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La concezione cristiana della società:

il bene comune tra sussidiarietà e solidarietà

 

 Clicca per ingrandire...«L’espressione “bene comune” non è vuota né lontana dalle nostre vite e dalle prime pagine dei nostri giornali». Così Vittorio Sozzi, responsabile del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei, ha sottolineato l’attualità del tema affrontato in uno dei simposi del pomeriggio: “La concezione cristiana della società: il bene comune tra sussidiarietà e solidarietà”; simposio a cura del prof. Flavio Felice, docente di Dottrine Economiche e Politiche alla Pontificia Università Lateranense. E proprio il prof. Felice, presidente tra l’altro del Centro Studi Tocqueville-Acton, ha ricordato, di don Sturzo, l’azione politica orientata alla solidarietà; un’azione politica che contemplava la realizzazione di casse rurali e cooperative. Per il servo di Dio originario di Clicca per ingrandire...Caltagirone, statalismo, partitocrazia e sperpero del denaro pubblico erano gli elementi da combattere.

Al tavolo dei relatori, anche S.E. Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, che ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato per la realizzazione del Convegno: un’occasione per rileggere gli ideali che don Sturzo ha difeso nella sua vita «con la passione dei santi e l’eroismo dei martiri». Parlando delle sfide attuali, ha ribadito che «lo sviluppo non è semplicemente una questione economica, ma anzitutto una questione umana e morale. È necessario oggi un cambiamento radicale di mentalità e di strutture a favore della persona umana». Facendo più volte riferimento alla recente enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, S. E. Ivan Dias si è soffermato anche sui problemi del continente asiatico affermando con forza che non c’è progresso senza il rispetto della vita umana in tutte le sue fasi. Infine, un accorato appello: «Sull’esempio di don Sturzo, dobbiamo lavorare e sacrificarci per lo sviluppo dell’uomo integrale; è una parte ineludibile della nuova evangelizzazione».Clicca per ingrandire...

Anche il deputato al Parlamento italiano e presidente del Gruppo Versace, Santo Versace, ha rivolto all’assemblea un messaggio di grande concretezza relativamente ad alcuni nodi che toccano il nostro vivere di oggi. In particolare ha parlato della cattiva gestione del bene comune che provoca anche danni sociali. Toccando il tema della libertà ha detto che «si è liberi se si ha cultura,  autonomia, ma si è liberi anche se si ha il coraggio». E ha rimarcato il nostro dovere di impegnarci quotidianamente perché non ci sia una cattiva gestione del bene comune. «A noi il compito di vigilare su chi è chiamato ad applicare le leggi ogni giorno – ha detto avviandosi alla conclusione -. Non possiamo aspettare altri cinquant’anni perché il pensiero di Sturzo o di Einaudi possa vivere nella vita quotidiana… abbiamo il dovere di consegnare un paese più bello a quelli che verranno dopo di noi».

Clicca per ingrandire...È stata poi la volta di Francesco Alberoni,  presidente del Centro di Cinematografia sperimentale ed ex rettore dell’Università IULM di Milano. Nel suo intervento con uno sguardo rivolto alla storia delle due guerre mondiali, ha detto come proprio nel momento di gravissimo disagio sociale dovuto alla Prima Guerra mondiale, mentre si sviluppava la novità del Fascismo, «don Sturzo comprese che c’era un’altra via, che si fondava sulla Dottrina sociale della Chiesa». Concepì una strada che in quel momento era però troppo forte. Solo dopo la Seconda Guerra mondiale, quel fuoco da lui acceso venti anni prima ebbe la «seconda fiammata». Sono qui  - ha ancora affermato Alberoni – perché credo che evocare oggi don Luigi Sturzo, la sua figura, la sua forza morale significhi evocare ancora quella fiamma, l’ardore di quella energia vitale che si è accesa due volte.

A conclusione della sessione, p. Luigi Ferlauto, fondatore e presidente dell’Oasi Maria Santissima di Troina, a servizio dei disabili mentali, ha portato Clicca per ingrandire...la sua testimonianza ricordando la nascita della sua opera a favore dei soggetti più deboli. Un’opera nata nei difficili anni ’50, e non per il sostegno dei politici, quanto per la grazia di Dio, a cui il coraggioso padre chiese di «entrare in società con lui», come socio maggioritario.  L’Oasi di Troina è oggi un Centro all’avanguardia per le cure e la ricerca genetica. Padre Ferlauto che non fa politica, ma che riconosce come questa sua attività sociale sia politica, ha invitato l’assemblea a fidarsi e affidarsi a Dio: «È socio di ciascuno di noi – ha detto -, c’è solo da accettare di lasciarsi guidare dalla sua volontà».

 


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