8, 44b).
E S.
Giovanni, per darci conto dell'opera compiuta da Gesù nel mondo, affermerà: «Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo» (1 Gv
3, 8b).
Vi
prego, non facciamo del Vangelo un "romanzo rosa", in cui un fascinoso Maestro
di nome Gesù sarebbe venuto a parlarci di amore, a fondare una sorta di
"religione filantropica". Una sorta di pensiero buonista, da accogliere tra
sorrisi e pacche sulle spalle, all'insegna del "vogliamoci tanto bene".
Gesù è
stato il protagonista di una lotta tremenda tra il bene e il male. Si è
incarnato, come luce è apparso nel mondo, per ingaggiare un combattimento
tremendo contro le tenebre, contro Satana e strappargli il mondo dalle mani,
strappargli la vita dell'uomo, la tua vita dalle mani.
Gesù,
per far trionfare la luce, per affermare la Sua signoria così che tu potessi
avere la certezza che non ha bleffato, che è davvero il Figlio di Dio, ha
dovuto accettare che la Verità venisse condannata e crocifissa, così che
morendo e risorgendo la Verità potesse confermare in modo inequivocabile la Sua
natura divina.
Gesù
non "ha" la verità, come potrebbe dire un uomo sapiente, il fondatore di una
religione o di un sistema filosofico. Gesù "è" la verità! «Io
sono la verità» (Gv 14, 6). Nessuno
uomo può dirsi tanto audace senza bluffare, attribuendosi l'essenza di Dio, la
Sua natura divina.
Se c'è
Gesù, non c'è scampo per Satana! Dirà
Gesù: «Il principe di questo mondo è
stato giudicato» (Gv 16, 11). Come a dire: "la mia verità lo ha
smascherato, lo ha condannato, lo ha ridotto all'impotenza".
L'uomo
non deve più temere: verità è stata fatta, la libertà umana è stata riscattata da
Cristo. L'uomo è di Dio, appartiene a Dio, niente e nessuno potrà strappare la
tuaa vita dalle mani di Dio. Il Suo amore è affidabile, la Sua luce non
tramonta. Ecco la nostra fede. Ecco la fede che vince il mondo!
Nell'ora
estrema del processo a Gesù, venne "confezionata" l'accusa che Egli fosse un
mentitore: aveva osato proclamarsi re dinanzi all'Impero romano e il Messia
dinanzi al Sinedrio. Così Gesù si difenderà: «Io sono nato e sono venuto al mondo per rendere testimonianza alla
verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce» (Gv 18, 37b).
Chi
ama la verità non può che stare dalla parte di Gesù, anche quando ciò prescrive
sofferenza, umiliazione, incomprensione, finanche l'offerta della stessa vita
per amore della verità. Così sono fioriti i martiri, i santi, i testimoni
dell'Evangelo. Essi sono "la verità autenticata" di Cristo nella storia, la Sua
"verità verificabile".
Quante
volte, per stare sotto la Sua signoria, anche tu hai avrai dovuto accettare i sorrisini dei tuoi amici, di
essere preso in giro, forse offeso, addirittura emarginato anche dai tuoi cari.
Gesù
lo annunzierà: «Hanno perseguitato me,
perseguiteranno anche voi» (cf Gv 15, 20b). È questo il destino della luce,
della verità, della fede. Ma l'ultima parola spetta sempre a Gesù. E Gesù è
vittoria! Vittoria su ogni nemico, su ogni persecuzione, su ogni morte.
Dirà
Gesù: «Voi cercate di uccidere me che vi
ho detto la verità» (Gv 8,40).
Del
trionfo di Cristo, della signoria di Gesù si ha certezza da duemila anni, ma il
Suo primato è ancora contrastato da falsità di ogni genere:
-
quante
false notizie circolano su Cristo!
-
Quanto
perverso accanimento sui cristiani!
-
Quanta
spazzatura letteraria riempie scaffali di biblioteche, librerie e abitazioni!
-
Quante
illusorie proposte di salvezza fuori da Cristo!
È come
se gli uomini tentassero di "risuscitare la menzogna" che è stata uccisa e
seppellita per sempre, stando così dalla parte di Satana. Pur di rifiutare
Cristo, non c'è limite ad ogni sorta di mistificazione!
