RASSEGNA
STAMPA
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quotidiani e settimanali
AVVENIRE 3 maggio 2007
Betori:
«Da Dio l'immagine vera dell'uomo»
Chiudendo nella Fiera di Rimini la XXX Convocazione nazionale del
Rinnovamento nello Spirito il segretario Cei ha indicato le ragioni
dell'impegno a favore della famiglia e della vita
Dal Nostro Inviato A Rimini Matteo Liut
Mai come oggi «siamo
chiamati ad affermare e testimoniare l'irriducibile componente
spirituale della persona umana e la sua naturale tensione verso la
trascendenza». È anche questa, secondo monsignor Giuseppe Betori,
segretario generale della Cei, una delle motivazioni che spingono i
cattolici «nell'impegno a favore della vita e del riconoscimento in
pienezza della dignità della persona umana». Lo ha ricordato durante la
celebrazione finale della XXX Convocazione nazionale del Rinnovamento
nello Spirito Santo, che si è chiusa martedì nei padiglioni della Fiera
di Rimini. Un evento che ha visto la presenza di 25 mila persone da
tutta Italia, radunate attorno al tema «Nulla è impossibile a Dio». E il
passo evangelico, tratto dal racconto dell'Annunciazione nel Vangelo di
Luca, è risuonato più volte nella relazione finale del presidente
nazionale del Rinnovamento, Salvatore Martinez.
Cuore dell'evento, che quest'anno è stato l'occasione anche per
ricordare i 40 anni dalla nascita del movimento carismatico cattolico, è
stata la sessione di lunedì pomeriggio, che si è proposta come un
anticipo del «Family day» del 12 maggio e che ha visto sul palco
personalità del mondo dello spettacolo e della politica in un serrato
confronto sui temi più urgenti riguardanti i nuclei domestici.
Nelle parole del racconto del libro della Genesi sulla creazione
dell'uomo, monsignor Betori martedì ha indicato le ragioni dell'impegno
dei cattolici nel mondo: «Male ci interpreta chi pensa al nostro impegno
a favore della famiglia fondata sul matrimonio al di fuori di questo
orizzonte creaturale, quasi fosse dettato da un interesse a imporre
"leggi cristiane"». «Non lavoriamo per l'interesse cattolico - ha detto
citando le parole rivolte da Benedetto XVI ai vescovi italiani nel
maggio 2005 - ma sempre per l'uomo creatura di Dio». L'impegno sociale
per la vita, la famiglia, la giustizia e il lavoro, ha concluso Betori,
partono dalla convinzione della centralità del «rapporto dell'uomo con
Dio: la questione antropologica non può fare a meno di ricondursi alla
questione teologica». Su questa strada, ha auspicato Betori, continui
anche il cammino di Rinnovamento nello Spirito.
«L'orizzonte storico è la Chiesa nel mondo - ha sottolineato Martinez
nel suo intervento - per questo non possiamo accontentarci di una fede
arrendevole, colpevole, individualista. La fede non è un sentimento, ma
uno stile di vita; la fede non è una sensazione, ma una volontà; la fede
non è un'emozione, ma un impegno». Il Rinnovamento, ha aggiunto,
«evangelizza portando il carisma della fede, che non si riduce alla
"guarigione del corpo", ma deve invadere ogni ambito di vita». Un
progetto che, secondo il presidente di Rinnovamento, si può realizzare
solo se «trasformiamo in preghiera la Parola di Dio. Parola che è da
riprendere in mano».
LA PADANIA – 1 maggio
2007
In 25 mila riuniti alla fiera di Rimini
Pre-Family Day, Bobba attacca la sinistra: «Giusto il corteo perché il
Governo ci ascolti»
FILIPPO POLETTI
Il Family Day, in
programma il 12 maggio a Roma, ha già ottenuto un importante risultato:
lo ha ottenuto ieri a Rimini, dove 25mila aderenti al movimento
ecclesiale del Rinnovamento nello Spirito Santo si sono dati
appuntamento per approfondire i temi della famiglia e per cantarle alla
sinistra.
Il “pre-Family Day” - com’è stata battezzata la giornata - ha dato una
scossa al Governo di Romano Prodi e al disegno di legge presentato
dall’Esecutivo poche settimane fa: all’appuntamento hanno partecipato la
coppia formata da Paola Binetti e da Luigi Bobba che, cavalcando la
tigre rossa... ...dell’Ulivo, hanno assecondato il tentativo dei
cattolici di sinistra di conquistare Palazzo Chigi ad aprile dell’anno
scorso. E a parlare di quella vera e propria buccia di banana che sono i
Dico sono accorsi, alla Fiera di Rimini, anche il sottosegretario alla
Solidarietà sociale Cristina De Luca, la senatrice dell’Ulivo Emanuela
Baio Dossi, così come Massimo Polledri della Lega Nord, Rocco
Buttiglione e Luca Marconi dell’Udc, Alfredo Mantovano di An e l’azzurra
Laura Bianconi. Assente, e non a caso, la sinistra radicale. La fiera di
Rimini - a due passi dal parco-giochi romagnolo noto come l’Italia in
miniatura - è stata, ieri, il tamburo e il megafono del Paese. Quello
che - guidato dal portavoce cattolico del Family Day Savino Pezzotta -
ha detto con chiarezza che «la famiglia costruisce il futuro di tutti».
E, ancora, che «ciò che è bene per la famiglia, è bene per il Paese».
Sui muri dei padiglioni espositivi campeggiano i manifesti, tantissimi,
della grande manifestazione del 12 maggio, organizzata in piazza San
Giovanni. A dare la carica contro i Dico ci pensa Salvatore Martinez,
musicologo e presidente nazionale del Rinnovamento: «La famiglia è
parola laica, complessa e plurale. Il nostro obiettivo è far sì che
piazza San Giovanni diventi, il prossimo 12 maggio, la piazza di tutte
le famiglie».
Binetti e Bobba entrano in punta di piedi alla fiera. Sì, perché Radio
Maria, l’associazione Scienza & Vita o le tante mamme in fila davanti
alla nursery allestita per l’occasione, gridano a favore della famiglia
e contro il ddl del Governo rosso: «A Roma - racconta Paola Ianni, 28
anni di cui 15 di impegno nel Rinnovamento, prossima sposa l’11 agosto -
il nostro movimento ci sarà con 10 mila persone».
Paola, al pari di Giuseppina Franceschetti - 43 anni, nel Rinnovamento
dal 1991 -, non vuole sentire parlare di Dico e di nozze gay. E loro,
come gli altri carismatici, non ci stanno alle menzogne rosse contro la
famiglia naturale fondata sul matrimonio. Per questo Bobba e Binetti
sono in imbarazzo: militano a sinistra, quella appunto che ha proposto
di legalizzare i Pacs.
