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RASSEGNA STAMPA

Intervista a Salvatore Martinez pubblicata su Toscana Oggi

 

TOSCANA OGGI – 17 settembre 2009

L’intervista/Salvatore Martinez, presidente di Rns

Cresce la «cultura della Pentecoste»

Salvatore Martinez, siciliano, 43 anni, è il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) e consultore del Pontificio Consiglio per i laici. Gli abbiamo rivolto qualche domanda sull’appuntamento «Insieme per l’Europa 2009» in programma a Loppiano.

Promotori dell’incontro sono movimenti e associazioni cristiane. Dal suo punto di osservazione, qual è lo stato di salute di queste realtà ecclesiali?

«Giovanni Paolo II segnalò l’ingresso dei Movimenti nella stagione della “maturità ecclesiale”, intesa come consapevolezza e coscienza di una nuova responsabilità dei laici a servizio della Chiesa e del mondo. Tutti abbiamo mentalizzato e interiorizzato questa nuova dimensione testimoniale, così che ci troviamo sempre più coinvolti nella sfida di rieducare alla fede e di trasmettere la fede, ciascuno con i propri carismi e con le proprie pedagogie spirituali. Va anche detto che il clima generale nel quale la Chiesa oggi si muove, dopo il grande entusiasmo pre e post giubilare, è cambiato repentinamente e più che mai si rende necessario riporre a tema la fiducia verso i fedeli laici nella costruzione della Chiesa del Terzo Millennio. È questo un tema sensibile nel Pontificato di Benedetto XVI, puntualmente sottolineato dalla Caritas in Veritate».

Si nota ormai da tempo anche in Italia una maggiore capacità di associazioni e movimenti di camminare insieme. Si apre una stagione nuova?

«Più che aprirsi, in realtà va dilatandosi. La parola del terzo millennio, lo scrisse Giovanni Paolo II nel suo “testamento spirituale” Novo Millennio Ineunte, sarà: spiritualità della comunione. L’egoismo generazionale che attanaglia singoli individui e istituzioni è sempre generatore di solitudini, di malesseri sociali, di isolamenti ecclesiali. Insieme non è l’unione di tanti io, ma di tanti tu. Solo così si dà spazio al noi dello Spirito e il discernimento comunitario diventa la “forma” del nostro camminare: è possibile pensare, parlare, decidere, agire in modo unitario, pur rimanendo se stessi, fedeli ai diversi carismi suscitati dallo Spirito. Noi chiamiamo questa sfida “cultura della Pentecoste”: la diversità sostanzia la comunione e ci rivela sempre l’altro come un dono, mai come un problema; come una ricchezza che completa il mio essere Chiesa e Chiesa comunione».

Nel presentare l’iniziativa parlate di «ora cruciale». In che senso?

«Mala tempora currunt, dicevano gli antichi, ma a noi spetta vivere bene il tempo e rinnovarlo verso il maggiore bene degli uomini. Si sta cambiando il servizio con il potere; si fa discendere la verità dalla libertà e non il contrario; si mandano in soffitta gli insegnamenti e le tradizioni cristiani in nome della modernità. Come nell’ora oscura della croce e della passione di Gesù, si vorrebbe l’eclissi di Dio nella storia. Ma noi siamo i “figli della Risurrezione”, un evento ineludibile, incancellabile, che indica agli uomini la sola via d’uscita ad ogni spirito di morte. Ebbene, non c’è ambito dello scibile umano, non c’è istituzione terrena che non debba essere riaccesa dalla speranza vitale che discende dal Vangelo di Gesù e dal suo amore per gli uomini».

L’incontro di Loppiano è la tappa italiana di un cammino a livello europeo. Quanta sensibilità c’è nel laicato cattolico sulla dimensione europea?

«Crescente, ma non ancora adeguata alla globalizzazione delle politiche sociali sempre più in contrasto con la nostra identità cristiana. Urge un sussulto di passione per il futuro! Urge una nuova generazione di laici, preparati e fedeli al Magistero, che sappia porre a tema una nuova “cittadinanza europea”. Nuove povertà avanzano e antiche ricchezze vengono negate. I movimenti sono espressioni popolari che intercettano ferialmente il mutare dei tempi e hanno tutte le risorse materiali e spirituali per far fronte ad un nuovo impegno europeista volto a promuovere la dignità integrale dell’uomo. L’incontro di Loppiano è, pertanto, l’indicatore di una volontà condivisa, ma anche l’occasione per seminare e raccogliere quanto le nostre realtà già operano».

Spesso nel mondo cattolico ci si divide tra chi sottolinea i temi della giustizia sociale e chi invece si mostra più sensibile a quelli etici, a partire dalla difesa della vita. Come è possibile tenere insieme queste diverse sensibilità?

«Non è opera umana, ma dello Spirito Santo! È Lui che esalta le differenze e riconcilia gli opposti. È lo Spirito che coniuga sociale e spirituale, che feconda la dimensione naturale nella prospettiva sovrannaturale della grazia. Così ciò che sembra impossibile diviene possibile e le tante facce del nostro cristianesimo si raccolgono nel primato dell’amore che si fa dono a tutti e che spinge tutti a donarsi».

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