«Ringrazio il Signore per quanto ha compiuto nella nostra vita»: con la lode e il ringraziamento a Dio, Battista inizia la sua testimonianza al termine della Messa della seconda giornata. Coordinatore diocesano e pensionato, sposato con Palmira, Battista e la moglie erano volontari a Lourdes fino al 1990. Poi, nel giugno di quell'anno, qualcosa cambia. «Durante un pellegrinaggio sentimmo che la preghiera in noi si stava lentamente spegnendo». È stata Palmira ad alimentarne la fiamma, iniziando a frequentare un gruppo del Rinnovamento: aperta la strada, Battista segue la moglie, ricevendo la Preghiera di effusione un anno dopo. Nel 2001, però, la diagnosi per Battista di un adenocarcinoma all'intestino crasso e la scoperta di metastasi diffuse a tutto il fegato sembra non lasciare speranze. Inizia la chemioterapia e un pronostico di vita di un anno. La testimonianza di fede è forte: «Nel RnS non abbiamo forse incontrato Gesù vivo, sperimentato la potenza dello Spirito Santo, incontrato i fratelli che intercedono? Sì. E consapevoli di ciò ci siamo "buttati" nel cuore trafitto di Gesù». La preghiera personale e quella di intercessione sono sostegno quotidiano. Poi, tre mesi dopo l'opera del Signore si manifesta: «Durante un momento di preghiera, un fratello esclamò: "Il Signore ti ha guarito!". Lo stupore fu grande quando, due giorni dopo, l'oncologa mi disse che le metastasi al fegato erano scomparse e che potevo smettere la chemio. Il nostro grazie al Signore per quello che ha fatto per noi sarà sempre piccolo, inadeguato, ma vuole portare con sé un grande desiderio di amarlo sempre di più per tutti i giorni della nostra vita».
Elsa De Simone
(26.04.2013)