La Cdl - fa notare Mantovano - «ha fatto approvare la Legge 40, questo
Governo vuole invece i Dico. Stando a ciò che dice l’Istat non è vero
che il numero delle convivenze superi quello delle famiglie fondate sul
matrimonio. Il numero di convivenze è di 560 mila a fronte dei 250 mila
matrimoni che si celebrano ogni anno in Italia. I matrimoni durano una
vita e sono milioni di milioni». Sono cifre, queste, che testimoniano
come non esista una ragione di Stato per i Dico. «La manifestazione del
12 maggio - dice dalla città di San Patrignano Bobba, ex numero uno
delle Acli, con tono quasi dimesso e senza cravatta - interpreta il
sentire comune diffuso: se lo interpreteremo e gli daremo
rappresentanza, faremo un bene al nascente Partito democratico».
«La sinistra italiana vuole sposare il relativismo etico» attacca
Buttiglione: «Nella famiglia nascono i bambini e, se non nascono,
nessuno pagherà l’assistenza agli anziani e le pensioni, e la nazione
morirà». Anche per la Binetti - di nero vestita, seria in volto - «in
Italia c’è un grande senso della famiglia. La famiglia è ancora il luogo
della stabilità del Paese. Anche coloro che reclamano i Dico chiedono
un’omologazione alla famiglia, perché essa è ancora il luogo della
speranza e della sicurezza».
Binetti non la pensa come i suoi partner politici: «Quando non c’è
famiglia ed essa non è coesa, non c’è uno sviluppo armonico dei figli.
La famiglia sana è garanzia di salute». Lo choc sociale dei Dico,
dunque, impensierisce la senatrice, ancorata con entrambe le mani alle
poltroncine azzurre della sala Neri della fiera di Rimini. Già, ma come
e cosa rispondere al mondo gay che vuole le nozze omosessuali e che ha
già detto di non voler entrare nel Pd a nome di Franco Grillini? «Ognuno
di noi - si arrampica la Binetti - deve riconoscere nell’altro la
propria realtà personale. L’essere omosessuale appartiene alla sfera
della persona. Ridurre tutta la ricchezza di ciascun individuo a questo
solo aspetto, significa impoverirlo».
L’incontro in sala Neri termina per dare la parola a testimonial
d’eccezione del mondo cattolico come il cantautore Amedeo Minghi, il
calciatore Beppe Dossena e l’attrice Claudia Koll. «Voi siete benedetti,
amen alleluja», cantano all’unisono i carismatici del Rinnovamento
presenti. Bobba, Binetti, Buttiglione e Mantovano sorridono. Poi,
promettono di essere a Roma, al Family Day: «Ci sarò - spiega Bobba -.
E’ una bella manifestazione: è importante dire qualcosa di importante
per la famiglia». La Binetti aggiunge, facendo gol a Prodi e allo stesso
Bobba: «L’importante è che ci ascoltino». Prodi è avvisato. Pure Bobba.
E pure la Binetti e - come dicono in Emilia - compagnia briscola.
LA PADANIA – 1 maggio 2007
Il senatore della Lega Nord: «Oggi come oggi c’è una diffusa volontà
anticattolica. Il disegno di legge sui Dico mina la base dello spirito
del nostro popolo»
Polledri: «La difesa della famiglia Questa è la linea del Piave»
«Il primo messaggio che le istituzioni devono dare al Paese è che è
bello essere madri ed essere padri. È bello, cioè, crescere i figli. In
casa di mia madre erano in 12, eppure erano tempi in cui le famiglie del
nostro Paese erano più povere di quelle di oggi».
Massimo Polledri - senatore del Carroccio ospite della trentesima
convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, in
programma dal 28 aprile a oggi alla fiera di Rimini - parte dalla cappa
culturale che avvolge il nostro Paese. Davanti al sottosegretario alla
Solidarietà sociale Cristina De Luca, a Luca Marconi dell’Udc (aderente
al Rinnovamento), all’azzurra Laura Bianconi, a Emanuela Baio Dossi
dell’Ulivo e al giornalista Umberto Folena, il parlamentare della Lega
Nord è partito dal dato di fatto, quello cioè che oggi «manca una
generazione». Perché, appunto, mancano le famiglie disposte a fare
figli.
Senatore Polledri, il Rinnovamento ha lanciato la carica contro i Dico.
“Nulla è impossibile a Dio”, dice la citazione evangelica stampata in un
manifesto alla fiera. L’approvazione del ddl governativo è invece
possibile?
«Oggi come oggi c’è una diffusa volontà anticattolica. Per fare l’uomo
“nuovo”, la cultura di stampo illuminista e comunista tenta di
distruggere la famiglia. Non c’è alcun bisogno dei Dico. Purtroppo, il
rischio che questo disegno di legge del Governo Prodi passi è forte».
Il senatore Bobba dell’Ulivo, ospite a Rimini, ha sottolineato l’impegno
del Governo per la famiglia citando i 10 punti programmatici indicati da
Prodi. Questo Governo è davvero dalla parte dei padri e delle madri del
Paese?
«Visto che ci troviamo in Emilia Romagna, mi soffermo brevemente su un
dato di fatto. La Cdl ha introdotto il sostegno degli asili aziendali.
Il presidente Errani, invece, ha presentato un ricorso alla Corte
Costituzionale e grazie a ciò oggi, come risultato, in questa Regione
non ci sarà più il sostegno agli asili aziendali. E tutto questo per
motivi puramente ideologici».
Lucia Annunziata ha dichiarato che sarà al Family Day. Cosa ne pensa?
«Il tema della famiglia è la linea del Piave. Tutte le ideologie della
storia hanno tentato di smontare il cristianesimo e la famiglia. Il ddl
sui Dico attacca la famiglia: dice, infatti, che essa è un’unione di
persone senza specificarne il numero e, ad esempio, se è un insieme
formato da un uomo e da una donna, da due donne oppure - lo dico
provocatoriamente - da una donna e da una cane, e così via. Questa legge
mina la base dello spirito del nostro popolo. Se si tocca la famiglia,
infatti, si tocca la radice stessa dello stare insieme. Se passa la
legge sui Dico, passa una legge distruttiva che cambierà lo spirito del
nostro popolo».
Cosa rappresentano i Dico?
«La cartina di tornasole di un momento molto difficile che stiamo
vivendo. Non si è mai visto un presidente della Cei girare con la
scorta. Abbiamo, purtroppo, a che fare con falsi profeti che ci dicono
cosa dobbiamo fare. Personalmente e come padre di famiglia, mi dà
fastidio che due persone dello stesso sesso si bacino in tv così come
hanno fatto da Santoro».