Dichiara
l'apostolo Giacomo: «Non mentite contro
la verità» (Gc 3, 14). Ebbene chi
sono i primi ad abboccare all'amo dell'inganno? Chi troppo spesso rinnega la
verità? I cristiani. Sì, proprio i cristiani, cioè coloro che sono stati liberati,
riscattati dalla menzogna. Coloro che dicono di credere e non brillano della
luce della verità, che anziché difendere Cristo offendono Cristo!
Quanti
cristiani, oggi, come Pilato, si chiedono: «Cosa
è la verità?» (Gv 18, 38), con un'aria di distacco, talvolta di superiorità
rispetto alla Persona di Gesù. Quanti cristiani stanno "praticamente"
rinunciando alle promesse di Gesù, ad una vita vissuta nella fede in lui,
disobbedendo alla verità, vivendo senza gioia, senza pace.
Alla
vigilia della Sua passione Gesù dirà: «Voi
mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque, io, il
Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi
gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io facciate
anche voi» (Gv 13, 13-15).
In
nessun altro uomo, come in Gesù, parola e azione sono mai state cosi univoche.
Questo Maestro di nome Gesù è Dio, e solo Dio può dirsi insieme «Maestro e Signore», come farà Gesù. «Maestro e Signore». Gesù, allora, non
solo è Maestro, ma è anche Signore. Non ha solo insegnato, ma ha anche dato
prova di sé, cioè il Suo esempio. Non ha solo predicato una dottrina, ma ha
anche portato a compimento tutte le Sue straordinarie promesse. Inclusa la più
incredibile, quella che nessun uomo sensato si sognerebbe mai di poter fare:
morire e tornare in vita. Morire per amore e tornare in vita per lasciarci in
eredità questo impareggiabile amore.
Niente
a che fare con i grandi sapienti dell'umanità, dell'antichità come Socrate o
della modernità come Gandhi.
- Cristo
è il Maestro, non ve ne sono altri, perché solo Gesù è il Signore.
-
Cristo
è il vero Maestro, non abbiamo bisogno di altre dottrine.
-
Cristo
è il vero Maestro, non abbiamo bisogno di altra morale.
-
Cristo
è il vero Maestro, non abbiamo bisogno di altra giustizia.
-
Cristo
è il vero Maestro, non abbiamo bisogno d'altro.
Abbiamo
Gesù Cristo, altri maestri non servono! Eppure questo primato è contrastato. Da
duemila anni, ieri come oggi. Da duemila anni la storia pullula di filosofie
ingannevoli, di scimmiottamenti del cristianesimo, di sistemi di pensiero
decadenti e infine perniciosi per l'uomo.
Le
parole che ora seguono sono di S. Paolo e conservano un'attualità sconvolgente.
Sono scritte ad un suo discepolo, il giovanissimo Timoteo, che viene messo in
guardia dal proliferare di falsi maestri: «Verrà
giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il
prurito di udire qualcosa, gli uomini si daranno maestri secondo le loro voglie,
rifiutando di dare ascolto alla verità, per volgersi alle favole» (2 Tm 4,
3-4).
Tre testimonianze voglio ora
raccontarvi sul "gelo delle tenebre" che pesa sull'umanità contemporanea quando
non si è nella luce di Cristo, quando addirittura la si rifiuta ostinatamente,
fino alla blasfemia.
La prima testimonianza è di uno
scrittore notissimo, Ernest Hemingway. In uno dei suoi quarantanove racconti,
Ernest Hemingway ha composto una parodia del Padre Nostro, una preghiera composta per invocare il Dio del nulla,
o meglio il nulla diventato Dio. Ernest Hemingway scrive così: "O nulla nostro che sei nel nulla, sia nulla
il tuo nome, nulla il regno tuo, e sia nulla la tua volontà, così in nulla come
in nulla. Dacci oggi il nostro nulla quotidiano. Ave nulla, pieno di nulla, il
nulla sia con te".
Hemingway si è poi suicidato, perché non si può vivere di nulla!
Un'altra testimonianza tragica è
quella di un drogato di Harlem, un quartiere di New York, che ha composto una
parodia/preghiera del Salmo 23, uno dei salmi più consolanti: «Il Signore è il mio pastore!».
