“La
famiglia è artefice di unità, è motore per fare l’unità”
Sintesi dell'intervento di Mons.
Renzo Bonetti,
Coordinatore Nazionale del Progetto Parrocchia-Famiglia della CEI.
Rimini, 24 aprile 2005 -
ore 16:30
Mons. Renzo Bonetti,
laureato in psicologia, che per sette anni ha diretto l’Ufficio
nazionale per la pastorale della famiglia ed è impegnato nella pastorale
coniugale, amico di lunga data del RnS, ha tenuto il secondo intervento
nella sessione della Convocazione dedicata alla famiglia.
Mons. Bonetti ha esordito
dicendo che la famiglia è artefice di unità, è motore per fare l’unità.
“A seminare sfiducia nel matrimonio è il diavolo”. Ha quindi
aggiunto: “La vita non è bella perché sono tanti quelli che si
ammalano? Non ha senso dire che il matrimonio non è bello perché sono
tanti quelli che falliscono!” Bisogna insorgere contro una cultura
che umilia e deride il matrimonio. “La famiglia è l’immagine di Dio,
essa è bene espansivo, diffusivo, è il digitale, è la trasmissione
satellitare di Dio”. Questo tesoro non deve essere essere nascosto
in casa. Il matrimonio è sacramento diffusivo, contagioso, comunionale,
intima comunione di vita e di amore, e Giovanni Paolo II nella
Familiaris Consortio invita gli sposi a mettersi a servizio della
Chiesa.
La famiglia è
complemento in essa il noi divino costituisce il modello del noi
umano, non è uno scambiare per equilibrio, è reciprocità che compone in
armonia gli opposti uomo – donna, sposo – sposa, genitori – figli. La
famiglia è condivisione: “condividere per gli sposi è come
respirare”. Essa è condizione essenziale, la “porta stretta”
, di anima e corpo. “Ecco il mio corpo per dirti l’amore”, il
relatore ha sottolineato come siano importanti i gesti del corpo, anche
il solo porgere un saluto.
La famiglia è
corresponsabilità: in famiglia ognuno
vale e nessuno è
dimenticato. Essere corresponsabili significa essere obbedienti
all’unità.
La famiglia è
compresenza: “non posso dire io senza pensare a te”, non si
può pensare al coniuge o ai figli senza la consapevolezza, la coscienza
che sono dentro di noi e viceversa.
Cio
è “amare a tal punto l’altro da sentirlo presente in te”. Così
accade nella Trinità. Ce lo ha detto Gesù. La compresenza è il
termometro dell’Amore. Essa spinge alla missione. Occorre far passare
queste peculiarità: la complementarietà, la condivisione, la
corresponsabilità, la compresenza dalla famiglia anche alla Chiesa.
Mons. Bonetti ha poi
citato Giovanni Paolo II: “la famiglia
è l’eucaristia della società” dicendo che il legame tra la famiglia
e l’eucaristia è strettissimo e che Gesù mediante la coppia vuole
arrivare a tutti, esportare l’amore. Dio ha posto al famiglia al centro
del creato. La famiglia non è fine a se stessa , essa vuol dire “fecondità,
che non è fertilità, è capacità di fare crescere”. Il relatore ha
invitato gli sposi a farsi pane per il mondo a essere “un panificio”
e a leggere nelle proprie imperfezioni la chiamata alla santità.
L’imperfezione del coniuge infatti diventa nostalgia dell’eterno,
di un amore perfetto, delle nozze con Dio, delle quali abbiamo quale
solo anticipo l’Eucaristia. Nelle nozze con lo Sposo Gesù diventiamo un
sol corpo, in quelle nozze si scioglie ogni limite del marito, della
moglie.
L’assemblea ha a lungo
applaudito anche questo intervento. |