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BETORI: CHIESA
INTERVIENE, NON IMPONE LEGGI CRISTIANE
Non lavoriamo per interesse cattolico ma per uomo creatura di Dio
Rimini, 1 mag. (Apcom) - La Chiesa ha il diritto di intervenire sui temi
che riguardano la difesa della famiglia e non lo fa per "imporre leggi
cristiane".
Dal meeting del Rinnovamento nello Spirito Santo, che si conclude oggi a
Rimini, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana,
Giuseppe Betori, lancia un messaggio in vista del 12 maggio, quando in
piazza San Giovanni a Roma si svolgerà il Family Day, la manifestazione
in difesa della famiglia.
Commentando durante la celebrazione eucaristica la prima lettura della
Genesi, monsignor Betori si appella alla "questione antropologica"
ovvero alla "messa in questione dell'identità stessa dell'uomo sotto la
pressione delle conquiste della scienza". "Mai come oggi - spiega -
siamo chiamati ad affermare e testimoniare l'irriducibile componente
spirituale della persona umana e la sua naturale tensione verso la
trascendenza" e a riconoscere "in pienezza la dignità della persona
umana".
"Male ci interpreta - continua il segretario della Cei - chi pensa al
nostro impegno a favore della famiglia fondata sul matrimonio al di
fuori di questo orizzonte creaturale, quasi fosse dettato da un
interesse ad imporre 'leggi cristiane'. Mi sembra molto felice al
riguardo l'espressione del Santo Padre ai vescovi italiani nel maggio di
due anni fa: 'Non lavoriamo per l'interesse cattolico, ma sempre per
l'uomo creatura di Dio'".
Secondo il libro dell'Antico Testamento, continua il prelato "il giusto
posto dell'uomo nell'universo, la sua specificità rispetto al mondo
naturale e animale e al tempo stesso la sua responsabilità verso di
esso, la sua stessa natura relazionale che ha forma compiuta nella
coppia formata da un uomo e da una donna, non sono percepibili se non a
partire dal riconoscimento del rapporto dell'uomo con Dio. Il nostro
impegno per la vita e la famiglia si ridurrebbero a mero umanitarismo se
collocati al di fuori di questo orizzonte".
Rivolgendosi ai partecipanti alla 30esima Convocazione nazionale del
Rinnovamento nello Spirito Santo, monsignor Betori aggiunge: "Solo da
una vera esperienza dello Spirito puó scaturire una coerente esperienza
di servizio alla verità dell'uomo, della famiglia e della società.
Altrimenti si rimane alla superficie delle cose, come accadde agli
abitanti di Nazaret, che in Gesú non riuscirono a vedere che il figlio
del carpentiere, essendo stati incapaci di riconoscere la presenza di
Dio nella vita di Giuseppe, il carpentiere del loro villaggio, che
invece dalla fede in Dio aveva tratto forza per divenire il padre
secondo la legge del Verbo di Dio fatto carne".
BETORI A RINNOVAMENTO SPIRITO: STATE VICINI AI VESCOVI
I giovani del meeting applaudono il segretario della Cei
Rimini, 1 mag. (Apcom) - Il segretario generale della Cei, Giuseppe
Betori, salutanto i 25 mila partecipanti al meeting del Rinnovamento
dello Spirito Santo di Rimini ha invitato a rimanere vicini ai vescovi
italiani, in particolare al presidente della Cei, Angelo Bagnasco, dopo
i ripetuti messaggi intimidatori e le offese ricevute nei giorni scorsi.
"State vicini ai vostri vescovi - dice dall'altare allestito alla Fiera
di Rimini monsignor Betori - in particolare a Bagnasco, in questo
momento difficile".
Al suo arrivo questa mattina, il segretario della Cei ha commentato il
Family Day, l'iniziativa del 12 maggio in piazza San Giovanni, in difesa
della famiglia, ma non ha voluto aggiungere altro sul "caso Bagnasco".
Ieri, dopo l'ennesima busta con una foto dell'arcivescovo con l'aggiunta
di una svastica e una stella a cinque punte e l'allusione alle Br,
monsignor Betori si è limitato a ringraziare per i messaggi di
solidarietà arrivati dalle istituzioni e dal mondo politico.
