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"Divorziati e separati: figli lacerati"

Settimana di formazione per le famiglie. Loreto (AN) 13-19 luglio 2003

 

La Casa "Famiglia di Nazareth"Dal 13 al 19 luglio si è svolta a Loreto la settimana di formazione per famiglie: “Divorziati e separati: figli lacerati”. Con gran sorpresa di tutti, il Signore ha chiamato a raccolta non solo nove coppie, ma anche sei fratelli che vivono la dolorosa esperienza della separazione o del divorzio. All’inizio non si capiva bene quale fosse il disegno di Dio su questa settimana: l’unica cosa che accomunava tutti sembrava essere solo la fede in Cristo.

Il relatore era, il prof. Luca Tosoni, che ha scelto di portare con sé la moglie e il figlio per condividere appieno la vita con i partecipanti. Il resto dell’equipe che conduceva i lavori era formata dai coniugi Giuseppe e Agnese Rostan (Lombardia), Rosalba Biondini (Marche) e D. Ottaviano Tordini (Marche).

Un filo conduttore attraversava tutte le catechesi: verità e misericordia. Ogni giorno il Signore ripeteva che la Chiesa è madre per questo non può tacere la verità del suo sposo ai propri figli, ma ha cura di rivelarla con amore, accogliendo anche il figlio che ha smarrito la strada perché non si perda per sempre.

 Veniva più volte ripetuto che non si può accettare come regolare ciò che non lo è, perché non si può smentire ciò che Cristo ha detto: “Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio” (Lc 16,18). Tutto, però, deve essere trasmesso con la carità: “Misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt 12,7).

In questa direzione conduce anche il Direttorio di pastorale familiare al n. 192: “Come Gesù ha sempre difeso e proposto, senza alcun compromesso, la verità e la perfezione morale, mostrandosi nello stesso tempo accogliente e misericordioso verso i peccatori, così la Chiesa deve possedere e sviluppare un unico e indivisibile amore alla verità e all’uomo: la chiarezza e l’intransigenza nei principi e insieme la comprensione e la misericordia verso la debolezza umana in vista del pentimento sono le due note inscindibili che contraddistinguono la sua opera pastorale”.Foto di repertorio

Ogni cristiano è chiamato a formarsi prima di agire sulle nuove realtà che lo circondano, per non intervenire secondo il proprio istinto, ma secondo la verità del vangelo che la Chiesa riafferma. Bisogna saper discernere e distinguere, secondo le indicazioni del Magistero, le diverse situazioni: matrimoni irregolari e matrimoni difficili.
I matrimoni irregolari riguardano i divorziati risposati, i conviventi, gli sposati civilmente. Questi sono in netta contraddizione con il vangelo e con il proprio battesimo. Ecco perché la Chiesa pur avendo amore per questi figli, non può permettere loro di accedere ai sacramenti della penitenza e dell’Eucaristia, pur invitandoli “ad ascoltare la Parola di Dio, a partecipare al sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità” (Cfr. FC 84).

Diversa è la posizione dei separati che hanno subito la separazione o dei divorziati che hanno dovuto accettare il divorzio per gravi motivi ma vivono in castità, verso di loro la Chiesa non ha lo stesso atteggiamento, e permette a tali fedeli di ricevere i sacramenti.

La comunità cristiana viene invitata dal Magistero ad essere vicina a tutte le persone che si trovano in queste situazioni matrimoniali con atteggiamento di carità fraterna, perché la Chiesa non può smettere di accoglierli come figli, in quanto battezzati, anche se non può ammettere ai sacramenti alcuni di loro per la ragione di oggettiva irregolarità in cui si trovano (il termine “irregolarità” non vuol essere un giudizio sulla persona, ma sullo stato di vita). I coniugi cristiani dovrebbero farsi vicini soprattutto a questi ultimi, per avviare un dialogo imbevuto di rispetto e testimoniar loro con la vita la bellezza del matrimonio in Cristo perché vedano e credano.

In questa settimana il Signore ha richiamato tutti alla concretezza: a vivere il vangelo e a testimoniarlo nella propria situazione.

Foto di repertorioOgni giorno, nei momenti di condivisione avvenivano scambi di ricchezze: le coppie trasmettevano la loro speranza e i fratelli separati o divorziati raccontavano la propria storia, fatta di dolore ma anche intrisa di Spirito Santo che li ha guidati a scegliere la castità e a vivere in Cristo la loro fedeltà al proprio coniuge. Alla fine non c’era più differenza tra coniugi e separati, Dio aveva fatto un binomio perfetto, tutto li accomunava: erano insieme fedeli a quell’amore indissolubile che è nel sacramento del matrimonio.

Al termine del corso è intervenuto Emanuele Ernesto, presidente dell’associazione “Famiglie separate cristiane”, che ha ribadito con fermezza che è possibile essere fedeli al proprio matrimonio anche da separati, e se, nelle famiglie divise, uno dei coniugi fosse disposto a sacrificarsi per i figli, questi soffrirebbero meno. Ha poi trasmesso ciò che ha imparato dalla sua esperienza, e cioè che bisogna inculturarsi nella realtà dei separati o dei divorziati che il Signore ci fa incontrare, saperli ascoltare, farsi uno con loro per poterli aiutare, come afferma S. Paolo: “Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno” (1Cor 9,22).

 



TESTIMONIANZA

 

Mi è stata richiesta una testimonianza circa il corso tenutosi a Loreto, dal 13 al 19 luglio, sul tema: “Divorziati e separati: figli lacerati”.
Non è facile raccontare ciò che il Signore ha compiuto in quei giorni, perché temo di non riuscire a trasmettere la gioia e lo stupore che ho provato di fronte alle meraviglie da lui compiute.
Sono separata da cinque anni e, fin dall’inizio, ho pensato di rimanere fedele a mio marito e aperta ad un’eventuale riconciliazione, pur non comprendendo profondamente il significato di questa scelta.
Proprio in quei giorni il Signore, attraverso l’insegnamento del relatore, mi ha donato una maggior consapevolezza del valore della fedeltà, come segno visibile del sacramento del matrimonio cristiano, anche nella separazione. Riprendendo la formula “Io, prendo te come mio sposo/a e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita”, il relatore ci ha fatto notare che in essa non c’è alcun riferimento né a Dio, né a Gesù. L’attenzione è posta sulle due persone che liberamente si scambiano la promessa di fedeltà nell’amore.
E’ altrettanto vero, tuttavia, che questo amore diviene “sacramento”. Gesù scende verso questa realtà per assumerla. In questo amore umano s’innesta l’amore di Dio per l’umanità, di Cristo per la Chiesa. E’ un sì degli sposi detto non solo al cospetto di Cristo, ma a Cristo stesso, ed è un sì di Cristo detto agli sposi.
Comprendere che gli sposi hanno entrambi come sposo Gesù, Colui che solo è fedele per sempre, mi ha fatto ripetere nuovamente questo sì alla fedeltà verso mio marito, confidando nella grazia che Dio mi dona per perseverare in questa scelta.
In quei giorni, molte sono state le meraviglie che Dio ha compiuto: ho potuto vedere nell’amore, nella tenerezza, nell’attenzione tra le spose e gli sposi che partecipavano al corso, l’icona dell’Amore di Dio; ho sperimentato come lo Spirito Santo creava comunione e unità tra le coppie di sposi e noi separati e/o divorziati.
Benedico e lodo il Signore, perché non ci abbandona mai e alimenta in noi la speranza in un mondo migliore, grazie alle testimonianze di queste famiglie che, con la loro vita sono segno visibile del Suo Amore. Un abbraccio a tutti.

Liviana 


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