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RASSEGNA STAMPA

Intervista a Salvatore Martinez pubblicata su Avvenire

 

AVVENIRE – 27 settembre 2009

l’intervista

«Don Sturzo, antidoto alla crisi morale e politica»

 DA ROMA GIOVANNI GRASSO

 Non sarà «un convegno solamente storico o celebrativo », ma nemmeno l’atto di nascita «di nuovi movimenti, nuovi partiti o grandi centri». Salvatore Martinez , promotore del Convegno Internazionale Sturziano (che si svolgerà in Sicilia dal 2 al 4 ottobre) nonché presidente di 'Rinnovamento nello Spirito', tiene subito a sgombrare il campo da polemiche e retropensieri. E spiega: «La figura di don Sturzo, di cui è appena caduto il cinquantenario della morte, non appartiene a nessun movimento, né a nessun partito, di destra, di centro o di sinistra, ma è patrimonio dell’intera nazione. Il nostro obbiettivo è dunque quello di fare una riflessione su come, nel solco dell’insegnamento sturziano, i cristiani che operano nel sociale, nell’economia, nella formazione e, anche, nella politica possano vivificare il loro impegno alla luce del Vangelo».
 Nel sottotitolo del vostro convegno, si parla di «attualità e attuabilità » degli ideali cristiani sturziani. Cosa ha da dire don Sturzo all’Italia di oggi?

 Ha da dire moltissimo e in diverse direzioni. Intanto, anche Sturzo è vissuto in tempi di grave crisi politica, morale e spirituale e ne uscito indicando essenzialmente una via che è di insegnamento anche per l’oggi: la crisi è il frutto di un divario, di una separazione crescente tra umanesimo e cristianesimo, tra politica e morale, tra amministrazione della cosa pubblica e servizio alla comunità. Oggi la gente è frastornata, disorientata: Sturzo sta lì a ricordarci che il rinnovamento della società comincia dal risveglio dello spirito, della coscienza; e che il disordine sociale nasce proprio dalla crisi spirituale. E che non si può confinare la religione solo nell’ambito della sfera privata. Il suo motto era, non a caso, 'dall’ideale al fatto'. E viveva la politica non come scontro, ma come carità, amore e servizio verso il prossimo.
 Tra i partecipanti al vostro convegno ci sono gli ultimi tre ex segretari della Dc e i primi due del Ppi. Non teme le accuse di nostalgia dell’unità politica dei cattolici in un solo partito?

 Ogni volta che i cattolici escono dalle sacrestie e ragionano di problemi di attualità piovono accuse e sospetti di chissà quali manovre oscure o giochi di potere. Nel nostro caso non è così. La nostra intenzione è quella di offrire innanzitutto un luogo di riflessione dove i cattolici laici, ma non solo loro, possano confrontarsi sui temi della società, dell’economia e della politica. L’impostazione del nostro convegno è soprattutto pedagogica, pre-politica: vogliamo rinverdire la figura di Luigi Sturzo e farla conoscere a chi non la conosce, specialmente i giovani, che la ignorano completamente. Sturzo aveva una visione ispirata al Vangelo e ai valori cristiani e riuscì a tradurla, nei suoi tempi, in azione concreta. Il Papa, recentemente a Cagliari, ha parlato «della necessità e dell’urgenza» di una nuova classe politica di cristiani. Non è nostra intenzione fondare o rifondare partiti o di scendere nell’agone pubblico direttamente: ma intendiamo proporre al mondo cattolico italiano, nella sua complessità, e ai singoli cristiani – che agiranno eventualmente secondo la propria coscienza e i propri orientamenti – un modello di impegno luminoso e coerente.
 Il Convegno si svolge in Sicilia, la terra di Sturzo....

 È stata una scelta significativa, in una Regione dove la sussidiarietà orizzontale, auspicata da Sturzo, è spesso operata dalla mafia, che si sostituisce allo Stato e non certo per operare il bene comune. Al Convegno illustreremo alcune opere concrete in cui siamo impegnati per ricostruire nella zona di Caltagirone, all’interno di edifici e terreni che furono della famiglia Sturzo, un tessuto connettivo fatto di legalità e solidarietà.

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