Pellegrinaggio in Terra Santa
11-18 settembre 2007
Una carovana
“Sulle orme dello Spirito nella Terra di Dio”
Un evento straordinario il Pellegrinaggio Nazionale in Terra Santa nell’anno in cui il Rinnovamento nello Spirito Santo festeggia il 40° anniversario della sua nascita. Un vero regalo dello Spirito, una grazia condivisa da una carovana di quasi trecento pellegrini, dal CNS al completo e da molti membri del CN; guidata da Salvatore Martinez, responsabile e predicatore del pellegrinaggio; da don Guido Pietrogrande, assistente spirituale; e dalle guide dei cinque pullman: padre Giovanni Alberti e don Fulvio di Fulvio, membri del CNS; Sebastiano Fascetta, membro del CN; Ignazio Cicchirillo, coordinatore regionale della Sicilia; Antonio Anversa e don Piero Sortino. Un viaggio Pasquale verso un “di più” di fede e di speranza: dalla Terra Santa, dove la Parola del Signore fu annunciata, il Rinnovamento riparte, “riparte da Cristo”, il vero “luogo santo”, continuamente presente in mezzo a noi, pellegrini della fede attraverso la storia e la geografia dell’Eterno. La Terra Santa: una terra che si sente e si ha nel cuore, perché «là tutti sono nati» (Sal 86, 4). «Una terra da contemplare, da accogliere da custodire come dono», (messaggio di indirizzo e di saluto ai partecipanti del presidente Nazionale, Salvatore Martinez) perché lì tutto è dominato dalla Presenza di Dio, pur tra le tante contraddizioni. Un pellegrinaggio vissuto con «l’entusiasmo di bimbi e l’intelligenza di uomini», come ha esortato Salvatore nella sua monizione spirituale introduttiva sul tema: “Terra Santa, la nostra terra il nostro destino”. Le approfondite indicazioni a più livelli, archeologico, storico, geografico, biblico date dalle guide e da loro sapientemente integrate nella lettura spirituale della Parola, hanno introdotto i partecipanti ad una consapevolezza nuova della storia della Salvezza che continuamente, lungo gli itinerari, interpellava, orientava e plasmava i cuori. Nelle celebrazioni Eucaristiche, nelle esperienze spirituali comuni, nelle visite ai Luoghi Santi, incalzanti ma ben articolate, con ordine e sincronia, in successioni temporali diverse secondo il pullman di appartenenza, ovunque siamo stati consolati, edificati nella fede e nella comunione fraterna. Coinvolgente e efficace il dinamismo comunicativo delle mistagogie e dell’annuncio Kerigmatico delle meditazioni tenute da Salvatore, scandite dai temi propri di un Seminario di Vita Nuova, itinerante e perfettamente contestualizzato.
Primo e secondo giorno Nazareth A Nazareth, prima tappa del nostro pellegrinaggio, “la Città dello Spirito” come l’ha definita nella sua omelia mons. Marcuzzo, vescovo ausiliare del Patriarcato Latino di Gerusalemme, abbiamo accolto e adorato il mistero dell’Amore Trinitario: di un Dio che si è fatto come noi per farci come Lui. Nella 1^ meditazione: “Un Amore Trinitario, la Parola che si incarna”, abbiamo contemplato un amore vivissimo, umanissimo, luminoso senza tramonti, un amore forte, che resiste, che porta l’amore” e abbiamo sperimentato “Il Miracolo di Nazareth: le tre persone divine si sono fatte amore personale per ciascuno di noi e per ogni uomo che lo invoca”. Nello Spirito ci siamo lasciati avvolgere dall’abbraccio eterno del Padre e del Figlio stringendo forte la Bibbia al petto, come corpo mistico da toccare e baciare; da questo abbraccio ci siamo lasciati rinnovare prendendo l’impegno che tutto nella nostra vita diventasse Amore. Tra lo splendore del tramonto sulla pianura di Esdrelon e la luce trasparente del Tabor, dove come a Nazareth, «il cielo si è aperto», siamo stati fatti partecipi dello splendore di Dio in questo giorno del pellegrinaggio, caratterizzato dalla rivelazione del mistero del cielo che dialoga con la terra.
