Don
Sabino Palumbieri, fondatore del movimento Testimoni del Risorto,
inizia la sua relazione sul tema “Se qualcuno ha peccato abbiamo un
Paraclito presso il Padre” (1Gv 2, 1b) puntando lo sguardo sulla
ricerca perenne della casa da parte dell’uomo. La casa quale emblema
del luogo in cui ciascuno si sente accolto, protetto, non condannato
ma piuttosto stimolato. In una società senza radici, l’uomo sente
forte il bisogno di ritrovare una “mano forte” che rappresenti la
sicurezza e una “mano dolce” che rappresenti la tenerezza e Dio, che
è il Trascendente e contiene l’infinito, ha in se stesso la
perfezione della forza e della tenerezza. S. Agostino – ci ricorda
don Sabino Palumbieri – diceva: “Dio non ci ama perché siamo belli,
ma noi siamo belli perché Dio ci ama”. Un monaco camaldolese
interrogato da una coppia, alla domanda” Chi è Dio?” rispose “Dio è
un bacio”. Noi siamo stati creati per questo “bacio” e nel battesimo
veniamo immersi in questo “eterno bacio” tra Padre e Figlio che è lo
Spirito Santo. Il cuore dell’uomo ricerca l’inesauribile Amore di
Dio, un Dio non crocifiggente l’uomo, ma Crocifisso per l’uomo, che
muore e risorge per ridonarsi all’uomo.
In
questo mondo in frantumi, il male è da ricercarsi alla radice. Il
male dell’uomo è nel suo cuore, non si può pensare di curare il male
sociale se non partendo dall’uomo che oggi è “disintegrato” dentro,
ovvero ha perso la sua interezza. Occorre ricucire lo strappo e
ristabilire quel filo che unisce in verticale con Dio e in
orizzontale con gli altri uomini e ciò può avvenire con la
riconciliazione. Come nella Genesi, ancora oggi il peccato dell’uomo
è il
decentramento
di Dio, unico vero bene: Il peccato sociale, non messo in rilievo e
unito al silenzio di tanti, genera il peccato strutturale. Occorre
prendere coscienza che oggi ci troviamo davanti a uno tzunami
economico-finanziario che ha stravolto la gerarchia dei valori e ha
portato a calpestare i diritti dei 2/3 della popolazione mondiale,
creature di Dio schiacciate e umiliate. Occorre mettere un freno
all’avidità e all’aridità di questa finanza che trasferisce ma non
produce ricchezza. Ogni vivente è chiamato al superamento di questo
peccato strutturale mediante la conversione e la riconciliazione. La
riconciliazione con Dio tocca l’uomo nel profondo, poiché entrambi
sono legati tra loro da un vincolo sacro; rigenera e ricrea ciò che
si era spezzato interrompendo la relazione. La tenerezza di Dio si
esprime con efficacia in questo sacramento, il cui protagonista è lo
Spirito Santo, vincolo di amore tra Padre e Figlio. Lo Spirito che
inequivocabilmente in Giovanni 14,16 è indicato come “un altro
Paraclito”.
“Anche Gesù è Paraclito, il primo Paraclito – continua don
Palumbieri –, cosa designa questo nome nel contesto della salvezza?”
La parola “Paraclito” indica: l’in-vocatus, l’ad-vocatus e perciò il
consolatore. Solo Dio è in grado di consolare nella pienezza il
cuore inquieto dell’uomo, per questo ha mandato il Figlio. E lo
Spirito Santo, sospiro d’amore tra Padre e Figlio, da noi invocato
diviene per noi avvocato e in noi consolatore. Rinnovati dall’opera
ricostruttrice dello Spirito, avendo ricevuto la misericordia, siamo
spinti dallo stesso Spirito a donare la misericordia ricevuta,
diffondendo così la “cultura della tenerezza”, definita da Paolo VI
“civiltà di amore” che fa diverso il mondo; tutto questo perché come
dice sant’Agostino: “ Dio è felice. Dio ci vuole felici. Dio ci fa
felici”.
A. Pugliese