«Benedetto
Colui che viene nel nome del Signore». Con le parole del Salmo 118, 26a
mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, ha salutato il popolo del
Rinnovamento nella giornata di apertura della XXXIV Convocazione
Nazionale. «Sono lieto – ha detto con affetto – di dare il benvenuto a
tutti e a ciascuno fratelli e sorelle del Rinnovamento nello Spirito
Santo. Questa Convocazione – ha aggiunto – sarà l’occasione per offrire
una “lettura eucaristica” della realtà alla luce dello Spirito. Da qui
si accenderà una scintilla che andrà ad alimentare il Congresso
Eucaristico Nazionale di Ancona».
«L’Eucaristia per noi è
tutto». Questa in sintesi la riflessione che il vescovo Lambiasi ha
espresso nel suo saluto di indirizzo sul tema della Convocazione, “La
mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51b).
«Stupore è la parola
obbligata di fronte all’Eucaristia. Uno stupore che nasce spontaneo
appena mettiamo in rapporto la nostra situazione con questo dono
sproporzionato ed eccedente. Di fronte al Pane del Cielo – ha aggiunto –
ci ritroviamo affamati di vita e assetati di felicità. Siamo un società
obesa e depressa con una malattia che miete sempre più vittime: quel
vivere ossessivamente centrati su di sé, quel pretenzioso volersi al
centro del mondo, quel ripiegarsi morboso sul proprio io. Tutto questo
ha un nome solo: narcisismo».
Dall’io
segue poi una «conflittualità esasperata – ha continuato Lambiasi –
sempre in corsa affannosa armati gli uni contro gli altri in una società
molto più piramidale di quella feudale: quanta gente – ha denunciato il
Vescovo di Rimini – è affetta dal male sottile del rampantismo; quanti
giovani sognano di essere i vip del domani; quante ragazze annegano
nell’anoressia perché non si ritrovano indosso le misure fatidiche delle
fotomodelle di turno».
È proprio dal bisogno di
amare e di essere amati che arriva la risposta: «Dio si offre tutto
intero – ha spiegato Lambiasi – nell’Eucaristia c’è tutto: tutto Dio con
il suo piano di salvezza; tutta la vita di Cristo con l’amore della
croce e l’energia della risurrezione, un amore che diventa superamento
di ogni egoismo e abbattimento di tutte le barriere. Fare Eucaristia è
rinunciare alle false sicurezze dell’avere, ai miraggi luccicanti
dell’apparire, alle voglie malsane di affermarsi sopra gli altri, per
scegliere invece la strada crocifiggente e beatificante del dare la
vita, perché anche noi possiamo “farci in pezzi” per il bene degli
altri.
L’Eucaristia – ha
continuato mons. Lambiasi – è il nostro tesoro più caro, il bene più
grande della Chiesa, il più bel libro di teologia, il centro di tutta la
vita cristiana. Ecco lo stupore grato, grande, adorante di fronte al
Corpo di Cristo. Vivere per lui, come ha fatto lui, vuol dire amare
veramente: spezzarci e distribuirci per tutti. Cioè vivere».
Lambiasi ha concluso il
suo intervento rivolgendo un saluto speciale all’assemblea: «Fratelli e
sorelle del Rinnovamento nello Spirito Santo il Signore voglia servirsi
delle vostre mani per unire tante mani; che il Signore voglia servirsi
del vostro cuore per amare chi non si sente amato da nessuno».
Laura Gigliarelli