Terzo giorno Monte delle Beatitudini Giovedì 13 settembre, sul Monte delle Beatitudini, il luogo della vocazione più alta, quella di diventare discepoli dell’amore, abbiamo ricevuto «la promessa della gioia, ci è stato rivelato il segreto della felicità» (omelia di don Guido Pietrogrande). La 2^ meditazione: “Chiamati ad essere discepoli dell’amore: l’imitazione di Cristo” ha interpellato ciascuno sul proprio discepolato; a ciascuno è stato consegnato «il manifesto, il mosaico della vita cristiana». Lì, «Chiamati da Gesù, richiamati dallo Spirito, maestro interiore, a far risuonare il “sì” della fede e dell’impegno come una nota musicale», l’Amore, donato e accolto a Nazareth, è diventato appello, impegno di ogni giorno. Fiume Giordano Dal Monte delle Beatitudini scendiamo a valle verso il Giordano. Riuniti in una grande assemblea su una scogliera, come i discepoli, viviamo una toccante esperienza di lavacro e rigenerazione e rinnoviamo le promesse battesimali. Dopo aver ascoltato la 3^ meditazione sul tema: “Lavati, purificati, perdonati: la rinunzia al peccato” riattualizziamo con grande convinzione, disposti in una fila processionale, lungo le sponde del fiume, il gesto battesimale, col desiderio vivo di immergerci in quelle acque eterne dove Gesù fu battezzato per ricevere il loro potere vivificante che, nella fede, purifica il cuore. Lago di Genezareth Dalle sponde del Giordano nel pomeriggio passiamo a quelle del mare di Genezareth, dove ci imbarchiamo per la tradizionale traversata sui battelli. Sulle onde del lago improvvisamente gonfie per un vento incalzante emergono ricordi e gesti evangelici e risuonano le parole di Gesù pronunciate a Tabgha e a Cafarnao. A circa metà traversata, viviamo un’esperienza indicibile: i tre battelli vengono uniti con poderose cime in una sola grande barca, che raduna tutti i partecipanti in un solo popolo, quello del Rinnovamento. La “ciurma” dello Spirito, comincia un’unica navigazione, segno emblematico dell’unica chiamata e dell’unica sequela. Una vera Rimini galleggiante, la “ciurma” ascolta commossa, tra la preghiera e le esortazioni di Salvatore, la voce del Maestro che invita a «non avere paura»... «a gettare le reti»... «a prendere il largo». Rassicurati e confortati dall’esperienza palpabile della presenza di Gesù, sciolte le funi, ciascun battello si dirige verso l’approdo tra canti e danze giubilanti. Tutti, emozionati e felici, ci siamo scambiati lo Shalom, che risuonava dall’uno all’altro battello.
Quarto giorno Carmelo Venerdì 14 settembre, siamo sul Carmelo e, dopo aver accolto l’invito a credere e a proclamare la Signoria di Gesù, tema della 4^ appassionata meditazione di Salvatore: “Riconciliare il mondo nella verità. Riparazione ed espiazione”, riceviamo la chiamata a divenire profeti, ad amare e obbedire alla Verità del Vangelo. Ci è sembrato di partecipare personalmente «a quel tremendo combattimento che Gesù ha ingaggiato con satana che si era appropriato dell’uomo». Siamo stati esortati a «combattere con le armi della preghiera, l’adorazione e la mortificazione, il digiuno e la penitenza, tutte le menzogne della modernità: quelle sulla vita umana, familiare, sociale, culturale, quelle su Cristo e quelle sulla Chiesa». Siamo stati invitati a rafforzarci interiormente per «affrontare il dramma misterioso della morte e della risurrezione». Le parole di don Guido nell’omelia, ci hanno richiamato «all’offerta di riparazione ed espiazione per rendere inefficace il male che alligna nel cuore dell’uomo e a resistere alle tentazioni, ai dubbi, al peccato, ai morsi dei serpenti della pigrizia – indolenza – odio – rancore – autosufficienza – ritualità e a guardare Gesù il Signore, la nostra Salvezza, per ricentrare la vita su di Lui». Il deserto, Gerico, il Mar Morto e poi… verso la Città Santa Continuiamo il nostro viaggio verso la Santa Gerusalemme passando per Gerico, la città della “terra nuova” dei cuori, come quelli di Zaccheo, del cieco Bartimeo e del buon samaritano. Dopo aver ammirato il paesaggio solitario del Mar Morto, saliamo attraverso il deserto di Giuda, verso la città Santa, la nostra meta, cantando i salmi ascensionali con cuore desideroso di vita e di pace: ed ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme...gioia di tutta la terra, città di Dio.
