“La
concezione cristiana della giustizia: la legge dell’amore del prossimo”.
Questo interessante simposio è stato introdotto da Gaspare Sturzo,
magistrato e pronipote di don Luigi Sturzo, che ha ricordato come l’uomo
tende naturalmente alla socializzazione, partecipando alle sue forme
primarie quali la famiglia, la religione e la politica. Mentre
l’economia è una forma secondaria di socializzazione; al centro deve
esserci sempre l’uomo, perché ogni società deve essere organizzata per
realizzare le esigenze prime dell’uomo.
Se
vogliono raggiungere gli scopi per cui sono stati creati, i tre poteri
dello Stato - legislativo, esecutivo e giudiziario - devono legittimarsi
a vicenda ed essere controllati democraticamente.
La cultura della legalità
è collegata alla cultura dell’amore e, come diceva don Sturzo, l’amore
per il prossimo non può essere solo privatistico, ma deve avere una
rilevanza sociale. Sarebbe auspicabile che l’Inno alla carità di san
Paolo (Lettera ai Corinti, cap. 13) fosse inserito nei programmi
scolastici come base per imparare ogni relazione sociale. Infatti,
conclude Gaspare Sturzo, dell’amore di Dio si è voluto fare un problema
di coscienza privata, e non di coscienza sociale.
Il Procuratore nazionale
Antimafia, Piero Grasso, richiamandosi agli scritti di don
Sturzo, ha cercato di individuare alcuni atteggiamenti negativi che
contrastano con l’educazione alla legalità: ad esempio ricerca del
profitto a tutti i costi; tangenti nell’amministrazione pubblica;
mancanza
di senso civico nei cittadini; risse nel Parlamento. Occorre una
cittadinanza attiva, mettendo da parte i favoritismi e le clientele, per
far posto alla ricerca del bene comune, perché chi è orfano dei diritti
rimane straniero nella casa dei doveri.
Ha preso poi la parola il
card. Julian Herranz Casado, presidente della Commissione
disciplinare della Curia Romana, il quale ha ricordato che don Luigi
Sturzo è stato precursore dell’impegno dei laici nella vita della
Chiesa, impegno sancito successivamente dal Concilio Vaticano II.
Ci sono delle verità
oggettive a cui ogni democrazia deve ispirarsi, altrimenti si corre il
rischio del relativismo etico. La dignità dell’uomo e la difesa della
vita, infatti, prescindono dalla ricerca del consenso democratico.
A Ronald W. Nikkel,
qui a lato, il compito di raccontare infine la sua esperienza nei tanti
Paesi del mondo in cui, all’interno delle carceri, a volte disumane,
annuncia la parola di Dio, dando una speranza di conversione e di
liberazione a tante persone che cercano e desiderano la redenzione.