RADIO VATICANA -
4 maggio 2009
Rinnovamento nello
Spirito Santo. Martinez: riconsegnare Cristo all'umanità
Si sono chiusi ieri a
Rimini i lavori della 32.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento
nello Spirito Santo.
“Siamo pronti – ha detto il presidente del movimento, Salvatore
Martinez – a rendere il nostro servizio a Dio”. “Siamo un popolo –
ha aggiunto - che ha trovato nuovo vigore nell’annuncio del Vangelo,
in un mondo che necessita di un vero rinnovamento spirituale”. A
Rimini è stato ribadito che occorre portare Gesù Cristo e il suo
Regno, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il presidente
Salvatore Martinez:
R. – Abbiamo, come il pellegrino, riaffermato che c’è una strada da
seguire che è Cristo e c’è una meta da
raggiungere: riconsegnare Cristo a questa nostra umanità.
Mettersi a favore del vento, a favore della Pentecoste, credo che
sia la sfida di questo nostro momento storico e a Rimini la gioia è
aver visto che migliaia di persone hanno ritrovato con passione per
il tempo attuale, mille e mille sentimenti, sperimentati nei volti
dei bambini, dei giovani, delle famiglie, di tanti anziani, di
decine e decine di sacerdoti ma anche una sola parola da portare,
“Gesù Cristo e il suo Regno”.
D. – A proposito di sfide, come proclamare il Vangelo nel mondo di
oggi, spesso così lontano da Dio e nello stesso tempo anche
bisognoso di Dio?
R. – Provando a comprendere che la fede, oggi, non può più essere
trasmessa per ripetizione ma attraverso la fantasia dello Spirito.
Serve una nuova iniziazione dei cristiani, un nuovo inizio, un’epoca
di rinnovamento; bisogna dare più fiducia allo Spirito Santo. Un
movimento come il nostro deve sentirsi partecipe di ciò che è già in
atto, non ciò che vorremmo fare; è già in atto il Regno di Dio, è
già in atto l’evangelizzazione, bisogna sentirsene responsabilmente
partecipi; bisogna rimettere nelle mani della gente il Vangelo e
bisogna anche rimetterlo nei cuori. Il valore della comunità
cristiana è l’antidoto alla solitudine del nostro tempo ma è anche
una risorsa che le comunità cristiane hanno già in atto.
D. – Tra i valori che avete indicato c’è l’umiltà, una virtù oggi
dimenticata?
R. – Oggi bisogna evangelizzare senza però apparire. Il Vangelo
passa dagli umili, la prima Beatitudine è proprio quella dei “poveri
in Spirito”. Bisogna allora ripartire dagli ultimi, ripartire dai
piccoli e saranno loro, come in ogni momento decisivo della storia,
a segnare il nostro cammino. Quindi, un Vangelo che è certamente
luce ma che, soprattutto, deve recuperare l’idea di un cristianesimo
del lievito che ama scomparire ma dare valore, significato, forma a
questa massa, a questa pasta che è la storia.
D. – Durante l’incontro avete anche presentato un progetto a favore
di detenuti, ex detenuti e delle loro famiglie. Sono queste opere
della fede…
R. – Opere sempre più attuali che ci dicono che non c’è soluzione
alla questione sociale fuori dal Vangelo; bisogna essere testimoni
delle ragioni dello Spirito attraverso una nuova cultura, che noi
chiamiamo “cultura della Pentecoste”, per far vedere che la dottrina
sociale della Chiesa si incarna, ogni giorno, attraverso buone
prassi che poi sono la traduzione degli ideali della nostra fede.
Fare credito alla speranza è possibile; in questo caso, ripartire
dagli ultimi, può addirittura essere vincente perché è significativo
che siano proprio loro, in questo anno, a dirci quanto sia attuale
il Vangelo del sociale, la nuova evangelizzazione del sociale.