Il sottosegretario De Luca si è augurato che, dopo la manifestazione del
12 maggio, «si cambi passo». Cosa risponde?
«Dico una cosa semplice, e cioè di ritirare il ddl sui Dico».
Sarà anche lei a Roma?
«Ci sarò: almeno quel giorno ci ritroveremo intorno a un’idea forte e al
valore fondante della nostra società».
Da neorupsichiatra, fa bene andare in piazza contro i Dico?
«Fa sicuramente bene: toglie le tossine e rende più agili».
F. P
LA PADANIA – 1 maggio 2007
L’ex segretario della Cisl: «La nostra è una battaglia culturale in
difesa delle unioni naturali»
«La manifestazione del 12 maggio unirà il Paese»
Rimini – Il piglio è quello dei vecchi tempi, in cui era il numero della
Cisl. «Ciò che sta succedendo – ha detto ieri Savino Pezzotta a
proposito della minacce al presidente della Cei Bagnasco – deve essere
condannato da tutte le forze politiche. Tacere non è bello né utile. La
reazione democratica deve essere larga e convinta».
Pezzotta, a Rimini per la convocazione nazionale del Rinnovamento dello
Spirito, è indignato. E, assieme a lui, i tantissimi parlamentari – da
Massimo Polledri della Lega a Bobba, Binetti, ottiglione, Cuffaro, De
Luca, Mantovano e Marconi – presenti che hanno firmato un appello pro
Angelo Bagnasco. «Quando firmai un accordo con il Governo Berlusconi –
ricorda l’ex sindacalista oggi a capo del Family Day del 12 maggio -,
venni giudicato con parolacce come ad esempio venduto. Qualcuno, poi,
non si fermò alle parole. In una società democratica è giusto dire ciò
che si pensa e non è giusto mettere il bavaglio a nessuno. Tuttavia,
occorre fare un uso rispettoso della parole, senza demonizzare. Quando
le parole sono lanciate, non si sa dove possono finire. Il mio invito è
non a reprimere i pensieri, ma a esprimerli con un certo tono. Nella
nostra società si può arrivare a un punto in cui le parole vengono
manipolate: la prudenza suggerisce un uso moderato e mite dei termini».
Toni miti, dunque. E toni miti, ma decisi, sono quelli utilizzati ieri
da Pezzotta per presentare il Family Day. «La famiglia è un bene umano,
dal quale dipende il futuro della società. L’idea del Family Day parte
da un’affermazione laica. Solo la famiglia, fondata sull’unione di un
uomo e di una donna, è l’elemento cardine del Paese. La stessa
Costituzione parla della famiglia naturale, fondata sul matrimonio».
Pezzotta, arrivato a Rimini per dare la carica al mondo
dell’associazionismo in vista del 12 maggio, tira le somme di un mondo
alla rovescia. «La questione non è più di natura solo socio-economia ma
culturale, e cioè relativa a quale idea di famiglia abbiamo e facciamo
passare nel Paese. E’ in atto un tentativo di sminuirla. Se passasse
l’idea di una pluralizzazione della famiglia, avremmo ricadute negative
sul piano socio-economico. La nostra è, per questa ragione, una
battaglia culturale, finalizzata a riportare al centro dell’attenzione
la famiglia».
Il no di Pezzotta è contro i Dico: «Diciamo sì al riconoscimento dei
bisogni delle persone: contestiamo i Dico perché equiparano le unioni al
matrimonio». Il sì di Pezzotta è a «una legge organica sulla famiglia.
La nostra iniziativa vuole unire il Paese e non dividerlo. Chiediamo
politiche nuove per la famiglia». Nota amara, la contromanifestazione
laicista, prevista a Roma lo stesso 12 maggio. «E’ la prima volta che,
nella storia civile e sociale del Paese, ci sono persone che annunciano
una contromanifestazione. Non è un bel fare. Anche se crediamo nella
democrazia, fare una contromanifestazione è di cattivo gusto».
F. P
LA PADANIA – 1 maggio 2007
La durissima omelia dell’arcivescovo di Bologna Caffarra
«Poveri i poteri umani che ostacolano il disegno divino»
Rimini - La terra di Romagna non è tutta rossa. Certo, vota a sinistra
come capita a Rimini da anni con il diessino Alberto Ravaioli, ma in
queste ore è contro Romano Prodi. Lo si è visto ieri, a Rimini appunto,
al meeting nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, il movimento
ecclesiale nato nel 1967 dopo l’effusione dello spirito santo accaduta
nel Michigan a un gruppo di giovani statunitensi.
Lo si è visto ieri, appunto, durante la sessione pomeridiana dedicata
alla preparazione del Family Day conclusa - tra gli applausi di una
folla commossa - dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna:
«Nessuno - ha detto il porporato durante l’omelia della messa interrotta
dal battimano - potrà impedire alla Chiesa di dire ad alta voce il suo
sì alla famiglia e quindi il suo no a tutto ciò che ne mette a rischio
l’irripetibile unicità».
Al pre-Family Day di Rimini non poteva mancare, lui, l’arcivescovo che
da tempo e con fermezza combatte i Dico e quanti vorrebbero sancire la
vittoria di chi vive all’insegna del “vietato vietare”. Lui, che lo
scorso aprile - all’Istituto Veritatis Splendor di Bologna - ha detto
senza mezzi termini che, se applicato alla lettera, il principio dei
Dico «è semplicemente la distruzione di ogni forma di socialità».
Anche ieri, alla fiera di Rimini davanti a 25 mila carismatici, Caffarra
- già consulente della Congregazione per la dottrina della fede ai tempi
in cui era presidente il cardinale Joseph Ratzinger - ha messo i bastoni
tra le ruote alle nozze gay. L’ha fatto dopo il caloroso messaggio che
Benedetto XVI ha inviato al presidente nazionale del Rinnovamento
Salvatore Martinez, in cui ha sottolineato l’importanza di «sostenere
tutto ciò che concretamente difende e promuove quei valori umani e
cristiani che devono essere alla base di ogni nucleo familiare».
Caffarra parla con voce ferma dal mega palco, blindato dalle forze
dell’ordine, allestito in un immenso padiglione fieristico. I fedeli
ascoltano in silenzio, perfetto, le parole del numero uno della chiesa
bolognese: «Esiste come una naturale, profonda amicizia fra la fede
cristiana e la famiglia, poiché la fede cristiana è l’incontro con la
Vita che si è fatta visibile. La Chiesa non può non prendersi cura della
famiglia, poiché essa sa qual è la misura della sua preziosità: la
preziosità stessa della vita. Nessuno potrà impedire alla Chiesa di dire
il suo “no” a tutto ciò che mette a rischio l’irripetibile unicità della
famiglia, poiché nessuno potrà impedire alla Chiesa di amare l’uomo, di
desiderare che egli abbia la vita e l’abbia in abbondanza, di lottare
contro tutti i germi di corruzione che producono la morte dell’uomo».