Quinto giorno Betlem Sabato 15 settembre ci rechiamo a Betlem, anch’essa “città in cui abita Dio”, per ricevere l’annuncio divino della grande gioia. Nella 5^ meditazione: “Lo stupore della Gloria di Dio e il comando di dare a Lui la lode”, Salvatore ci ricorda che «un solo comando governa il cuore: dare gloria a Dio». Tutti i partecipanti, raccolti in un unico recinto nel campo dei pastori, sono invitati ad accogliere Gesù, l’eternità di Dio che si incarna in noi. Di qui l’impegno a «tornare all’amore, a tornare a cercarlo, a rimanere nel Suo amore, ad obbedire al mandato di Giovanni Paolo II: fate conoscere la Gioia… Una gioia immensa - continua Salvatore - e profonda che nessuno, mai ci potrà strappare». Nell’Eucaristia celebrata all’aperto, don Guido, durante l’omelia, mentre il bambinello passa di mano in mano come segno della salvezza, ci esorta ad imparare da Gesù l’umiltà, «a far cadere ogni pensiero di supremazia, di superbia e di orgoglio, e ad accogliere il messaggio di povertà e obbedienza per poter essere anche noi, come Maria, il luogo dove Dio può compiere grandi cose». La sera, in hotel, abbiamo avuto il dono preziosissimo della visita di padre Ibraihim, già parroco di Betlemme, oggi parroco a Gerusalemme, che ci ha raccontato con accenti toccanti, l’esperienza tragica dell’assedio occorso ad un folto gruppo di Palestinesi, asserragliati dentro la Basilica insieme ai frati francescani.
Sesto giorno Gerusalemme Prima di cominciare il nostro itinerario nella “città dove tutto è compiuto”, la 6^ meditazione di Salvatore: “Un amore crocifisso, il valore salvifico della sofferenza”, ci apre al mistero del dolore e della gloria e ci aiuta a riconoscere che lì si compie l’ora della nostra salvezza: «Molti rifiutano l’ora di Gesù perché non accettano la sofferenza. Si soffre per meritare la salvezza... se vogliamo accettare la vita nuova dobbiamo accogliere il potere salvifico di Gesù nella nostra morte... allora la Gloria non tarda». Dalle parole di Salvatore siamo invitati ad entrare nella logica «morte – vita, mortificazione – glorificazione» per riconoscere, come il Centurione, che Gesù è veramente il Figlio di Dio e che nei sofferenti negli emarginati, negli abbandonati, il Padre sarà glorificato perché, «partecipando alle sofferenze possiamo conoscere la Potenza della Risurrezione». Lungo la strada dove il Signore ha pianto, contemplando la splendida vista di Gerusalemme dalla terrazza del Santuario Dominus Flevit, abbiamo evocato il suo dolore appassionato sulla Città che non ha compreso la via dell’amore e della pace. Chiesa delle Nazioni Nella Basilica dell’agonia, detta “Chiesa delle Nazioni”, proprio accanto al Getsemani, celebriamo l’Eucaristia presieduta dal Custode di Terra Santa, il rev. padre Pierbattista Pizzaballa Ofm. Quanta commozione nel contemplare dinanzi a noi la roccia dove Gesù sudò sangue, dove la sua passione si fece più angosciosa e la solitudine per la sconfitta dell’amicizia si fece più amara: “Non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me”. Via Crucis Nel pomeriggio percorriamo in silenzio la Via Dolorosa portando a turno la croce come segno dell’impegno a farsi carico dell’immenso dolore del mondo, tra gente inspiegabilmente meno vociante e indaffarata del solito, calcando commossi le pietre dove Gesù ha posto i suoi piedi cadendo e sanguinando. I nostri passi si fermano davanti alla Basilica del Santo Sepolcro, centro non tanto del pellegrinaggio quanto del nostro viaggio interiore.