Dice così: "L'eroina è il mio pastore, ne avrò sempre bisogno. Mi fa riposare nei
ruscelli, mi conduce a una dolce pazzia, distrugge la mia anima; mi conduce
sulla strada dell'inferno per amore del suo nome. Anche se camminassi nella
valle dell'ombra della morte, non temerei alcun male perché la droga è con me,
la mia siringa e il mio ago mi portano conforto".
Parole terribili, che rivelano la
disperazione di un'umanità che non ha Cristo, il "buon pastore".
La terza è di uno scrittore
austriaco, Bernard Thomas, che ha scritto: "L'uomo
è freddo, gelo e nebbia. Siamo degli animali intrappolati nel gelo".
No, non è vero che siamo
intrappolati nel gelo, perché siamo scaldati dal cuore di Dio, dall'abbraccio
dell'amore di Dio.
Il
rifiuto della verità è rifiuto di Cristo. È rifiuto della Parola di Gesù.
- Gesù
è una Parola certa: chi la riceve non può dubitare.
-
Gesù
è una Parola chiara: chi la riceve non può dirsi confuso.
-
Gesù
è una Parola aperta: chi la riceve non può rimanere chiuso.
-
Gesù
è una Parola vera: chi la riceve non può ingannare.
-
Gesù
è una Parola umile: chi la riceve non può dirsi grande.
-
Gesù
è una Parola potente: chi la riceve non può pensarsi incapace.
-
Gesù
è una Parola eterna: chi la riceve non sarà mai sconfitto.
È la
Parola che ci fa discepoli, e la Parola è Gesù!
La fede è prima di ogni cosa un'esperienza diretta della
persona di Gesù Cristo, esperienza tanto più coinvolgente e penetrante quanto
più vissuta nell'abbandono fiducioso allo Spirito Santo. Con lo Spirito si
assaporano i frutti della fede. È lui il Consolatore lasciatoci da Gesù, che
mai ci abbandona quando sentiamo la fede venir meno o quando registriamo
fallimenti nella nostra vita.
La
fede in Gesù ci rende missionari, cioè mandati ad annunciare che Gesù è il
Signore e il Salvatore.
Il servo di Dio Paolo VI, grande profeta del
Novecento e precursore della sfida della "nuova evangelizzazione", esortava i
cristiani ad avere fede e a diffonderla:
"Ad ogni
discepolo di Cristo, senza eccezione, incombe il dovere di spargere, per quanto
gli è possibile, la fede. Tutti i figli della Chiesa devono avere viva la coscienza
della loro responsabilità di fronte al mondo... devono spendere le loro forze
nell'opera di evangelizzazione... Noi abbiamo la buona novella! Noi, infatti, possediamo l'antidoto
al pessimismo, agli oscuri presagi, allo
scoraggiamento e alla paura di cui soffre il nostro tempo" (Ad gentese,
nn.23.26).
La
fede, al suo livello più alto, non è solo consolazione, ma è soprattutto lotta
alla quale nessuno deve sottrarsi. Evangelizzare significa essere disposti a
difendere il vangelo, prima che fuori, all'interno di noi stessi, nella nostra
stessa vita.
Come
può avvenire questo nella nostra vita? Avviene nella misura in cui ami: ami il
Signore, Ti impegni ad amarlo con tutto il tuo cuore, la mente, le forze.
Avviene nella misura in cui stai in relazione con Lui nella preghiera.
Questo è il metodo di Gesù, così egli stava in contatto,
in comunione con il Padre. Pregando riceveva forza. Pregando non si sentiva
solo. Pregando riceveva strategia. Pregando vedeva le cose con gli occhi del
Padre. Pregando riceveva la consolazione dello Spirito.
Alza lo sguardo al cielo, cerca il Padre. Come
Mosè, sul monte, anche Tu puoi gridare: "Signore,
mostrami la Tua gloria" (Es 33, 12)
Se contempliamo il cielo, il cielo viene a noi, riempie
la terra, invade i nostri cuori.
Occorre
prima guardare Dio con i nostri occhi per poi guardare, con gli occhi di Dio,
con il Suo sguardo appassionato d'amore, tutte le realtà umane. Se tutto viene
dal cielo, tutto deve tornare in benedizione a Dio, che visita la terra e la
rende feconda con i suoi doni.
Alziamo lo sguardo, allora! Alta la misura della nostra
fede, alto lo sguardo per ammirare i doni di Dio che cadranno su di noi come
pioggia di benedizioni!