«Dio ama, Dio salva», cantano in coro, accompagnati dall’orchestra, i 25
mila carismatici. E alzano le mani verso il cielo di Romagna, scuotendo
l’aria della fiera. «Nulla è impossibile a Dio», scrisse l’evangelista
Luca, citato testualmente nel grande cartellone montato sul palco. «Se
Dio ha inviato il suo Unigenito perché gli uomini abbiano la vita e
l’abbiano in abbondanza - richiama Caffarra -, chi può porre impedimento
al compimento di questo disegno divino?». Poi, ancora, parole forti,
fortissime: «Poveri poteri umani quelli che cercano di impedirlo».
Scoppia l’applauso. E, ancora una volta, la grande famiglia cristiana, e
cioè la Chiesa, si compatta contro i Dico.
F.Pol
IL GIORNALE DI VICENZA e L’ARENA - 1 maggio 2007
Tutti solidali con Bagnasco
Telefonata del Papa. Napolitano: «L’Italia non lo lascerà solo»
Gli scontri ideologici
Il Vaticano apprezza l’intervento del presidente della Repubblica
L’agenzia della Cei: «In atto un tentativo per far tacere la Chiesa»
Città del Vaticano. In un gesto di grande affetto e sostegno, ieri
mattina papa Benedetto XVI ha telefonato a monsignor Angelo Bagnasco,
arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Conferenza episcopale
italiana, per esprimergli a voce vicinanza, dopo le minacce dei giorni
scorsi. Poi in un messaggio scritto lo ha esortato a «continuare ad
operare per il bene comune, difendendo e promuovendo quei valori umani e
religiosi, senza i quali non è possibile costruire vere, libere e
stabili democrazie». Nel messaggio il Papa si dice «profondamente
addolorato e colpito» per i «gravi e deprecabili episodi che turbano la
serena convivenza della comunità ecclesiale e civile».
Ieri il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, aveva chiesto
all’Italia di non lasciare solo Bagnasco e il fatto che ieri il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia espresso il
sostegno della Nazione è stato apprezzato in Vaticano. Insieme con il
papa intanto, tutta la Chiesa ha fatto quadrato, con una serie di prese
di posizione e testimonianze, attorno a Bagnasco. E monsignor Betori,
segretario della Cei, ha espresso il ringarziamento della Cei e del suo
presidente per le parole di Napolitano. «Raccolgo le parole da lei
pronunciate in relazione a recenti, gravi episodi di intolleranza nei
confronti della Chiesa Cattolica», ha scritto Napolitano a Bertone,
«Desidero assicurarle che l’Italia non lascerà solo monsignor Angelo
Bagnasco di fronte alle inammissibili, vili minacce di oscura
provenienza di cui è stato fatto oggetto. Occorre garantire il più
sereno esercizio della missione pastorale del Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana e il più pacato, responsabile e
costruttivo dialogo tra Chiesa Cattolica, la politica e società civile,
in linea con gliottimi rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e lo
Stato italiano»
Le minacce contro Bagnasco, ha denunciato il Sir, il Servizio di
informazioni religiose promosso dalla Cei, «vengono da gruppi ai margini
della società, i quali tuttavia si alimentano in certi ambienti, anche
politici, che fomentano nella base sociale sentimenti ostili alla
Chiesa». «Il loro tentativo», ha proseguito il Sir, «è di metterla a
tacere sui temi chiave della società di oggi: vita, famiglia, libertà
d’educazione» A firmare la nota è stato don Giorgio Zucchelli,
presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici, oltre
160 testate diocesane, un milione di copie. La fermezza nel non
lasciarsi intimidire va coniugata, ha spiegato don Zucchelli, alla
volontà di attenuare il clima di scontro. Quella italiana è «anche una
Chiesa che non si pone contro nessuno e si apre al dialogo con tutti,
con la forza della ragione e della fede. Dialogo dal quale coloro che
lanciano minacce si autoescludono».
Ha usato invece toni biblici il cardinale di Bologna Carlo Caffarra,
nell’esprimere la compartecipazione alla «buona battaglia» combattuta
dal presidente della Cei. Nelle intimidazioni contro Bagnasco «si
leggono», afferma Caffarra «i segni inequivocabili di quel percorso di
male che già aveva cercato la sua vittoria nel “crocifiggilo!” gridato a
Pilato. È un percorso che il Risorto ha inesorabilmente sconfitto».
Solidarietà a Bagnasco è arrivata da monsignor Vincenzo Pelvi, suo
successore come Ordinario militare d’Italia. Pelvi ha invitato, durante
una messa, l’intera comunità militare ad esprimere «sentimenti di
vicinanza nei confronti di una persona che da sempre ha manifestato un
forte sentimento di appartenenza alle forze armate». Messaggi di
appoggio e sostegno, dalla comunità di Sant’Egidio, dell’Azione
cattolica, dal movimento Rinnovamento nello spirito Santo, che sta
tenendo un convegno nazionale pre-Family Day a Rimini, da Comunione e
Liberazione e dalla comunità di Don Orione.
CORRIERE ADRIATICO – 3 maggio 2007
Edizione del 1 maggio 2007:
I cattolici hanno fatto quadrato con una lunga serie di presedi
posizione e testimonianze
Il Papa e Napolitano: “Vicini a Bagnasco”
Benedetto XVI telefona al cardinale. Il presidente invia un messaggio a
Bertone
CITTA' DEL VATICANO - In un gesto di grande affetto e sostegno, papa
Ratzinger ha telefonato ieri mattina a mons. Angelo Bagnasco per
esprimergli a voce la propria vicinanza, dopo le minacce ricevute nei
giorni scorsi dall’arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Della
telefonata “personale e di solidarietà” di Benedetto XVI, ha dato ieri
sera notizia padre Federico Lombardi, portavoce vaticano; la Santa Sede,
in tale modo, ha voluto sottolineare come il presule, preso
insistentemente di mira da estremisti o provocatori, goda della
protezione del Pontefice in persona.
Domenica il segretario di Stato Tarcisio Bertone aveva chiesto
all’Italia di non lasciare solo Bagnasco e il fatto che ieri il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia espresso il
sostegno della Nazione al presidente della Cei è stato molto apprezzato
in Vaticano.
Questo il messaggio che Napolitano ha inviato al cardinale Tarcisio
Bertone: “Raccolgo le parole da lei pronunciate in relazione a recenti,
gravi episodi di intolleranza nei confronti della Chiesa Cattolica.
