Richiamando
Giovanni Paolo II e il suo invito all’amicizia tra i movimenti
cattolici, che ancora oggi esprime questo desiderio da lassù,
Salvatore Martinez ha dato la parola all’iniziatore di una grande
esperienza di evangelizzazione, oggi conosciuta con il nome di
“Cammino neocatecumenale”: Kiko Argüello.
Sono qui – ha spiegato Kiko – non perché sia
interessato a partecipare a eventi importanti, ma semplicemente
perché “Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza della
predicazione”. È così che il significato e il contenuto del suo
intervento sono tracciati con decisione e precisione fin dalla sua
prima battuta, anzi “pennellata”, come lo Spagnolo ha detto di
considerare le cose che è venuto a dire al popolo del Rinnovamento.
Pennellate, come quelle di un pittore impressionista, che
necessitano poi di essere colte nel loro insieme grazie all’aiuto
indispensabile dello Spirito Santo.
Il seguito del suo intervento è fatto da
diverse altre “pennellate” che pian piano svelano il lieto annuncio
della salvezza.
Kiko
si è riferito spesso alla letteratura Paolina, in modo particolare
alla Seconda lettera ai Corinzi nella quale è riportata la parola di
Dio che chiarisce il senso della salvezza operata da Cristo: «Ed
egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per
se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.» (2 Cor
5, 15).
L’uomo oggi sceglie di
interpretare il ruolo di chi è “Dio di se stesso” – ha spiegato Kiko
nella sua esortazione via via più accorata – cedendo alla tentazione
del demonio, il quale gli fa credere che venendo a “conoscenza del
bene e del male diventerebbe come Dio” (cf Gen 3, 5). Questo peccato
abita nel cuore dell’uomo e lo illude che possa raggiungere da solo
la felicità, lo porta a tagliare il legame con Dio e, quindi, le
radici del suo stesso esistere. Lo condanna all’infelicità di una
vita in cui i fatti gli rivelano che “non è così”, l’uomo non è “Dio
di se stesso”. La conseguenza di questo peccato è
la
morte – ha proseguito Argüello – che ha richiamato l’attenzione dei
presenti sulla disperazione che porta molti uomini al suicidio,
molti più di quanti non si creda – ha sottolineato – dal momento che
si cerca di nascondere la consistenza del fenomeno che lo scorso
anno, nel solo Giappone, ha contato 49.000 suicidi.
L’uomo porta in sé
l’immagine divina che lo vuole capace di amare nello stesso modo in
cui ama Dio e che è mostrata chiaramente nell’immagine del
Crocifisso.
«Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese
grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!» (Rm 7, 24).
Ecco la buona notizia, ecco il kerigma, ecco la predicazione, ecco
l’annuncio che salva: Dio ha inviato suo Figlio nella carne per
permettere all’uomo di amare così come lui ama. «Ecco ora il momento
favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2 Cor 6, 2b),
perché ogni volta che si annuncia la salvezza questa si realizza, si
attua. “Non importa se già lo sai – ha sottolineato Kiko– ogni
giorno il cristiano ha bisogno di convertirsi a questa notizia”. Dio
vuole essere uno dentro di noi, uno con chi ti passa accanto e al
quale tu puoi portare quella salvezza che viene da Dio, ma che a Dio
è piaciuto attualizzare attraverso la stoltezza della predicazione,
del tuo annuncio.
“Questo mi ha spinto –
ha concluso Argüello – ad abbandonare la pittura e tutto il resto.
Cristo mi sollecita. È risorto. Ha vinto la morte e ci ha dato la
possibilità di non vivere più per noi stessi ma perché lui viva in
noi”
S. Gallo