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“Non discutiamo più di numeri, ma di qualità”

Testo dell'intervista a Salvatore Martinez pubblicata su Liberal il 2 ottobre 2010

 

LIBERAL – 2 ottobre 2010

Parla Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito

“Non discutiamo più di numeri, ma di qualità”

“L’invito della Chiesa è a impegnarsi a rinnovare la coscienza sociale, sempre più degradata e sopita”

di Franco Insardà

Roma. «Il problema non è se siano pochi i cristiani in politica, ma l'impressione è che siano poco cristiani quelli che ci sono. Da loro si vorrebbe di più e meglio». Il giudizio di Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, movimento ecclesiale che conta più di duecentomila aderenti, sull'attuale situazione del mondo politico è critico.

Presidente, non le sembra di essere troppo duro?

La mia ovviamente è una sintesi, direi, giornalistica del mio pensiero che parte dalla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco in occasione dell'apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei.

Come giudica quel discorso?

È un invito a risvegliarsi e a passare dal disimpegno all'impegno. È un inno al realismo cristiano, uno stimolo franco e compassionevole a non rinviare la rimozione dei paradossi sociali che angustiano l'Italia. Un invito a tutti i laici cattolici a non disertare la storia, ma a trasfigurarla guardando in faccia questo nostro mondo con un nuovo e appassionato protagonismo.

Appunto, parliamo del richiamo ai cattolici «di buttarsi nell'agone, di investire il loro patrimonio di credibilità, per rendere più credibile tutta la politica».

Sono parole puntuali, stringenti e in sintonia con gli appelli che da Cagliari in poi Benedetto XVI ha rivolto ai cattolici. Si tratta di toni in qualche modo ultimativi nei confronti dei laici cristiani a impegnarsi, riformando e rinnovando la coscienza sociale, sempre più degradata e sopita. Allo stesso tempo è un ennesimo monito ai responsabili delle istituzioni civili e politiche a superare egoismi autoreferenziali che continuano a generare confusione, disagi e ingiustizie. La stagione delle riforme e della corresponsabilità sociale devono essere realmente avviate.

Oggi invece?

C'è un indebolimento della testimonianza e credo che questo faccia i conti più che con gli schieramenti attuali o futuri con la qualità dell'impegno della testimonianza. L'invito che viene dalla Chiesa è quello di stare in politica da cattolici, da credenti, con una laicità cristiana di proposta e non di rinuncia o di assenza. Evitando atteggiamenti minoritari o complessi di inferiorità.

Su quali direttrici va indirizzato l'impegno dei cattolici?

Vanno reclamati gli spazi che si sono determinati, rispetto ai quali si registra una certa latitanza. Bisogna rimettere a tema l'istanza del bene comune che vuole moralità, socialità dei corpi intermedi, protagonismo delle reti sociali e un'etica delle virtù. Risvegliare e riformare la coscienza sociale, sempre più degradata, e quella carità politica che i cristiani hanno sempre assicurato al Paese, ancor prima dell'Unità d'Italia. C'è una carità politica, per dirla alla Sturzo, che è esigenza di giustizia e oggi non ci si può più sottrarre di fronte a una società che si propone di vivere al di là del bene e del male.

Qual è il vostro contributo?

Noi invochiamo intanto un rinnovamento spirituale, perché soltanto un'etica delle virtù riuscirà a dare coraggio e forza laddove sembrerebbe che il cambiamento non sia possibile. Partire dalla società civile significa esprimere atti politici attraverso i quali la gente ritrova il gusto della partecipazione, della responsabilità e il coraggio di osare. L'invito è a un maggiore rigore, come ogni tempo di crisi, impone e nelle parole del cardinal Bagnasco c'è l'appello a non disertare questa stagione, ma a fare dell'impegno socio-politico una missione.

Una sfida difficile.

Da parte del Papa e del cardinal Bagnasco c'è l'invito a stare in politica da cattolici con una laicità cristiana evidente di proposta. La vera novità, come registra il presidente della Cei, sono i corpi intermedi che cominciano a ridestarsi con le reti e la sussidiarietà orizzontale.

L'associazionismo rappresenta una speranza per superare le divisioni?

Il cardinale Bagnasco esorta a riprendere la parola per diffondere la forza umanizzante del Vangelo e per affermare il valore profetico delle ricchezze proprie dei corpi intermedi, così da poter superare i divari e i disagi che vanno accentuandosi tra Nord e Sud e assumere una visione nuova e più fraterna dinanzi alle povertà emergenti.

Un compito abbastanza difficile.

Non c'è soltanto la rappresentanza politica e i partiti che fanno la storia di un Paese, ma esiste anche una vitalità, una ricchezza che ancora va espressa, raccontata e che tiene in piedi il nostro stato sociale.


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