Desidero assicurarle che l’Italia non lascerà solo monsignor Angelo
Bagnasco di fronte alle inammissibili, vili minacce di oscura
provenienza di cui è stato fatto oggetto. Occorre garantire il più
sereno esercizio della missione pastorale del Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana e il più pacato, responsabile e
costruttivo dialogo tra la Chiesa Cattolica, la politica e la società
civile, in linea con gli ottimi rapporti che intercorrono tra la Santa
Sede e lo Stato italiano”.
Insieme a papa Raztinger, intanto, tutta la Chiesa italiana ha fatto
quadrato, con una lunga serie di prese di posizione e testimonianze,
attorno all’arcivescovo di Genova.
Le minacce contro Bagnasco - ha denunciato il 'Sir' , il Servizio di
informazioni religiose promosso dalla Cei, “vengono da gruppi ai margini
della società, i quali tuttavia si alimentano in certi ambienti, anche
politici, che fomentano nella base sociale sentimenti ostili alla
Chiesa”. “Il loro tentativo - ha proseguito il “Sir” - è quello di
metterla a tacere sui temi chiave della società di oggi: vita, famiglia,
libertà d’educazione”. A firmare la nota è stato don Giorgio Zucchelli,
potente presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici,
oltre 160 testate diocesane, un milione di copie, il popolo delle
parrocchie. La fermezza nel non lasciarsi intimidire va coniugata - ha
spiegato il religioso - alla volontà di attenuare il clima di scontro.
Quella italiana è “anche una Chiesa che non si pone contro nessuno e si
apre al dialogo con tutti, con la forza della ragione e della fede.
Dialogo dal quale coloro che lanciano minacce si autoescludono”.
Ha usato invece toni biblici il cardinale di Bologna Carlo Caffarra,
nell’esprimere la sua compartecipazione alla “buona battaglia”
combattuta dal presidente della Cei. Nelle intimidazioni contro Bagnasco
“si leggono - afferma il card. Caffarra - i segni inequivocabili di quel
percorso di male che già aveva cercato la sua vittoria nel
'crocifiggilo!' gridato a Pilato. E’ un percorso che il Risorto ha
inesorabilmente sconfitto”.
Solidarietà a Bagnasco è arrivata da mons. Vincenzo Pelvi, suo
successore come Ordinario militare d’Italia. Mons.
Tra i tanti messaggi di appoggio e sostegno arrivati al vescovo di
Genova quelli di Sant'Egidio, dell’Azione Cattolica, del movimento del
“Rinnovamento nello spirito Santo”, che sta tenendo il suo convegno
nazionale pre-Family Day a Rimini, di 'Comunione e Liberazionè , della
comunità di Don Orione.
PAOLO OTTAVIANI,
FAMIGLIA CRISTIANA – 3
maggio 2007
SPECIALE "FAMILY DAY"
CHE COSA CHIEDONO LE ORGANIZZAZIONI POPOLARI CHE HANNO ADERITO AL
MANIFESTO "PIÙ FAMIGLIA"
LE VOCI DEL "FAMILY DAY"
LUIGI ALICI
Azione cattolica italiana
Il manifesto Più Famiglia e la manifestazione del 12 maggio non
rappresentano un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per promuovere
nuove occasioni d’incontro e di sostegno tangibile alle famiglie in
difficoltà e ai giovani che guardano in modo disorientato e incerto al
loro futuro. Occorre andare alle ragioni strutturali della debolezza
della famiglia e rilanciare come credenti una pastorale familiare sempre
più organica e sensibile alla questione antropologica. Come Azione
cattolica desideriamo impegnarci sempre di più in questa testimonianza,
per continuare a riconoscere nella famiglia un «bene umano fondamentale
che custodisce le radici più profonde della nostra umanità».
ALBERTO e ANNA FRISO
Famiglie nuove del Movimento dei focolari
Del manifesto Più Famiglia, che costituisce la base valoriale della
manifestazione, ci piace ricordare il passaggio laddove si parla della
famiglia come soggetto che forma la responsabilità sociale. È
un’affermazione determinante in quest’epoca caratterizzata da una sempre
crescente disgregazione, dove i primi a pagarne le conseguenze sono la
formazione dei giovani e l’educazione dei bambini. L’uomo vive non
soltanto come singolo, ma anche come parte di una relazione, che
acquista forza straordinaria quando è una relazione uomo-donna in vista
di un progetto comune. Come educare a questa responsabilità sociale che
passa dalla famiglia? Innanzitutto dando una testimonianza concreta, e
in secondo luogo sollecitando le agenzie culturali a essere responsabili
e meno superficiali.
GIANCARLO CESANA
Comunione e liberazione
Il 12 maggio sono in gioco due questioni assai vive nel nostro Paese: il
futuro di un Governo debole, che sui Dico ha fatto una scommessa di
coesione tra alcune sue componenti cattoliche e quelle della sinistra
estrema; il destino di una società che sembra volere relativizzare i
valori tradizionali, come la famiglia, che l’hanno costruita fin qui.
Questa seconda questione riguarda non solo l’Italia, ma tutto il mondo
occidentale, ed è oggetto di un confronto, e di uno scontro, culturali e
politici senza precedenti. Una parola centrale – che caratterizza la
posizione di chi è a sostegno della famiglia – è "esperienza".
L’esperienza non definisce la verità, ma è l’offerta di una proposta per
approssimarsi a essa. Insistere sulla documentazione dell’esperienza di
umanità che la famiglia produce vuol dire insistere su una evidenza che
evita lo scontro ideologico e che all’ideologia, al progetto sociale
antepone la speranza.
KIKO ARGUELLO
Cammino neocatecumenale
Assistiamo a una delle sfide più grandi che attraversano tutta la nostra
società: la destrutturazione della famiglia. Ciò comporta la
destrutturazione di tutta la società, provocando soprattutto nei giovani
una mancanza d’identità, di senso morale, e chiudendo loro la via di un
vero destino. Oggi nelle scuole molti ragazzi sono figli di coppie
divise, separate, portano nel loro animo ferite intense che non
dimenticheranno mai. Hanno visto i loro genitori che si odiavano. Invece
di nascere e di crescere in una scuola d’amore hanno assistito a una
spaccatura, a una rottura che ha ferito il loro cuore per sempre. In
Inghilterra, alcuni anni or sono, erano così tanti i ragazzini che si
uccidevano a 10 o 11 anni a motivo della separazione dei genitori che si
è arrivati a prospettare la possibilità che i giudici non concedessero
il divorzio a genitori che avevano figli di quell’età. Oggi ci sono
milioni di bambini che non sono protetti, è la fascia più debole della
nostra società e lo Stato non li aiuta.
