“I tuoi sacerdoti si
rivestano di giustizia, i tuoi fedeli cantino di gioia” (Sal 132, 9).
Con queste parole, giustizia e gioia, è stata introdotta l’esortazione
spirituale guidata da
Padre
Raniero Cantalamessa durante la festa sacerdotale, un tributo
pensato per onorare il prolungamento del ministero di Gesù.
“Viviamo in un momento
storico in cui si avrebbe voglia di dire i tuoi fedeli piangono di
tristezza – ha affermato Cantalamessa – ma sono ancora molte le ragioni
per cui si deve cantare di gioia per i nostri sacerdoti”.
Due i temi toccati durante
l’esortazione: la crisi e la rinascita del sacerdozio cattolico. Nella
Scrittura si parla di crisi interiore con il profeta Geremia che
protesta nei confronti di Dio mostrando la sua desolazione interiore.
Dal un lato, c’è il sacerdote Geremia che vuole abbandonare il suo
ministero, dall’altro, c’è Dio che non lo lascia: “Se tu ritornerai a
me, io ti riprenderò e starai alla mia presenza; se saprai distinguere
ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca” (Ger
15,19). In altre parole, è evidente il richiamo alla “metanoeite”, ad
una conversione, ad un pentimento, un cambiamento interiore, di
mentalità e di giudizio che porta all’annuncio vero e autentico di
Cristo.
L’appello alla conversione
risuona nei momenti cruciali del Nuovo Testamento: all’inizio della
predicazione di Gesù: “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15);
all’inizio della predicazione apostolica, il giorno di Pentecoste: “Che
dobbiamo fare, fratelli? E Pietro rispose: “Pentitevi e ciascuno di voi
si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei
vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2, 38).
“Ma non sono questi i contesti che riguardano più direttamente i
sacerdoti, - ha spiegato Cantalamessa - noi abbiamo creduto al vangelo,
siamo stati battezzati e abbiamo ricevuto lo Spirito Santo. C’è un altro
“convertitevi!” che ci riguarda da vicino, quello che risuona
all’interno di ognuna delle sette lettere alle Chiese dell’Apocalisse.
Esso non è rivolto a non credenti o neofiti, ma a persone che vivono da
tempo nella comunità cristiana”. L’appello alla conversione prende
l’aspetto di un ritorno al primitivo fervore e amore per Cristo.
“Il mondo di oggi – ha
denunciato padre Raniero Cantalamessa - pecca platealmente nei confronti
del sacerdozio, un
servizio
così tanto disprezzato dal mondo, fino al punto da diventare motivo di
scandalo e di rifiuto. Il Risorto nelle Scritture, invece, si rivolge ai
suoi pastori riconoscendo per prima cosa le fatiche compiute; non
comincia il suo discorso dicendo ciò che non va nella comunità. Inizia
mettendo in rilievo il positivo, il bene che si fa nella Chiesa. Davanti
alle miserie c’è una schiera di sacerdoti che ha donato la propria vita.
Occorre il ritorno al fervore, all’entusiasmo dei primi giorni per
viaggiare verso altri mari. Gesù ti sorride – ha esortato il Frate
rivolgendosi ai sacerdoti e ai giovani presenti – questo è l’invito di
un innamorato. Accogliete questo sorriso: è la vostra vocazione”.
Come Gesù alla Chiesa di
Smirne, anche padre Raniero Cantalamessa ha poi rivolto il suo appello
ai presbiteri: “Siate leali, fedeli, trasparenti. Non tradite la fiducia
e non abusate del vostro potere, – ha proseguito Cantalamessa ricordando
le parole di Paolo ai Romani – noi siamo davanti a Dio il profumo di
Cristo ma abbiamo questo tesoro in vasi di creta”. Fragilità e potenza
insieme “perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e
non da noi” (2 Cor 4, 7).
“Quello che occorre ora –
ha concluso Cantalamessa tornando, per finire, alla risposta di Dio ai
lamenti di Geremia – è un sussulto di speranza da parte di tutta la
Chiesa, una fiduciosa invocazione della misericordia di Dio. Cambiamo
dunque la iniziale protesta di Geremia in ringraziamento. Grazie
Signore, che un giorno ci hai sedotto, grazie che ci siamo lasciati
sedurre, grazie che ci dai la possibilità di ritornare a te e ci
riprendi dopo ogni tentativo di fuga. Grazie che affidi a noi “la
custodia dei tuoi atri” e fai di noi “la tua bocca”. Grazie per il
nostro sacerdozio. Dall’attuale momento di grave
disagio
può sbocciare la rinascita, qualcosa di nuovo per la Chiesa e per il
clero. Il frutto più bello di questo anno sacerdotale sarà proprio una
rinnovata amicizia con Gesù di Nazareth. Se ci sarà umiltà la Chiesa
uscirà più splendente che mai da questa guerra”.
A conclusione
dell’intervento di padre Raniero Cantalamessa un dono speciale per tutti
i sacerdoti. “In questa Festa per il sacerdozio di Gesù vogliamo vedere
i sacerdoti vestiti della Stola, segno dello Spirito Santo”, ha
annunciato Salvatore Martinez. Così, sotto lo sguardo del Curato d’Ars,
le cui reliquie e la cui stola sono state poste sul palco accanto al
Crocifisso, dai coordinatori regionali del RnS sono state consegnate a
tutti i sacerdoti presenti le stole recanti i simboli di questo Anno
sacerdotale, per dire a ciascuno di essi con gioia e fede: “Sii ancora
uomo dello Spirito!”.
Laura Gigliarelli