Settimo giorno Cenacolo Col grido nel cuore: “È Risorto!” inizia la solenne liturgia Eucaristica del mattino dell’ultimo giorno, celebrata nella Cappella dell’Angelo. Il mistero della Pasqua ci inonda: si respira intensamente nel suo intrecciarsi di morte e di gloria, di umanità e di vita, di presente e di eterno. Don Guido, nell’omelia, ci invita a «vivere in modo nuovo la vita da risorti, una vita di cose nuove, una vita altra, sotto il potere dello Spirito». Con il Risorto nel cuore e nella mente, saliamo al monte Sion, al Cenacolo. Evochiamo con fede quei gesti decisivi che fondano la nostra fede: teneri come la lavanda dei piedi, oblativi come l’istituzione dell’Eucaristia, irruenti come l’irruzione dello Spirito. Gallicantu Come Tommaso nel Cenacolo, certi della risurrezione, ci avviamo al Gallicantu dove, nel luogo del rinnegamento, ci prepariamo a dire un “Eccomi” pieno di convinzione e a ricevere una nuova effusione dello Spirito e dei suoi doni. Nella 7^ catechesi: “L’Effusione Pentecostale dello Spirito Santo: una testimonianza ecclesiale che si rinnova”, siamo stati sollecitati a «disporre i nostri cuori, a desiderare la pienezza dello Spirito, lo Spirito di testimonianza, lo Spirito di libertà verso tutto ciò che si oppone all’amore e a risvegliare la relazione personale con lo Spirito», per ricevere in potenza i doni battesimali. Con fede e lungamente abbiamo invocato “Maranathà vieni Signore”. “E venne lo Spirito”. Betania A Betania, nel pomeriggio dell’ultimo giorno, Mario Landi, come facevano gli antichi sacerdoti in Israele al termine del pellegrinaggio annuale a Gerusalemme, ha proclamato il Salmo 133 suscitando nei nostri cuori la gioia nella stessa fede e la certezza che dove c’è l’unità c’è la benedizione della vita eterna. Ci ha fatto comprendere, con unzione paterna, che la fraternità è una vocazione, «viene dall’alto, ha tratti orizzontali e tratti verticali: scende dall’Ermon e passa attraverso l’esperienza umana, che spesso è deserto, prima di arrivare a Gerusalemme; la fraternità è quotidianità, realtà non idealizzata, consapevolezza che il fratello è un dono». Con un gesto molto significativo, la condivisione del pane, abbiamo sigillato la nostra fraternità, segno distintivo dei discepoli di Gesù. Orto degli Ulivi Un privilegio straordinario è stato riservato al nostro pellegrinaggio: quello di portare Gesù Eucaristia proprio nel Getsemani, dove forse non ritornava da duemila anni. In una intensissima adorazione, abbiamo contemplato il mistero immenso che abbraccia tutta la storia, abbiamo vissuto un anticipo di bellezza, di pace, di gioia. Tutto il Mistero era presente per noi: la passione, la morte, la risurrezione di Gesù. In quella notte indimenticabile nell’Orto, su tutti noi, su tutta Gerusalemme che si ergeva dinanzi a noi, splendeva solo il Volto amante e appassionato del nostro Dio che continua a “donarsi fino in fondo”, oggi come in passato, per essere Promessa rassicurante per il futuro.
Emma Agrelli
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