SALVATORE
MARTINEZ
Rinnovamento nello Spirito
Andiamo a Roma per mostrare la vera laicità del popolo italiano, quella
che prosegue – con le parole e le opere – la grande tradizione degli
ideali di solidarietà e di giustizia sociale, e che vediamo ben
rappresentata dal laicato cattolico. È ora di passare dalla protesta
alla proposta: smettiamo di parlare delle idee e dei progetti degli
altri, consapevoli che non siamo "contro" qualcuno, ma "a favore"
dell’uomo, mossi dalla passione per la vita, per la stabilità dell’amore
coniugale, per la fecondità che si esprime nella famiglia e costituisce
una ricchezza spirituale e sociale senza eguali.
MARIO MARAZZITI
Comunità di Sant’Egidio
È importante sostenere un impegno per una coraggiosa nuova politica a
favore della famiglia ora, il 12 maggio, e successivamente. Il 12 maggio
non è perciò un punto d’arrivo, ma una tappa di un percorso. Riteniamo
che possa essere un momento di festa e di proposta al Paese, per
ricordarsi che una società più individualista, più frammentata, con
famiglie sempre più deboli non ha futuro perché non sa occuparsi non
solo delle minoranze, ma nemmeno di tutti noi man mano che diventiamo
deboli. La Chiesa italiana, attraverso i laici cattolici e quanti si
uniscono alle loro posizioni, sta facendo un grande servizio al Paese, e
riveste un ruolo di supplenza della politica nel ricordare quei valori
forti che lo Stato dovrebbe far propri e promuovere.
CHIARA SAPIGNI e MARCO SALA
Comitato nazionale Agesci
Bisogna oggi riaffermare con forza la necessità di sostenere, anche con
adeguati mezzi legislativi, la famiglia, prima cellula della società ed
esperienza comunitaria fondamentale per la formazione dei ragazzi e dei
giovani. L’Agesci – attenta all’educazione dei ragazzi che spesso vivono
situazioni di disagio proprio in quanto parte di famiglie in difficoltà
– sottolinea l’importanza di un’azione educativa e di un’attenzione
legislativa continua e sollecita, mirata a favorire la crescita nei
ragazzi di personalità capaci di scelte autentiche e profonde, fondate
sul dono di sé e sulla capacità di vivere valori quali la fedeltà, la
gratuità, il rispetto reciproco, che sono alla base di ogni comunità
familiare. C’è necessità di sinergia fra le diverse agenzie educative –
famiglia, scuola, Chiesa, tempo libero –, l’una a sostegno dell’altra,
interagendo e facendo rete, in un’ottica di più ampio respiro che possa
anche riguardare il lavoro. Insomma, occorre che la famiglia sia vista
nel suo più completo essere.
SOLIDEO SARACCO
Associazione italiana guide e scout d’Europa cattolici
L’aver aderito al manifesto Più Famiglia vuole testimoniare il costante
impegno della nostra associazione nell’educare alla famiglia. In
particolare, noi scout d’Europa cerchiamo di fornire ai giovani,
attraverso un’educazione differenziata al maschile e al femminile,
occasioni di crescita per far propria l’idea del matrimonio come uno
scambio reciproco d’amore, il cui segno tangibile siano i figli. Noi
scout d’Europa riteniamo che lo scoutismo cattolico sia uno strumento di
formazione integrale della persona, fatto di tante piccole cose che
all’apparenza possono sembrare anche banali, ma che sono mezzi per
raggiungere un obiettivo ben più alto e ambizioso, quello della
formazione umana e cristiana del ragazzo. L’attenzione alla persona è la
nostra principale preoccupazione ed è per questo che la nostra
associazione ha scelto di operare soltanto sul piano educativo,
ritenendo le esposizioni pubbliche non consone alla sua natura. I nostri
capi parteciperanno, quindi, alla festa del 12 maggio da singoli
cittadini che vogliono condividere l’impegno di promuovere il valore
della famiglia come bene fondamentale per la nostra società.
ANDREA OLIVERO
Acli
Se, sul piano dei princìpi, le Acli hanno da sempre assunto posizioni
molto chiare, oggi servono segni di mobilitazione. Abbiamo bisogno di
strumenti per avere visibilità e coinvolgere i nostri associati. Per
raggiungere degli obiettivi bisogna passare da una proposta che è
soltanto teorica a un’iniziativa popolare. Il tema della famiglia, nello
specifico, non riguarda soltanto le organizzazioni, ma ciascun
cittadino, per cui oggi parlare di Più Famiglia significa ragionare sul
nostro ruolo educativo all’interno della società. Lo Stato dovrebbe oggi
riconoscere alla famiglia la soggettività sociale, dandole il ruolo di
interlocutore privilegiato quando si vanno a proporre e a discutere
iniziative che riguardano il lavoro, il welfare, l’organizzazione della
vita stessa delle nostre città. Non solo, quindi, un sostegno concreto,
ma una partecipazione reale del soggetto familiare a quei processi
decisionali che lo riguardano.
CARLO COSTALLI
Movimento cristiano lavoratori
Il Family Day sarà una manifestazione di popolo, festosa, ma anche ben
decisa a rendere visibile una presenza che nel Paese è massiccia e che,
invece, i mass media tendono a ignorare, privilegiando lobby
minoritarie. C’è una rinascita di valori forti e veri, ed è sbagliato
dare l’immagine, falsa, di un’opinione pubblica fortemente orientata
pro-Dico. L’errore dei cattolici è stato quello di restare, fino a ora,
una maggioranza troppo silenziosa. Non siamo abituati a marciare, a far
sentire la nostra voce. Ma adesso si cambia: in piazza saremo
tantissimi, e ignorarci sarà impossibile.
GINO DOVERI
Consulta nazionale delle aggregazioni laicali
Come cattolici, ci siamo mossi per primi a difesa della famiglia perché
percepiamo più di altri l’urgenza di questo impegno, a fronte di un
tentativo, mosso da una cultura relativistica, di indebolire la famiglia
sul piano sociale, culturale e legislativo. Pensiamo alla richiesta di
equiparare le unioni omosessuali e le convivenze alla famiglia fondata
sul matrimonio. Sono modelli alternativi per noi inaccettabili, in
contrasto con la legge di Dio, la legge naturale e la stessa
Costituzione italiana. Esse non hanno quel carattere di stabilità che si
ha solo nel matrimonio, religioso o civile. Ricordiamo che anche la
Costituzione, recependo le ragioni del diritto naturale, prevede un
unico modello di famiglia: quello fondato sul matrimonio.
