RASSEGNA STAMPA
Articolo pubblicato su Avvenire del 30-05-2007

 

Dopo Family Day e Firenze un cauto ottimismo
«Ma agire su fisco, servizi, lavoro, formazione»
Alici (Ac): «Prima stabilire se è più della somma dei singoli individui»
Andrea Olivero (Acli) rilancia il quoziente familiare per una maggiore equità

da Milano Antonella Mariani

Il popolo delle associazioni rimane in attesa di «segnali forti». Con un cauto ottimismo, in massima parte. E non potrebbe essere altrimenti, dopo la mobilitazione di Piazza San Giovanni e le prospettive aperte dalla Conferenza di Firenze. «Sì, è legittimo aspettarsi segnali forti su fisco, servizi, lavoro, aspetti formativi», dice Luigi Alici, presidente dell'Azione Cattolica. E Andrea Olivero, presidente delle Acli, gli fa eco: «Si apre una stagione decisiva, quella delle scelte. Non tanto la spartizione del tesoretto, ma l'elaborazione del prossimo Documento di programmazione economica e la successiva Finanziaria. Ci aspettiamo un salto di qualità che dovrà essere anche di quantità. Per intenderci, ci aspettiamo l'indicazione chiara di un allineamento delle spese per la famiglia ai livelli europei. Capiamo che questo allineamento non può essere l'obiettivo di un anno, ma può e deve essere l'impegno annunciato di una legislatura. Del resto è quanto la Bindi ha promesso». Olivero difende il quoziente familiare come strumento «per garantire l'equità orizzontale delle politiche fiscali e riconoscere la soggettività e il protagonismo della famiglia», ma si dice pronto a sostenere altri strumenti «per ottenere i medesimi risultati».
In posizione di vigile attesa anche Raffaele Lojacono, membro del direttivo del Forum delle famiglie e presente a Firenze come "rappresentante" di Rinnovamento nello Spirito. «Siamo all'inizio di un nuovo corso. Il governo si è impegnato a predisporre un piano nazionale per la famiglia. Ci aspettiamo che così sia e che quello che Prodi ha promesso sul fronte delle pensioni e delle famiglie numerose venga attuato. Certo, a Firenze abbiamo avvertito molto impegno, ma anche alcune voci stonate. Quella di Amato che invitava a rimettere al centro del dibattito i Dico, oppure l'insistenza sul diritto delle donne a lavorare, che secondo noi ha oscurato l'impegno delle casalinghe e il diritto delle donne a scegliere in libertà se lavorare oppure no».
Ma per Luigi Alici (Azione Cattolica) resta ancora aperta una questione di fondo, che precede quella delle misure concrete: quale idea di famiglia? «Dalle voci che ho ascoltato a Firenze sono emerse due idee diverse di famiglia. La prima, che la considera una pura aggregazione di soggetti privati. L'altra che dà valore aggiunto a questa aggregazione e che ne fa più della somma dei singoli individui». E se il 12 maggio a Roma si è affermata senza ombra di dubbio la seconda, quale delle due ha prevalso a Firenze? «A me è sembrato che il ministro Bindi, nel suo intervento, abbia privilegiato la seconda idea. Ma era sola: la mia impressione è che gli altri ministri a Firenze parlassero di famiglia come somma di individui. In questo caso, è ovvio che qualsiasi provvedimento che abbia ricadute su uno dei membri della famiglia può essere considerato "politica familiare"». L'obiezione di Alici è la stessa di Mimmo Delle Foglie, coordinatore generale del Family Day e portavoce di Scienza&Vita, invitato dalla Bindi alla Conferenza di Firenze. «La richiesta arrivata dal milione di persone presente in piazza San Giovanni era di politiche familiari audaci e durature. Prodi a Firenze ha promesso di destinare due terzi del tesoretto per alleviare le situazioni più difficili, citando in particolare le famiglie numerose e gli anziani. Sotto il nome di interventi a favore delle famiglie ha poi inserito tutto: politiche assistenziali, di sostegno al lavoro, ai giovani, la casa. Ma queste sono misure di contrasto alla povertà, non politiche familiari. È una confusione che preoccupa. Apprezziamo - continua Delle Foglie - lo sforzo della Bindi e di Prodi, ma di audace non c'è nulla, se non la propensione ad accettare lo scontro politico sull'attribuzione del tesoretto, e nemmeno di duraturo, se non alcune promesse da verificare nella prossima Finanziaria». Cauta e un po' scettica anche Paola Soave, vicepresidente del Sindacato delle famiglie, che condivide la preoccupazione per la non chiara definizione di politiche familiari. Inoltre, Soave nota come a Firenze al "popolo del Family Day" e alle associazioni che lo rappresentano sia stato dato sì spazio per lavorare, ma non quel protagonismo che il 12 maggio lasciava in qualche modo sperare. «A Firenze - conclude la Soave - non è stato detto che le politiche familiari si fanno con le famiglie e quindi con le associazioni».


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