Ci
è piaciuto chiamarli “fratelli”
È Marcella Reni a
presentare i fratelli del gruppo di Lampedusa Nostra Signora di Porto
Salvo, che dal palco di Rimini, attraverso le parole del coordinatore
Giuseppe, danno testimonianza della straordinaria esperienza di
solidarietà condivisa con la cittadinanza di Lampedusa.
«Dal seme di una mandorla
amara è nato il frutto di un mandorlo in fiore». Sono queste le parole
con cui Giuseppe stigmatizza l’inattesa esperienza vissuta durante
questa Quaresima, in cui i fratelli del gruppo di Lampedusa si sono
ritrovati a mettere alla prova tutta la loro capacità di accoglienza.
Vita e preghiera sono diventate una cosa sola e Dio gli ha concesso di
vivere un miracolo, uno dei tanti che avvengono nel mondo. Hanno vissuto
una straordinaria esperienza di accoglienza: quegli uomini chiamati
“profughi”, “immigrati”, “clandestini”, a loro è piaciuto chiamarli
semplicemente “fratelli”.
«Non li abbiamo chiamati,
non li abbiamo cercati – dice don Stefano, che prende la parola
proseguendo la testimonianza –, li abbiamo semplicemente accolti. Li
abbiamo incontrati nella profondità della notte, quando è più facile
farsi prendere dalla paura e dagli interrogativi piuttosto che tendere
le mani e invitare al coraggio».
Qualcuno ha scritto – prosegue don Stefano – che non si è trattato di
accoglienza spicciola, ma di condivisione piena. La comunità di
Lampedusa si è ritrovata unità più che mai nel vivere una carità
fattiva, fatta di condivisione e di gesti che parlano più delle parole.
In tutto questo incoraggiati dalla Madonna di Porto Salvo che sussurra
continuamente: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5).
Io
ci sarò. Tu vuoi esserci?
Era
il 31 marzo 1985 quando Giovanni Paolo II, istituendo la Giornata
mondiale della gioventù, scriveva nella sua Lettera apostolica: «Adulti,
a voi spetta la responsabilità di ciò che un giorno diventerà attualità
insieme con voi, e ora è ancora futuro».
Richiamando questa importante responsabilità, Marcella Reni presenta un
gruppo di giovani ragazzi e ragazze che vogliono testimoniare
l’importanza della GMG nella loro vita.
La
prima a prendere la parola è Elisa, che ha già vissuto l’esperienza di
Tor Vergata nel 2000, in occasione del Giubileo. «Perché andare alla GMG?
– si interroga, e risponde – Perché la GMG è un cenacolo santo nel quale
Gesù ci aspetta per parlare del suo amore a noi che siamo le sue perle
preziose.»
La
stessa determinazione di chi ha vissuto un’esperienza generante gioia ed
entusiasmo, si legge nel volto e nelle parole di Nicolò: «La GMG di
Sidney ha cambiato la mia vita… l’amicizia che nasce intorno a Gesù è
un’amicizia vera e duratura… mandate i vostri figli a Madrid!».
«Io non ho mai partecipato a una GMG – aggiunge un giovane che conclude
questa testimonianza – ma la felicità che si coglie nei volti e nelle
parole di quelli che invece vi hanno partecipato mi fa chiaramente
capire che non posso non andare: io ci sarò!».
Sandro Gallo