Quando l'ombra della morte irrompe nella vita di Enza, portandole via suo marito, il suo cammino di fede subisce un mutamento improvviso, che distrugge in poco tempo tutto ciò che per lei costituiva conforto e certezza: «Con la sua dipartita una parte di me è andata via insieme a lui e, per questo, provavo un'intensa rabbia nei confronti di Dio e di Gesù, ritenendoli responsabili della morte di mio marito». Enza si allontana dalla Chiesa, non trova più consolazione nella preghiera, e nel suo cuore cominciano ad aleggiare gli spettri di nostalgici ricordi, intrisi di ansia e paura: «Con il passare dei giorni sentivo sempre di più la sua mancanza e questo faceva aumentare in me il senso di solitudine e angoscia, al punto tale che non avevo più voglia di vivere, nulla aveva più senso e tutto quello che mi circondava era diventato inutile». Ma proprio nel momento più buio, quando l'oscurità in cui era piombata la sua vita sembrava ormai impossibile da superare, la sua voce torna di nuovo a invocare lo Spirito, a chiedere la mano che la risollevi dal suo abisso. E il suo grido non resta inascoltato: «Lo Spirito non ha tardato a darmi risposta, ha ascoltato il mio grido disperato e subito dopo ho provato, dentro di me, un indescrivibile senso di pace, serenità e consolazione». La rabbia, il rancore e la paura abbandonano il suo cuore, restituendole finalmente la vita che sembrava aver perduto per sempre, consentendole di superare con forza e gioia di vivere le prove che la vita ha continuato a riservarle, con la certezza di poter sempre contare su di una salda Roccia di salvezza.
Damiano Mattana
(27.04.2013)