RASSEGNA STAMPA
Articolo pubblicato su Europa del 09-06-2007

 

Parapolitici noi? I movimenti non si arruolano con Pezzotta

CHIARA GELONI

I politici “d’area” non sembrano entusiasti del Pezzotta “parapolitico”. Il giorno dopo l’annuncio dell’ex leader della Cisl, formalizzato al seminario dei teodem della Margherita, di voler dare vita a un «movimento parapolitico in grado di mantenere in vita la cultura cattolico sociale », condito di critiche al Pd rappresentato come «la fine del cattolicesimo democratico», sono in diversi a prendere le distanze. Anche Enzo Carra, che pure all’amico Savino manda «auguri di cuore», e condivide le preoccupazioni sul modo in cui sta nascendo il partito nuovo, si ferma un passo prima: «Noi restiamo nel centrosinistra e guardiamo al Partito democratico». Non parliamo di Rosy Bindi, convinta che Pezzotta sia stato contraddittorio e poco rispettoso della stessa piazza del Family day: «Siamo in un sistema bipolare, i cattolici fanno scelte pluraliste e saranno protagonisti della sfida del Pd».
Ma è forse più interessante indagare sull’impatto dell’annuncio di Pezzotta nel mondo cattolico: una realtà plurale e orgogliosa del proprio pluralismo, nonché della capacità di essere e mostrarsi unita sulle cose che contano.
Una parte di questo mondo guarda con simpatia alla costituente democratica: o perché considera il confronto con la sinistra un elemento “naturale” della propria identità, o quantomeno perché vede con favore i processi di riforma della politica, specie in un momento delicato come questo.
Il che non significa che anche chi è più vicino alla sensibilità “democratica” non condivida le preoccupazioni, se non le conclusioni, espresse da Pezzotta: il Pd rischia infatti di non essere un approdo scontato, si pensa in quegli ambienti, per chi prima nel Ppi e più tardi nella Margherita ha comunque continuato a cercare l’erede legittimo del partito di ispirazione cristiana. E i dirigenti Democratici sbagliano, avvertono questi “cattolici di sinistra”, se sottovalutano il rischio.
Di sinistra o no, le associazioni e i movimenti in quanto tali non sentono il bisogno di organizzare un approdo politico comune e non sembrano convinti della definizione “movimento parapolitico”. «Se vogliamo dire che i cattolici devono cercare di produrre un pensiero e una presenza comune su alcuni temi – spiega a Europa il presidente delle Acli Andrea Olivero – questo è quanto stiamo facendo da anni. Ma se ciò diventa qualcosa di politicamente strutturato, noi non ci stiamo: le nostre associazioni hanno un’altra funzione, si muovono nel sociale. Non è che siamo nati il giorno del Family day.
E nessuno deve pensare di aver qualcosa da “capitalizzare” dopo il 12 maggio». Anche dal fronte dei movimenti “nuovi”, come Rinnovamento nello Spirito, si tira il freno: «Noi siamo prepolitici, non parapolitici – spiega il presidente Salvatore Martinez – Il Family day non è stato un episodio inedito nel cattolicesimo italiano, che con Giovanni Paolo II e ora con Benedetto XVI ha imparato nuove modalità di presenza anche comune. Farne nascere un movimento politico, o un “supermovimento dei cattolici” sarebbe una forzatura: il pluralismo delle scelte dei cattolici è reale, e attraversa i nostri stessi movimenti. Il nostro impegno è per l’uomo, e in questo senso siamo già interlocutori della politica, con un ruolo di stimolo fecondo e di richiamo all’attenzione per le domande profonde delle persone. In un atteggiamento di dialogo con i non credenti: perché la dimensione spirituale è di ogni uomo, e vincere l’individualismo e la solitudine è un obiettivo per tutti».


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