NUOVI SCENARI
Incontro organizzato dai teodem:
«La vera laicità è saper cogliere le istanze venute dalla piazza»
Pezzotta: un movimento
nella società civile
«Per dar voce al grande
protagonismo emerso in piazza San Giovanni occorre una realtà
para-politica, che tenga vivo il cattolicesimo popolare»
Da
Roma Gianni Santamaria
Savino Pezzotta giudica il Partito democratico non un «partito nuovo»,
ma un «nuovo partito» in cui i cattolici «entrano per farsi contaminare
e questo a me non piace. Io dico: prudenza. Vedete prima cosa si
costruisce». Lui, comunque, non ci sta e per dar voce al protagonismo
emerso da San Giovanni sogna un movimento «para-politico» che tenga viva
la tradizione del cattolicesimo democratico e popolare - destinata a
finire con il Pd - «non perché è utile ai cattolici, ma perché è utile
al Paese». E lo è ancora di più perché ci sono questioni antropologiche
essenziali che vanno difese - nascita, vita, lavoro, malattia, morte -,
ma anche una agenda politico-istituzionale da costruire per rispondere
al «fallimento della seconda Repubblica», con una democrazia ridotta ad
«autoritarismo elettorale».
Dopo le polemiche giornalistiche dei giorni scorsi l'ex sindacalista ci
ha tenuto a dire che non si sente un «condottiero» delle truppe del
Family Day e quell'evento non vuole usarlo e strumentalizzarlo, anzi lui
stesso ne è stato «destrutturato» e ne è uscito con la voglia di capire.
Che non è la «spada di latta di Bagnasco». Infine, che vera laicità è la
capacità di interpretare il reale, le istanze venute dalla piazza, che
non hanno nulla a che vedere con gli scenari sul «partito di Pezzotta»
evocati dai media. Ad ascoltare l'ex leader della Cisl c'erano politici
di entrambi gli schieramenti. Primi fra tutti i «teodem» che avevano
organizzato l'incontro dal titolo «La provocazione del Family Day tra
politica e antipolitica». Poi i giornalisti Giuliano Ferrara e Riccardo
Bonacina, rispettivamente direttori de «Il Foglio» e di «Vita», insieme
a tre esponenti del laicato protagonista del Family Day: Salvatore
Martinez (Rinnovamento nello Spirito Santo), Andrea Olivero (Acli) e
Andrea Riccardi (Sant'Egidio). C'era anche il ministro Beppe Fioroni che
al termine ha replicato a Pezzotta: «Chi ha paura di essere sale e
lievito, di contaminarsi, chi alza steccati deve essere consapevole che
l'isolamento crea i requisiti per la conservazione».
Ma il tema dell'incontro citava esplicitamente l'antipolitica. Questa,
ha detto uno degli organizzatore Enzo Carra, «può correre su autostrade»
se la politica «non fa il suo mestiere». Sul clima di questi anni ha
impostato il suo intervento-domanda Ferrara, ricordando il consenso
bipartisan avuto dalla legge 40, ma anche che «nel sistema bipolare», i
cattolici «non ci stanno a proprio agio». Non ci sono, però, solo i
problemi tra cattolici e bipolarismo, esistono anche quelli dentro il
mondo cattolico. E qui Ferrara ha chiamato in causa il «capriccio
prodiano» del «no» al referendum e la «riproposizione del carattere
adulto che piace al presidente del Consiglio». Bonacina ha individuato
una delle micce che innescano l'antipolitica nella presa di possesso, da
parte di alcune oligarchie, della «rappresentanza politica» e della
«rappresentazione mediatica», con un'informazione che «genera fatti a
partire dall'opinione di pochi». In piazza Navona «c'erano politici a
caccia di giornalisti e qualche turista» ed è stata trattata quasi come
quella del Family Day, ha detto il giornalista del no profit.
L'inquietudine della gente scatta, allora, «se non si rappresenta il
Paese nella sua realtà». Martinez ha parlato non di antipolitica, ma di
«avanzata di un laicato appassionato» che non è riducibile allo schema
di un partito. E ha tenuto a rivendicare il ruolo dei laici. Il popolo
di piazza San Giovanni per il presidente della Acli va interpretato
dalla politica come «una risposta all'antipolitica», cioè non solo «come
una riserva etica, ma come qualcosa di più: persone disposte a fare
qualcosa per il Paese». Riccardi ha parlato di un cattolicesimo di oggi
che anche i politici di provenienza cattolica faticano a interpretare.
Si tratta di una «classe dirigente post-democristiana» in difficoltà con
il cambiamento e che giudica il cattolicesimo che ha realizzato il
Family Day «qualcosa di arretrato». C'è dunque, un distacco, un
raffreddamento, un «disagio» in «un tempo di spaesamento». Una cosa è
certa il Family Day è stato una «ripresa di protagonismo del mondo
cattolico», ha detto ancora Carra, che in conclusione ha accolto le
provocazioni di Pezzotta. «Anche noi dobbiamo cambiare».