PAOLA BIGNARDI
Retinopera
Retinopera ha aderito al Family Day per contribuire a sottolineare il
significato della famiglia, esperienza umana tra le più intense e
grandi, di cui appare necessario ribadire la bellezza in questo momento
di cambiamento sociale e culturale profondo. Nella società statica da
cui veniamo, il valore della famiglia era più scontato: oggi tutti i
valori hanno la necessità di essere espressi in forme nuove, e
soprattutto esplicite. Ci siamo sempre detti che la famiglia è
importante, senza condividere in maniera esplicita il perché; ci siamo
ripetuti che ha un grande valore, senza compiere scelte concrete che la
sostenessero. Così, poco a poco, il pensiero stesso sulla famiglia ha
subìto dei cambiamenti che interpellano la coscienza cristiana;
soprattutto, la famiglia si è trovata ad affrontare difficoltà nuove,
senza aiuti adeguati, senza solidarietà, senza sostegni. Per affermare
con verità il senso della famiglia occorre che esso non rimanga una pura
e astratta proclamazione di valore, ma divenga esperienza socialmente
riconosciuta e aiutata da adeguate scelte, anche di carattere sociale e
politico, che consentano oggi alla famiglia di vivere bene. Retinopera,
che in questi anni ha lavorato per superare la frammentazione del
laicato, partecipa molto volentieri a un’iniziativa che vede insieme
realtà aggregative diverse, a manifestare con diverse sensibilità lo
stesso convincimento: il bene della famiglia è assolutamente decisivo
per il bene della società.
FRANCESCO D’AGOSTINO
Unione giuristi cattolici italiani
Famiglia e matrimonio sono istituzioni non solo genericamente sociali,
ma specificamente giuridiche; potremmo anzi dire che si fondano sul
diritto naturale. Purtroppo, il fondamento naturale del matrimonio e
della famiglia oggi è diventato estremamente controverso e costituisce
una sfida culturale che un’associazione come la nostra – che da sempre
ha dedicato a queste tematiche un’attenzione prioritaria – non poteva
ignorare. Bisogna riaffermare la centralità della famiglia. Basterebbe
che il Parlamento fosse rigoroso nel rispettare il dettato
costituzionale. La nostra Costituzione non si limita, infatti, a
riconoscere in astratto la famiglia, ma indica delle linee
programmatiche per un sostegno concreto. Ma, anche al di là della
Costituzione, il sostegno alla famiglia riveste un’importanza sociale.
Quanto più entra in crisi l’istituzione familiare, infatti, tanto più ne
risente, e tende a implodere, quella sociale.
VINCENZO SARACENI
Associazione medici cattolici italiani
Mi auguro di cuore che la manifestazione del 12 maggio sia una grande
festa, una testimonianza dello spirito costruttivo di chi scende in
piazza non contro qualcosa o qualcuno, ma soltanto a favore della
famiglia. I medici cattolici operano nel campo della salute e più in
generale della qualità della vita, ed è per questo che ogni discorso che
riguarda la famiglia ci tocca anche professionalmente, oltre che come
cattolici preoccupati del bene della società. È qui che si sperimenta e
si vive in prima battuta l’accoglienza e la cura delle persone più
fragili: anziani, bambini, malati. Proprio quelle persone con le quali i
medici hanno a che fare ogni giorno.
ANGELO FERRO
Unione cristiana imprenditori e dirigenti
Come imprenditori cristiani siamo a favore di una nuova stagione di
responsabilità e di doveri che metta al centro la cellula fondamentale
della società, da cui dipende veramente il nostro futuro. E senza
fiducia nel futuro non si va da nessuna parte. È per questo che
scendiamo in piazza: chiedere maggiori tutele e una nuova valorizzazione
della famiglia ha proprio il senso di auspicare e lavorare per costruire
una maggior fiducia nel futuro. Anche lo stesso sistema produttivo ha
bisogno di questa fiducia e ha bisogno di un legame stretto e reciproco
con le famiglie. È un discorso che ci teniamo a fare alla società nel
suo insieme, ma in modo particolare alla classe dirigente e agli
imprenditori italiani.
FRANCO MUGERLI
Coordinamento delle associazioni per la comunicazione
Oggi la famiglia è ostacolata: milioni di famiglie vivono sulla soglia
della povertà, come dimostrano ormai diverse indagini. La "crescita
zero" è un problema di cui ci si preoccupa, ma non si mettono in atto
quelle politiche familiari in grado di imprimere una svolta. Si prende a
confronto il caso francese per i Pacs, ma si finge di non vedere, anzi
non si vedono affatto, le coraggiose politiche familiari attuate dai
laicissimi cugini d’oltralpe. A fronte di un allarme crescente per
l’emergenza bullismo e per la resa all’incapacità di educare le nuove
generazioni, non si vuole ammettere la mancanza di scelte culturali e
politiche che mettano la famiglia al primo posto. L’emergenza famiglia è
sotto gli occhi di tutti, ma – guardando il dibattito politico – sembra
che l’unico vero problema siano le coppie di fatto. In questo modo,
però, si disgrega la famiglia in nome della libertà, e il potere diviene
ancora più forte sull’individuo che rimane sempre più solo.
EDIO COSTANTINI
Centro sportivo italiano
La nostra missione è aiutare i ragazzi a riconoscere che la vita è un
valore: non vogliamo crescere dei campioni, ma degli uomini e dei
cittadini. Tre le istituzioni con le quali ci rapportiamo stabilmente
per stabilire un’alleanza educativa: famiglia, scuola e parrocchia. Ecco
perché saremo in piazza il 12 maggio: bisogna riaffermare il ruolo
fondante della famiglia nella società, rendendosi conto che la
solitudine e le difficoltà dei figli sono spesso problematiche
strettamente connesse con quell’aiuto che alla famiglia è dovuto, ma
ancora manca. Ai giovani vogliamo dire che è possibile e giusto
scommettere sulla famiglia, e che non serve mettere in campo pericolosi
duplicati. È una battaglia culturale, prima ancora che politica.
ANTONIO DIELLA
Unitalsi
Le nostre famiglie sono accoglienti e aperte ad altre famiglie in
difficoltà. Questa è una ricchezza per l’Italia, e così interpretiamo il
manifesto Più Famiglia, che sta alla base della manifestazione del 12
maggio, quando dice che «quello che è bene per la famiglia è bene per il
Paese». Nella nostra associazione sperimentiamo la situazione di
famiglie che educano alla solidarietà e all’attenzione verso coloro che
vivono la sofferenza, in particolare i più piccoli. È qui che si
sviluppa la possibilità e la speranza di vita per tanti: in famiglia
matura quella "Chiesa ordinaria" che abbiamo sempre incontrato là dove
le difficoltà sono maggiori.
