“Il
mondo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri; e se crede ai
maestri, è perché sono testimoni”. Ricordando l’Esortazione
post-sinodale Evangelii Nuntiandi di Papa Paolo VI, il Cardinale
Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli, ha introdotto la propria omelia durante la Concelebrazione
Eucaristica della terza giornata di Rimini.
Prendendo spunto dal tema
della XXXIII Convocazione, “è
lo Spirito che dà testimonianza, perché è la Verità” (1 Gv 5,
6b), Dias ha spiegato come “dare testimonianza è un’espressione naturale
della nostra identità cristiana, altro non è che vivere con coerenza la
nostra fede e spargere sempre e ovunque il soave profumo del Vangelo di
Gesù Cristo nostro Signore. In questa Convocazione – ha proseguito il
Cardinale - il Signore interpella ciascuno di noi, che siamo orgogliosi
di far parte del Rinnovamento nello Spirito Santo e gioiosi di aver
ricevuto l’effusione del suo Santo Spirito, e desidera sapere quale
testimonianza diamo della nostra identità cristiana e che frutti abbiamo
raccolto. È una domanda seria a cui dobbiamo rispondere perché
un’effusione che non produce frutti spirituali è sterile e se produce
opere che non sono consone con la nostra fede è un fallimento”.
Il Cardinale Ivan Dias ha
sottolineato, poi, come nel mondo contemporaneo ci sia bisogno di
testimoni della fede, della speranza, della carità, capaci di attirare
l’ammirazione e la benevolenza di coloro che ci guardano da vicino e da
lontano, specialmente dei pagani, ossia quelli che non conoscono Gesù o
non praticano la fede. È dall’antica Lettera a Diognete, di un
pagano che vedeva nei cristiani del suo tempo la coerenza e il coraggio
di vivere il Vangelo di Gesù, che S.E. Ivan Dias ha ritrovato i tratti
salienti del DNA di un cristiano: amare Dio sopra ogni cosa e amare
quelli che ci odiano come Egli ci ha amati; amare tutti, specialmente i
nemici e i persecutori; portare la croce con gioia e soprattutto amare
la vita. “Davanti a questa descrizione dell’identità cristiana – ha
proseguito Dias - vediamo che essere cristiani significa, quindi,
adorare un Dio che ha vinto la morte con la risurrezione. Per questo la
vita
umana è un dono prezioso che deve essere tutelata. E nessuno s’inganni
pensando che i bambini impunemente distrutti con l’aborto siano
eliminati per sempre, perché essi posseggono un’anima immortale sin dal
momento del loro concepimento e, pertanto, continuano a vivere
sull’altra riva del fiume della vita terrena e là aspettano di conoscere
ed abbracciare i loro genitori e là attendono anche di confrontare i
parlamentari e i politici che hanno fatto leggi omicide, e i medici e i
loro assistenti che hanno commesso crimini orrendi. Carissimi fratelli e
sorelle del Rinnovamento nello Spirito Santo mostriamoci – ha esortato
il Cardinale Ivan Dias – testimoni intrepidi di Colui che è la Vita e
che la offre a tutti in abbondanza. Questa è una lotta feroce tra Dio e
Satana, tra le forze del bene e quelle del male, tra la cultura della
vita e quella della morte che mira a degradare la nostra cara Italia ad
un paese di battezzati puramente anagrafici, ossia ad un popolo pagano
verniciato di cristianesimo”.
A conclusione dell’omelia
l’ultima esortazione di Dias ai fedeli del Rinnovamento nello Spirito
Santo: “Inchiniamo la nostra testa per chiedere perdono per gli altri e
diventiamo noi stessi protagonisti della Vita”.
Laura Gigliarelli