Il segretario della Cei, poco prima delle 14, ha lasciato il quartiere
fieristico di Rimini, tra i canti e gli applausi dei giovani del
Rinnovamento nello Spirito.
ANCHE CHIESA IN
CAMPO:STOP MORTI BIANCHE,PIU' SICUREZZA
Caffarra:fatto indegno per Paese.A Radio Vaticana minuto silenzio
Roma, 1 mag. (Apcom) - Anche la Chiesa italiana scende in campo per
chiedere maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. Nella festa del primo
maggio - giorno di San Giuseppe lavoratore - dedicata quest'anno al
fenomeno delle morti bianche, vescovi, cardinali e sacerdoti si uniscono
al coro unanime di politici e istituzioni: stop agli incidenti sui
luoghi di lavoro, e maggiore sicurezza.
Un appello che attraversa tutta la Penisola, da Milano a Pompei, da
Genova a Bologna, passando per Torino e che dà seguito a una campagna
mediatica portata avanti dall'Osservatore Romano sul fenomeno.
Anche la Radio Vaticana aderisce all'iniziativa lanciata da 'Articolo
21' di osservare un minuto di silenzio per ricordare il dramma delle
morti bianche. "Un'iniziativa - afferma l'emittente vaticana - che
speriamo possa contribuire a promuovere una sempre maggiore attenzione
al problema della sicurezza sul lavoro".
"E' intollerabile la mancanza di sicurezza sul lavoro", ha detto
l'arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Serve maggiore
attenzione "all'incresciosa, all'intollerabile mancanza di condizioni di
sicurezza per la salute e per la vita stessa di quanti sono impegnati in
determinati ambiti di lavoro", ha ribadito il porporato durante la
veglia di preghiera nella parrocchia di Gesú Divino Lavoratore. A
Bologna, il cardinale Carlo Caffarra ha ricordato che le morti bianche
rappresentano una "vera e propria strage", un "fatto indegno di un paese
civile". "La mia voce è piccola - ha ammonito il porporato bolognese -
ma non posso non alzarla e rivolgerla a tutti coloro che per qualsiasi
titolo hanno responsabilità della sicurezza del lavoro. Da quei morti
emana un senso di ingiustizia che non puó non commuoverci fino alle
radici".
Della tutela dei lavoratori ha parlato anche monsignor Giuseppe Betori,
segretario generale della Conferenza episcopale italiana.
Serve "un'attenzione specifica a che il lavoro - ha detto da Rimini,
dove si conclude oggi il meeting nazionale di Rinnovamento nello Spirito
- si esplichi in condizioni rispettose della persona, di tutte le
persone e di tutti i popoli, con ció che ne consegue in questo tempo di
crescente globalizzazione".
"Ne va della possibilità di assicurare a tutti un lavoro - ha continuato
il numero due dei vescovi - di saper comporre i tempi del lavoro e
quelli del riposo e della festa, della sicurezza delle persone nel
lavoro, di condizioni del lavoro che non significhino pregiudicare
l'ambiente per le future generazioni, di un'equa distribuzione dei
frutti del lavoro secondo giustizia e in una prospettiva di rispetto dei
popoli, della loro libertà e sicurezza di vita".
"È necessario fare ogni sforzo perch‚ siano poste le condizioni di
giustizia e di legalità capaci di rendere i luoghi di lavoro privi di
pericoli per la vita delle persone", ha chiosato da Torino il cardinale
Severino Poletto. "In questa giornata - ha sottolineato il porporato -
non posso non comunicare la mia sofferenza per il numero di lavoratori
che ogni anno muoiono sul posto di lavoro a causa della mancanza del
rispetto delle regole di sicurezza".
E questa sera, ad Assisi, "le luci del complesso monumentale della
Basilica di San Francesco rimarranno accese fino a mezzanotte per
ricordare le vittime sul lavoro". "Oggi pregheremo per la sicurezza sul
lavoro - ha detto padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro convento di
Assisi - per tutte le vittime cadute sui luoghi di lavoro".
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