ANNA MARIA PASTORINO
Centro italiano femminile
Il 12 maggio sarà un giorno di "missione", una sfilata di testimonianze
e insieme una giornata di festa, per ricordare a chi condivide i valori
cattolici e a chi non li condivide che difendere la famiglia, così come
sta scritto nella nostra Costituzione, significa difendere il nostro
futuro di donne e di uomini. Chi sceglie di convivere non vuole avere né
diritti, né doveri. La famiglia, oggi, ha piuttosto delle priorità ben
precise: in primo luogo servono più asili nido, che siano gratuiti a
prescindere dal reddito, e più case in affitto per i nostri giovani.
SERGIO MARINI
Coldiretti
Aiutare sul piano sociale e fiscale la famiglia significa per noi dare
anche nuova forza e nuova capacità di intrapresa al nostro tessuto
produttivo. Del resto, fa parte della nostra specificità rappresentare
un modello d’impresa familiare. Ma non scendiamo in piazza con mentalità
rivendicativa o per partecipare a una manifestazione "di settore", sia
pure intendendo per tale il mondo cattolico. Abbiamo fatto la nostra
scelta convintamente all’interno del Forum delle associazioni familiari
per chiedere "più famiglia" e più attenzione a essa. Laicamente,
vogliamo accendere un riflettore sulla famiglia, bene prezioso per tutta
la collettività. Un riflettore che sostituisca quell’attenzione che da
parte delle istituzioni è stata finora residuale.
CARLO CASINI
Movimento per la vita
La manifestazione di piazza San Giovanni ha un doppio volto: quello
gioioso della testimonianza e quello della precisa richiesta alle
istituzioni. Senza retrosensi politici, senza alcun indice puntato, ma
con la consapevolezza che la famiglia è il mattone costitutivo della
società e che quindi nessuno è autorizzato a sottrarsi al dovere di
sostenerla e promuoverla e che nessuno può lavorare contro di essa. Dire
sì alla famiglia significa, infatti, anche dire no alla cultura
dell’individualismo e della fuga dalle responsabilità, e questo implica
la richiesta di non procedere oltre nel tentativo di regolamentazione
delle unioni di fatto per renderle simili alla famiglia fondata sul
matrimonio. Per queste ragioni il Movimento per la vita scenderà in
piazza insieme con tutto il Forum. Ci siamo posti come obiettivo quello
di organizzare un pullman per ognuno dei 600 e passa Centri di aiuto
alla vita e movimenti locali che abbiamo in tutta Italia.
GIANFRANCO GAMBELLI
Confederazione nazionale Misericordie
Come movimento cattolico plurisecolare abbiamo deciso di partecipare al
Family Day perché riteniamo che si stia andando verso un indebolimento
della famiglia come elemento di sostegno alla comunità, con una
conseguente perdita di riferimenti per la società, in particolare per le
nuove generazioni. Oggi la famiglia non è adeguatamente sostenuta dalle
istituzioni. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad attacchi, sfociati
in un disegno di legge che mira a indebolirne le radici per far credere
all’opinione pubblica che altre forme di convivenza possano essere più
vantaggiose e meno vincolanti. È invece importante che la famiglia
rimanga solida nella sua istituzionalità, poiché rappresenta un cardine
imprescindibile in termini di sviluppo socioeconomico, ma soprattutto
morale del nostro Paese. Difendendo la famiglia, il nostro movimento
intende difendere l’intera collettività, proprio nei suoi valori
fondanti.
IL VELINO
– 3 maggio 07
*Family day, parte da Rimini il l'iniziativa del 12 maggio
Bologna, 03 MAG (Velino) - Il Family Day dovra' essere un successo. E
per partire con il piede giusto si chiede la collaborazione di uno dei
movimenti cattolici piu' potenti in Italia, quello del Rinnovamento
nello Spirito Santo, che lo scorso fine settimana si e' dato
appuntamento alla fiera di Rimini per la trentesima Convocazione
nazionale. Proprio davanti alla platea di 25 mila persone, il portavoce
della manifestazione in difesa della famiglia, Savino Pezzotta, ha
lanciato l'iniziativa del 12 maggio in piazza San Giovanni in Laterano a
Roma. Con se' ha chiamato una serie di ospiti illustri che per un paio
di giorni hanno tenuto banco, complici anche gli attacchi e le minacce
al presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco.
Mentre a due chilometri di distanza, nella sala congressi della vecchia
fiera di Rimini, il popolo dei Comunisti italiani (diecimila circa)
confermava alla giuda del partito Oliviero Diliberto, dal palco di
Rimini Fiera hanno preso la parola il presidente dell'Udc Rocco
Buttiglione, ma anche la senatrice dielle Paola Binetti, il segretario
generale della Cei Giuseppe Betori, ma anche il presidente della Regione
Sicilia Salvatore Cuffaro che per l'occasione ha lanciato il suo
'manifesto' per invitare i siciliani ad aderire in massa alla
manifestazione del 12 maggio. Per non parlare degli attori e dei
cantanti che hanno voluto portare la propria testimonianza in difesa
della "famiglia tradizionale" come Claudia Koll e Amedeo Minghi.
A scaldare gli animi e' Buttiglione, preoccupato per i continui attacchi
all'arcivescovo di Genova: "In un paese libero - spiega - ognuno dice
cio' che gli pare. Ma in Italia c'e' una campagna che vuole impedire ai
vescovi di parlare.
Questo e' un atto di violenza ed espressione di un nuovo totalitarismo.
Sta montando contro la Chiesa un clima di violenza. Hanno tentato di
fare al Parlamento europeo una mozione per condannare Bagnasco. Se gli
succedesse qualcosa, noi sapremo dove andare a cercare i mandanti
morali". L'ex sindacalista della Cisl si scaglia contro gli
organizzatori della contromanifestazione di piazza Navona: "E' la prima
volta nella storia civile che quando uno organizza una manifestazione
c'e' un altro che ne organizza una alternativa perche' non e' d'accordo.
Non e' un bell'affare. Non e' giustificata una contromanifestazione,
perche' divide il paese". Poi aggiunge: "Quando ci sono state altre
manifestazioni che a noi non piacevano - dice Pezzotta - non ne abbiamo
organizzata una contro, perche' siamo rispettosi dell'espressione che
ognuno puo' portare in piazza e perche' crediamo nella democrazia".
Chiude la convention Betori che rivendica per se' e per la Chiesa il
diritto di esprimersi, ma anche di sostenere la manifestazione in
piazza: "Quando le cose sono messe in crisi da una cultura che si
vorrebbe proporre come una cultura diffusa - spiega il prelato - e'
necessario che il sentire diffuso delle persone si manifesti e s'imponga
anche sulla cultura pubblica che spesso non ascolta queste persone". E
il popolo del Rinnovamento nello Spirito Santo applaude. In attesa di
prendere pulmann e treni alla volta di Roma, la prossima settimana, a
sostenere il Family Day.
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