Il Riformista
- 25 gennaio 2008
C'è chi dice sì e chi
dice no agli striscioni in piazza
Per la Santa Sede
l’incidente della Sapienza della scorsa settimana è oramai chiuso.
Rimane aperto, forse, soltanto nel pubblico dibattito dove le opinioni
di diversi esponenti, anche ecclesiastici, continuano a farsi sentire. E
capita che le posizioni non siano del tutto univoche. Tra queste spicca
quella dell’arcivescovo di Pisa monsignor Plotti il quale, ieri su La
Stampa, ha manifestato il suo pubblico diniego per la manifestazione di
affetto e solidarietà nei confronti del Papa convocata dal cardinale
Camillo Ruini in piazza San Pietro. In particolare Plotti ha criticato
pesantemente le bandiere e gli striscioni portati dai movimenti
ecclesiali in piazza: è una «mania» - ha detto Plotti - che può
provocare «un effetto boomerang» in grado di far rinascere «umori
anticlericali». In questo modo - ha detto - «si diventa più papalini del
Papa». E ancora: «Tutta questa presenza cattolica nella vita pubblica»
può portare a «un risultato opposto a quello sperato». In sostanza, per
l’arcivescovo di Pisa, meglio sarebbe un atteggiamento della Chiesa più
dialogante, altrimenti il rischio è che «la Chiesa si faccia dettare
l’agenda dagli atei devoti e dai teocon».
Di rappresentanti di movimenti ecclesiali domenica in piazza ce n’erano
parecchi. Ciellini, focolarini, neocatecumenali e, anche, tanti aderenti
al Rinnovamento nello Spirito. Tra questi ultimi, Salvatore Martinez, 42
anni, leader di un movimento che raccoglie al suo interno centinaia di
migliaia di “seguaci” in tutto il mondo. È lui a dire al Riformista che
«anche gli striscioni possono servire quando sono esposti per
testimoniare amore e fraternità nei confronti del Papa». «Anche uno
striscione - dice - può essere utile per dire bene, più di tante parole,
l’affetto che deriva da ciò in cui si crede». «Uno dei nostri, domenica
- spiega Martinez -, era significativo: “Santo Padre, ti amiamo e ti
siamo fedeli”. In queste parole c’è tutto il sensus ecclesiae: amore
alla Chiesa e fedeltà al vicario di Cristo; quello che siamo e che
vogliamo essere, attraverso un’opera di risveglio e di rinnovamento
della fede. La scia è quella tracciata dalle costituzioni conciliari
Lumen Gentium e Gaudium et Spes, ancora oggi di straordinaria attualità.
Accanto al rinnovamento liturgico, biblico, ecumenico, il Concilio
Vaticano II ha sottolineato la necessità di un rinnovamento spirituale
nella Chiesa. È quanto proviamo a fare: riportare le coscienze di tanti
uomini e donne del nostro tempo, disorientate, addormentate, impigrite,
disperse ad una possibilità di vita nuova, vivibile, ad un incontro
trasformante con Cristo e il suo Vangelo. Un’opera che avviene sotto
l’impulso e la guida dello Spirito, che anima la Chiesa, la risveglia da
ogni torpore storico, la induce alla testimonianza; un’opera di
rinnovamento che, come ha spesso ricordato Benedetto XVI, non può
avvenire in rottura col passato, ma in continuità con il passato che ci
ha preceduto. Lo Spirito è sempre amico degli uomini e vero promotore di
una laicità dialogante, umanizzante, propositiva».
Aperto alle novità e fedele alla tradizione. Così vuole essere il
Rinnovamento nello Spirito. Ed è anche ciò che Martinez e centinaia di
appartenenti al movimento hanno voluto testimoniare domenica in piazza.
«La scelta di andare in piazza San Pietro è, poi, significativa proprio
in nome di una laicità che si alimenta della capacità di ascoltare
parole forti, vere, profonde. Al tempo di papa Wojtyla la gente andava
in piazza San Pietro soprattutto per “vedere” il Pontefice; oggi si va
ad “ascoltare” papa Ratzinger. La vera laicità per noi o parte
dall’ascolto, e si traduce in sano pluralismo, o si fonda sulla
presunzione laicista dell’ingerenza del pensiero “altro da me” e sfocia
nel relativismo».
Il legame tra il Rinnovamento e il Vaticano è stretto. «Il teologo
Ratzinger - conclude Martinez - all’indomani del Vaticano II collaborò
attivamente, su proposta del cardinale Suenens, alla stesura dei primi
documenti teologici pastorali del Rinnovamento». Martinez è stato,
insieme a pochi altri laici di tutto il mondo, ricevuto in udienza
privata da Benedetto XVI a meno di un anno dalla sua elezione a
Pontefice. E in un messaggio autografo, gesto raro di questo
pontificato, datato aprile 2007, fu sempre Benedetto XVI a spronare il
Movimento a proporre una vera “cultura della pentecoste”, ovunque, se
necessario anche in piazza. Con tanti striscioni.
(clicca sul ritaglio
del giornale per ingrandire...)