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Spirito Santo Pentecoste e cultura della vita
Una riflessione di Salvatore Martinez alla Vigilia della Pentecoste 2005
 


Si avvicina Pentecoste. Lo Spirito come“vento gagliardo” (cf At 2, 2) soffierà ancora una volta sulla Chiesa. Così fu a Gerusalemme, nel giorno di cui facciamo memoria; così accade tutte le volte che lo Spirito viene invocato. “Soffia”, ricorda Gesù, “dove vuole e ne senti la voce” (a Nicodemo in Gv 3, 8).

 

Soffia lo Spirito Santo e spazza via ogni spirito avverso a Cristo e al Suo Vangelo.

 

“Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero”, ha constatato il Cardinale Ratzinger nella sua omelia del lunedì 18 aprile, in occasione della “Missa pro eligendo Pontifice”, prima che avesse inizio il Conclave. “Ogni giorno si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore.” “Il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni”.

 

Il cardinale Ratzinger si è spinto a considerare il relativismo una “dittatura del nostro tempo”, “la dottrina che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

 

“Verranno tempi in cui gli uomini, per il prurito di udire nuove dottrine, si daranno maestri secondo le loro voglie”, profetizzava San Paolo al giovane Timoteo. Tu però vigila attentamente” (cf 2 Tm 4, 3-4).

 

Soffia, lo Spirito Santo, e restituisce alla storia la bellezza della Chiesa.

  • La Chiesa ha un altro parametro per l’uomo, persona e non oggetto di manipolazioni di ogni sorta: questo parametro è il Vangelo, cioè la Verità di Dio per il bene di ogni uomo, e non il “dato relativo”, cioè la mia verità, per il bene mio e di chi la pensa come me.

  • La Chiesa ha un altro termine di confronto: Dio e Dio per l’uomo e non l’uomo e l’uomo per l’uomo.

  • La Chiesa ha un’altra cultura: la “cultura della Pentecoste”, senza la quale – ricordò il Santo Padre al RnS, nel 2002 – “non potrà prendere forma la civiltà dell’amore, la sola capace di fondare il dialogo fra tutti gli uomini”; la cultura della Pentecoste e non la cultura dello scontro ideologico, della contrapposizione  tra forti e deboli, del fanatismo intellettuale che rinuncia ad ogni forma di ricerca faticosa, ma ineludibile, della verità.

  • La Chiesa, a Pentecoste, propone ai suoi discepoli una fede adulta, non incline a seguire le onde della moda; una fede – disse il card. Ratzinger sempre nella “Missa pro eligendo Pontifice” - “profondamente radicata nell’amicizia con Cristo”.

A Pentecoste lo Spirito “dimostra” l’amicizia di Cristo, che è per tutti gli uomini.

 

Ed è proprio quest’amicizia, questa solidarietà con gli uomini, specie i più deboli, i più deboli tra i deboli - cioè la persona umana sin dal suo concepimento, agli albori della vita, senza voce, senza diritti, senza il riconoscimento della sua dignità - che ci dona “il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità” (Papa Benedetto XVI).

 

È questa amicizia che noi definiamo “cristiana”, non perché esclusiva dei credenti, ma perché proviene da una persona, Cristo, che da due millenni si propone ad ogni uomo come nuova esperienza di vita. Questa amicizia diviene il bene più grande del cuore dell’uomo, perché è l’antidoto alla solitudine, alla paura di vivere, allo scoraggiamento di chi non solamente è solo, ma decide di rimanere solo fino a morire, dentro e fuori.

 

La cultura della Pentecoste è l’esatto contrario della cultura del relativismo.

 

Ecco perché ci poniamo responsabilmente – e non appena in termini di fede, ma con una cifra laica, cioè umana, che guarda veramente al bene dell’uomo – a difesa di Papa Benedetto XVI che sostiene la difesa della verità sull’uomo sin dal suo concepimento.

 

Ecco perché ci poniamo a difesa della vita e scegliamo convintamente di non andare a votare: ci asteniamo dal mettere la vita ai voti, domenica 12 giugno, giornata impunemente dedicata a decidere il “chi” e il “come” della vita!

 

Come sostiene coraggiosamente Benedetto XVI, “il relativismo è diventato effettivamente il problema fondamentale della fede dei nostri giorni. È una sfida aperta”.

 

Sì è una sfida aperta a  Dio e in fondo all’uomo stesso; è una sfida aperta al genere umano, che, quasi impazzito, a furia di contemplarsi narcisisticamente – perché il relativismo è la contemplazione narcisistica di sé e delle proprie voglie - finisce con il combattere se stesso, il proprio destino di felicità nel tentativo di eliminare Dio dalla storia, il divino dal cuore del mondo, dal cuore della famiglia, dal cuore dell’uomo, dal cuore di un bambino, se fosse possibile già dal suo concepimento.

 

Ma, per grazia, c’è lo Spirito Santo!

