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Martinez a Radio Vaticana su GMG e Festival YAI
Testo dell'intervista trasmessa il 13 luglio 2008
 

RADIO VATICANA – 13 luglio 2008

“Radio Domenica”

Salvatore Martinez - Clicca per ingrandire...Canti e qualche passo di danza ai gate d'imbarco. Questo il colpo d'occhio che presentava questa mattina l'aeroporto romano di Fiumicino, dove le ultime ore hanno visto un intensificarsi delle partenze verso Sydney da tutta Italia. Tra i numerosi gruppi e Movimenti che saranno rappresentati alla GMG australiana, figura anche il Rinnovamento nello Spirito Santo, con circa 500 giovani. Isabella Piro ha chiesto al presidente del Movimento, Salvatore Martinez, cosa ha spinto questi ragazzi a una trasferta così impegnativa:

R. - Li spinge il medesimo desiderio di sempre, perché la fede è un incontro, la fede non conosce confini, e la fede è questa esperienza sensibile di amicizia che spinge anche là dove le convenzioni umane, i ragionamenti umani, potrebbero scoraggiare. I giovani sono portatori di questa disponibilità interiore che va continuamente riscoperta e, direi, anche enfatizzata perché c’è in questo nostro tempo una sana gioventù che ci mostra possibilità nuove per la nostra fede. Quindi, i giovani sono portatori di questo desiderio, e ciò fa bene, soprattutto alla nostra Europa, alla nostra Italia, che sembrano invecchiare soprattutto nel desiderio, perché il cristianesimo è, prima di tutto, desiderio di Dio.

D. - In attesa dell’inizio della GMG vera e propria, voi a Brisbane avete organizzato il Festival Yai. Di cosa si tratta esattamente?

R. - “Yai” sta per “Youth Arise International”. Potremmo dire, traducendo così, liberamente: “Giovani di tutto il mondo, alzatevi!” Direi quanto bisogno c’è, in questo nostro tempo, di riannunciare le ragioni di vita, le ragioni di speranza che sono le ragioni universali, come la nostra fede che è cattolica. L’intuizione di Yai sta tutta qui: il desiderio di radunare i giovani da tutto il mondo e, in modo particolare, i giovani che provengono da Paesi nei quali è difficile professare la fede, perché c’è una persecuzione attiva verso i cristiani. Parlo del Medio Oriente, parlo dell’Estremo Oriente. Lo scopo di Yai è quello di preparare i giovani all’evangelizzazione.

D. - Nell’ambito del Festival di Yai, grande importanza ha il dialogo interreligioso...

R. - Sì, reimparare l’arte del dialogo è fondamentale. Il metodo che usiamo è innanzitutto quello della preghiera, perché chi sa parlare con Dio sa anche parlare agli uomini, e chi sa parlare al Dio degli uomini saprà anche parlare di Dio agli uomini. Questo credo sia un criterio infallibile per educare i giovani all’arte del dialogo, ma poi bisogna capire come nelle diverse culture si possa trasmettere la fede, che non è una cultura tra le altre ma è un pensiero che le può fecondare.

D. - Quale atmosfera si respira in Australia, in questo continente agli antipodi?

R. - C’è un grande fermento. I nostri amici, qui delle città principali, stanno facendo un grande lavoro, coinvolgendo tante famiglie che riscoprono il dono prezioso dell’ospitalità. Riscoprono in questi giovani i figli che avrebbero voluto perché, in molti casi, i loro figli hanno abbandonato la fede, o, essendosi ormai acculturati, hanno perduto anche il bene della lingua italiana. Pertanto, ospitare i nostri ragazzi, è per loro non soltanto un tuffo nel passato, ma anche nel futuro che vorrebbero. Certamente, in questi giorni, si stanno creando dei gemellaggi straordinari.


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