«Torniamo
qui dopo tanti anni, per reimparare ad amare la Chiesa e insegnare agli
uomini ad amarla. E per farlo serve un cuore innamorato. Dunque, questa
è la prima consegna: vivere nel cuore di Dio e della Chiesa». Un impegno
a servire con tutti i carismi in una nuova promessa d’amore che segna un
nuovo inizio per l’umanità. Sono state penetranti le parole pronunciate
da Salvatore Martinez, Presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo,
nella relazione conclusiva della XXXIV Convocazione nazionale.
«Il vescovo Francesco Lambiasi ha detto: “Voi
siete dei poveri affamati di felicità. Poveri eppure ricchi, fatti di
felicità”». Da questo invito la speranza manifestata da Martinez: «Dite
che Gesù ha effuso il suo Spirito. Solo questo può dare compimento alla
nostra fede pasquale. Gesù morto, risorto, asceso al cielo per dare ai
discepoli l’opportunità di contemplare la risurrezione e di annunciarla
al mondo». Citando Elena Guerra, Martinez ha proseguito, «Eucaristia e
Pentecoste non sono altro che due prodigi d’amore. Nessuno vada al
cenacolo solo per godere dei doni eucaristici e non godere dei doni
dello Spirito». Anche la fede esiste solo nello Spirito Santo, così «noi
– ha aggiunto – siamo qui come uomini pasquali, credenti e torniamo
nelle nostre case da uomini pentecostali capaci di testimoniare e
portare alla fede altri uomini. Ma non si può essere uomini pentecostali
senza aver visto e creduto al miracolo della risurrezione».
Una vittoria della vita sulla morte per dire: “Lo
Spirito del Signore è sopra di me… e mi ha mandato” (Lc 4, 18-19).
«Queste parole dovete incidere nel vostro cuore – ha raccomandato
Salvatore Martinez –, e inseriti nel mistero dell’incarnazione, chiudete
il “libro delle rivelazioni profetiche” e aprite i cuori alla vita per
passare dalla carta al respiro. Gesù, infatti, non parla di una carne
astratta ma parla di noi e, dunque, parla di sé, parla dell’umanità in
quanto Lui stesso è Dio fatto Uomo. “Si è fatto povero – dice san Paolo
– spogliandosi di tutto per farci ricchi”. Allo stesso modo si fa
prigioniero perché vengano sciolte tutte le catene del nullismo e
dell’indifferenza. Quante volte Gesù è oppresso dalla violenza, dalla
maldicenza, dalla bestemmia. C’è bisogno di occhi nuovi, di fiducia
nuova. Dio si pone come uomo e vuole portare l’umanità ribelle ad un
nuovo dinamismo d’amore, ad un nuovo primato dell’amore. In questo
compito è lo Spirito che ci adatta a Gesù, donandoci la carne e i
sentimenti di Cristo».
Un cambiamento radicale dell’uomo spirituale che
deve portare frutto «per non fare del cattolicesimo un mero ritualismo.
Gesù è il nostro Signore e deve trovare in noi una corrispondenza
proprio come lo Spirito la trovò in Cristo». Il Presidente ricorda che
nei tempi forti dell’anno ci si augura buon Natale e buona Pasqua, ma
nessuno si augura buona Pentecoste! Inoltre, i simboli di queste feste
sono un albero e una colomba, per cui anche il segno dello Spirito Santo
è in qualche modo sottratto alla Pentecoste; questo ci dice che il
simbolo, il segno vivente della Pentecoste dobbiamo essere noi. Dire che
Pentecoste è oggi significa dire “qui” e dire “io”. Questa non è
presunzione – ha spiegato Martinez – ma risposta al desiderio di Dio per
farsi carne da spezzare per il mondo. C’è sempre una “effusione” e una
“diffusione”: questa è la nostra missione. Con l’effusione dello Spirito
non si formano “pregatori” ma evangelizzatori. La preghiera viene prima:
si prega per ricevere lo Spirito e una volta ricevuto si evangelizza,
per poi ritornare a pregare. E veduti i frutti dell’evangelizzazione si
ritorna nel Cenacolo, nel gruppo, nella Chiesa per dire grazie. Lo
Spirito conosce la Verità e la rivela in una dimensione sacerdotale,
regale e profetica che ci rende tutti capaci di regnare con Lui. Il dono
dello Spirito è una profusione di energie misteriose che vengono
convogliate nella missione per “ridare la vista ai ciechi, liberare i
prigionieri, soccorrere i poveri”».
Una
potenza che deve essere manifestata di fronte al mondo, al di fuori
delle aspettative personali e aperta a quanti hanno bisogno di Dio.
«Quando agiamo con la consapevolezza che lo Spirito è su di noi, allora
– ha confermato Martinez – sprigioniamo la potenza della risurrezione di
Gesù dalla morte. “Lo Spirito è su di me” significa opporsi alla
malvagità della cultura perversa che sta diseducando il mondo all’amore
per aprirci ad una nuova portata della fede carismatica e del
Rinnovamento, senza rassegnarci alla morte e alla vuota utopia».
Una raccomandazione
speciale è stata infine rivolta dal Presidente Martinez a tutti i
responsabili del RnS neo eletti ai vari livelli e ai sacerdoti chiamati
nel mondo, a “essere testimoni dello Spirito”. «Non tarpiamo le ali a
tutti coloro che vogliono evangelizzare. Apriamo gli occhi e diamo una
dimostrazione vissuta del Rinnovamento. Non abbiamo bisogno di filosofi
che contemplano il mondo delle idee o che definiscono cosa è il
Rinnovamento – ha proseguito Martinez –, ma di uomini che parlano per
mezzo dello Spirito Santo e si fanno memoria di Gesù. C’è bisogno di
uomini spirituali che entrano nella storia come segni di contraddizione,
attenti alle contaminazioni che vengono dal mondo. Noi siamo un
Movimento ecclesiale che opera in ogni ambito del sociale per rendere
ragione della fede che nei gruppi e nelle comunità abbiamo ritrovato. Il
Rinnovamento deve essere vissuto nella carne e nella testimonianza per
invadere la vita del nostro Paese, con l’unità nello Spirito costruita e
testimoniata in una dimensione di comunione e comunicazione che porta
ovunque gli avamposti dello Spirito».
Laura Gigliarelli