Radio Vaticana: intervista a Salvatore Martinez
Trasmessa lunedì 10 agosto 2009
RADIO VATICANA - 10 agosto 2009 Quando l’uomo dimentica Dio apre le porte al male: sulle parole del Papa all'Angelus la riflessione di Salvatore Martinez All’Angelus di ieri, Benedetto XVI ha messo l’accento sulle profonde divergenze che esistono tra un umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano. In particolare, ha ricordato lo straordinario esempio di alcuni Santi martiri, come Edith Stein e San Massimiliano Kolbe, testimoni di una “carità che ama sino alla fine” e che combatte il male con il bene. Al microfono di Alessandro Gisotti, il presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, si sofferma sul valore del martirio nella vita dei cristiani: R. – C’è un’espressione di Edith Stein che dice: “Essere di Cristo significa dare la vita a Cristo” ed è questa, in fondo, la definizione del martirio. Il cristiano è un uomo di sofferenza e di offerta e la propria vita è offerta nell’offerta di Cristo. Il cristiano è un “uomo espropriato”, pertanto non vive da sé, non vive per sé. Egli è un uomo di relazione, in perenne relazione, per cui egli più ama e più vive, più dona e più riceve, più soffre ingiustizie – e quindi il martirio è beatitudine -, più è fedele a ciò in cui crede. Sempre Edith Stein diceva che bisogna alimentare la vita spirituale se si vuol dare qualcosa agli altri. Questo è uno dei problemi del nostro tempo: un umanesimo sempre più fragile perché sempre più dimentico di Cristo e delle cose di Cristo. Se non c’è quest’elevazione, non c’è neanche incarnazione e pertanto non c’è vera umanità, non c’è vera vita. D. – Quando l’uomo vive senza Dio il male prende il sopravvento, ha ricordato il Papa. I Santi ci ricordano invece la bellezza, la pienezza di una vita con Dio e in Dio… R. – I Santi ci insegnano l’arte di vivere. Essi hanno centrato l’obiettivo della vita e questa è la sfida che ricorre da 2 mila anni. Il Manzoni ci direbbe che “essere senza Dio è già essere contro Dio”, pertanto il martirio è inesorabile nella vita del cristiano. I Santi ci insegnano, con la loro vita, che il male può essere vinto con il bene. D. – Un altro rischio che corre l’uomo contemporaneo, ha detto Benedetto XVI, è il volersi sostituire a Dio, pretendendo di essere così più libero. Quale testimonianza sono chiamati a dare i cristiani? R. – Il Novecento ha conosciuto il totalitarismo delle ideologie, mentre oggi siamo in presenza dell’onnipotenza della scienza e della tecnologia. Per questo parlo di un umanesimo “a misura d’uomo”, che riscopra con umiltà che una libertà sconfinata è l’inizio dell’inferno – lo diceva già Platone ne “La Repubblica” -. E’ la peggiore schiavitù degli uomini non porre limiti alla propria azione. Se l’uomo prova ad alzare lo sguardo e a distaccarsi dall’osservazione delle cose della terra, scoprirà che c’è un cielo e questo cielo bisogna che si avvicini sempre più alla terra, bisogna che questo destino eterno dell’uomo – che è insito nello spirito dell’uomo – trovi più spazio, perché è sempre più soffocato e prigioniero di tanti orgogli. |