 

Lo Spirito Santo ci salva dalle illusioni e dalle false vie di salvezza mentre, muovendo il cuore verso lo scopo autentico della vita, ci libera dal pessimismo e dal nichilismo, tentazioni particolarmente insidiose per chi non parta da premesse di fede o almeno di sincera ricerca di Dio.

 

Il Papa Beato Giovanni XXIII ripeteva spesso: “Chi crede non trema, perché chi crede non deve avere paura del mondo e del futuro”.

“Lo Spirito Santo aiuta ad impegnarsi sempre, nonostante la paura di fallire, ad affrontare i pericoli e a superare le barriere che separano le culture per annunciare il Vangelo”, affermava Giovanni Paolo II ai giovani (XIII Giornata Mondiale della Gioventù 1998, lettera preparatoria del 30 novembre 1997).

A Pentecoste lo Spirito vince le barriere erette dall’orgoglio e dall’individualismo umano

* le barriere politiche di sistemi ostili alla religione

* le barriere ideologiche di regimi opposti e disumani

* le barriere sociali di ceti distinti per classi che frammentano il genere umano

* le barriere culturali di stili di vita derivanti da differenti sistemi di pensiero

 

Con la Pentecoste la Chiesa è resa forte dallo Spirito per difendere l’uomo da se stesso, dalla «sua cultura di morte», quando proclama che la scienza deve allearsi con la coscienza e ispirarsi all’etica, perché non tutto ciò che è tecnicamente possibile e moralmente lecito. La posta in gioco è non solo grande, ma decisiva. Il servizio che la Chiesa offre per la promozione integrale dell’uomo è davvero insostituibile. 

 

È necessario smuovere le coscienze, incrementare gli sforzi delle coscienze umane in proporzione alla tensione tra il bene e il male.

 

“La storia non è in mano a potenze oscure, al caso o alle sole scelte umane”, ha affermato il Papa Benetto XVI nell’udienza generale di mercoledì 11 u.s.. “Sullo scatenarsi di energie malvagie, sull'irrompere veemente di Satana, sull'emergere di tanti flagelli e mali, si innalza il Signore. Dio non è indifferente alle vicende umane, ma in esse penetra realizzando i suoi progetti e le sue opere efficaci. L’avventura dell’umanità non è confusa e senza significato, né è votata senza appello alla prevaricazione dei prepotenti e dei perversi, ed infatti esiste la possibilità di riconoscere l’agire divino nascosto nella storia. Occorre scrutare, alla luce del Vangelo, i segni dei tempi per vedere in essi la manifestazione dell’agire stesso di Dio”. 

 

“Lo Spirito Santo rende la Chiesa amica di ogni autentica ricerca del pensiero umano e stima sinceramente il patrimonio di sapienza elaborato e trasmesso dalle diverse culture. In esso ha trovato espressione l'inesauribile creatività dello spirito umano indirizzato dallo Spirito di Dio verso la pienezza della verità”. (Giovanni Paolo II, Udienza generale, 16 settembre 1998).

La fiducia nella presenza e nell'azione dello Spirito Santo, anche nel travaglio della cultura del nostro tempo, può costituire, all'alba del Terzo Millennio, la premessa per un nuovo incontro tra la verità di Cristo e il pensiero umano.

A Pentecoste si globalizza l’amore, ognuno diviene qualcuno d’amare, ognuno si riscopre capace d’amare.

Lo Spirito Santo è Amore e amore vuol dire rispetto per tutto ciò che è una priorità della persona amata. Se ciò vale per la cultura, per la spiritualità, per i costumi, quanto più per i diritti inalienabili dell’uomo, per il suo destino di pace, di armonia con il creato, di ordine morale. L'evento della Pentecoste si attua nell'attenzione a questa esigenza ed è la manifestazione dell'unità nella diversità.

 

 

Siano queste, allora, le intenzioni delle nostre preghiere di queste ore solenni d’invocazione dello Spirito Santo.

 

Preghiamo, insistentemente, uniti nel Cenacolo con Maria, perché l’effusione dello Spirito ci ottenga la forza di testimoniare il “Vangelo della vita”, di difendere la Chiesa “casa e scuola della vita nuova”, di diffondere la cultura della vita, che è la benedetta “cultura della Pentecoste”.

 

Buona Pentecoste a tutti!

 

Auguri di “vita nuova” a quanti riceveranno per la prima volta la “preghiera per una nuova effusione dello Spirito”.

 

Grazie a quanti – e sono stati tantissimi – hanno tenuto viva la memoria del Vespro di Pentecoste dello scorso anno con Giovanni Paolo II, alimentando e diffondendo Roveti ardenti in modo speciale nei giorni della Novena dedicata allo Spirito Santo.

 

Grazie anche a quanti parteciperanno al Vespro di Sabato e alle Veglie diocesane programmate in Diocesi e in Regione per invocare “forza dall’alto”: la speranza è che siano numerosissime in ogni angolo d’Italia.

 

A Pentecoste “rinasca” il Rinnovamento tutto! Lo Spirito è Signore! Alleluja!

 

 

Salvatore Martinez

Coordinatore nazionale



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