Tutti
hanno bisogno di Gesù, anche quelli che non lo sanno!
Chi
cerca la bellezza nel mondo, pur senza saperlo, cerca Gesù, che è la bellezza
inviolabile, che non invecchia e non conosce brutture.
Chi
persegue nei pensieri la verità, pur senza saperlo, desidera Gesù, unica verità
che non teme smentite, che resiste al tempo.
Nella Novo Millennio Inenunte, il Beato Giovanni Paolo II scriveva: "Tutte le nostre forze devono essere impegnate per l'evangelizzazione: chi veramente ha incontrato Cristo e si dichiara a lui fedele, non può nascondere, né conservare la ricchezza che questa amicizia divina apporta nella nostra esistenza umana" (n. 40).
Un giorno, la Beata Teresa di Calcutta stava assistendo una povera donna, che era stata raccolta dal marciapiede in condizioni veramente disperate. La donna, che addirittura aveva un piede rosicchiato dai topi di fogna, imprecava e malediceva la sua sorte e malediceva coloro che l'avevano abbandonata nella sua disperata condizione. Madre Teresa continuava a pulirla e a riempirla di gesti premurosi e gentili.
A un certo punto la donna,
meravigliata del comportamento della suora, domandò: "Suora, perché fai così?
Non tutti fanno come te! Chi te l'ha insegnato?".
Madre Teresa immediatamente rispose:
"Me l'ha insegnato il mio Dio!". E la povera donna, dimenticando i suoi dolori,
strinse la mano di madre Teresa e supplicò: "Suora, fammi conoscere il tuo
Dio!".
La madre, in quel momento, regalò
alla donna abbandonata e disperata la "bella notizia": "Il mio Dio si chiama
amore... e ama anche te!".
La poveretta, con lo stupore negli
occhi, ebbe la forza di dire: "Ripetilo, ripetilo ancora!". E morì così.
Cari giovani, lo Spirito è al lavoro
nella vostra vita! E lo vuole essere ancora di più se glielo permetterete!
Lo Spirito vuole
che difendiate con coraggio e entusiasmo la purezza del vostro cuore e del
vostro corpo e rimanendo dalla parte della vita, sempre, senza accettare false
attenuanti ad ogni forma di morte.
Lo Spirito vuole
che difendiate con coraggio e entusiasmo la famiglia e la società umana dal
rischio della mercificazione; che facciate rispettare il diritto di Dio che ha
creato l'uomo, maschio e femmina, non gender.
Coloro che sono stati conquistati dallo Spirito di Dio,
devono essere un'autentica forma d'irradiazione spirituale che influenza,
entusiasma gli altri.
Allora
gridiamo con tutta la nostra vita: "Gesù
è il Salvatore e il Signore della mia vita". Per affermare che il destino
del mondo è sottomesso al potere di Cristo, non agli uomini, né al potere di
cui gli uomini si avvalgono: il potere delle legislazioni, delle filosofie,
delle scienze, delle tecnologie, dei sistemi economici e dei mercati, delle
mode e dei costumi, dei metodi psicologici e delle dottrine sociali.
Gridiamo
con tutta la nostra vita: "Gesù è il
Salvatore e il Signore della mia vita". Per rinunciare ad ogni forma di
libertà che non provenga dal Vangelo di Gesù; significa - ancora in termini
pratici - opporsi ad ogni forma di individualismo, di libertà senza Dio, di
sudditanza umana e a tutte le prevaricazioni morali e sociali che ne derivano.
Gridiamo
con tutta la nostra vita: "Gesù è il
Salvatore e il Signore della mia vita". Per combattere con le armi spirituali della
preghiera e della Parola di Dio il secolarismo e il materialismo che stanno
distruggendo i valori cristiani e stanno riducendo l'uomo ad uno schiavo,
sottomesso agli idoli del denaro, del sesso e del potere.
Se vogliamo annunciare Dio, noi
dobbiamo stupire il mondo con l'amore di Dio, con l'amore che noi abbiamo
incontrato incontrando Gesù Cristo.
Voi lo farete.
Insieme lo faremo. Insieme daremo un'anima al mondo, un volto alla nostra fede,
una luce alla nostre Nazioni. Daremo Cristo, daremo Gesù, il Signore!