Torna alla pagina precedente...

“Ecco io creo nuovi cieli e nuova terra;
 si gioirà sempre di quello che sto per creare!
(cf Is 65, 17-18)

Sintesi dell'intervento conclusivo di Salvatore Martinez

 

Clicca per ingrandire...“Ecco io creo nuovi cieli e nuova terra; si gioirà sempre di quello che sto per creare! (cf Is 65, 17-18)”: Salvatore Martinez, coordinatore nazionale, ha concluso la XXVII Convocazione Nazionale, con una relazione a commento del tema portante dell’incontro annuale dai Gruppi e Comunità del Rinnovamento.

“La Chiesa nascente prese da subito il nome di mondo nuovo”: così ha esordito il Coordinatore Nazionale ribadendo, fin dall’inizio, il senso di appartenenza dei cristiani il cui cammino è tracciato dalle Beatitudini, le otto sfide evangeliche per sperimentare cieli e terra nuova, un cammino in salita verso il cielo, ma che garantisce la gioia fina da ora. Il mondo è immerso nella tristezza, ma gli appartenenti al Rinnovamento vogliono candidarsi a essere profeti di gioia, sull’esempio di Giovanni Battista, precursore della gioia (cf Gv 3, 29-30). Come per tutti i doni di Dio la gioia, luce di Dio che si comunica, si diffonde donandola, come diceva la beata Teresa di Calcutta: “La nostra gioia è il miglior mezzo per predicare il cristianesimo”.

La gioia pasquale - ha ricordato Martinez - è lo stile della spiritualità carismatica, non allegria esteriore, vuota e ignara della sofferenza circostante, ma olio di letizia sulle ferite del mondo, balsamo per i corpi stanchi e le menti offuscate. Un concetto ribadito nella Lettera autografa di Giovanni Paolo II, inviata proprio in occasione di questa convocazione: “con la forza travolgente della preghiera di lode… lo Spirito elargisce incessantemente i suoi carismi…”.

Rispetto alla nuova creazione il Coordinatore Nazionale ha approfondito la sua analisi partendo dalle parole di san Paolo (2Cor 5, 17), ricordando che ci è dato di essere collaboratori privilegiati dello Spirito se prendiamo sul serio il nostro cammino, che non è un viaggio verso l’ignoto ma verso la pienezza dello Spirito di Dio.

Occorre riconoscere la propria povertà di Spirito, la propria debolezza spirituale, l’incapacità di amare Cristo e i fratelli, perché incapaci di ricevere e contenere in abbondanza lo Spirito di Dio. Questa però non è una capacità individuale, ma collettiva, da vivere in comunione, nei gruppi e nella Chiesa: “se vogliamo veramente aspirare a una vita cristiana autentica, dobbiamo sforzarci di vivere sempre più intensamente nello Spirito Santo. Solo chi ha cuore e mente aperti allo Spirito di Dio può vedere e amare le opere dello Spirito di Dio che opera incessantemente nella storia, nella Chiesa, nel mondo”.

Bisogna che si colmi il divario tra lo scoraggiamento che serpeggia nel mondo, che sente Dio lontano dalla vita e dai suoi problemi, e l’entusiasmo che caratterizza una vita conquistata e permeata dallo Spirito di Dio, autentica forma d’irradiazione che contagia positivamente l’ambiente circostante.

 

Nella seconda parte della sua relazione Salvatore Martinez ha presentato all’attento auditorio cinque punti, dedicati rispettivamente ad altrettante risorse dello Spirito e insidie della carne:

  • pazienza, non pigrizia. Rimanere fedeli all’impegno assunto, pazienti nell’attendere l’avvento di cieli e terra nuova anche quando sembrano ritardare. La pigrizia, invece, rinvia gli impegni perché rifiuta il sacrificio;

  • prudenza, non paura, Camminare, anche a piccoli passi, con lo sguardo avanti. La paura, invece, fa restare fermi;

  • purezza, non passività. Rinnovare i sensi per far emergere l’uomo nuovo. La passività uccide lo Spirito in noi;

  • pregare, non protestare. Parlare a Dio, nella preghiera, rende capaci anche di parlare agli uomini e non cedere alla tentazione di reagire con parole ingiuste;

  • pane, non pietre. Offrire il pane del perdono e della riconciliazione, non la pietra del rancore.

Non scoraggiamoci davanti alle difficoltà, la visione apocalittica della vita è contraria alla fede. La “fine del mondo” è legata al rifiuto dello Spirito di Dio: “dove manca lo Spirito di Dio gli uomini lavorano alla lacerazione del mondo, alla disgregazione della società. Occorre permeare dello Spirito di Dio il mondo del lavoro e sociale. Preghiera e impegno sono una cosa sola, come il braccio orizzontale e verticale della croce”.

Iniziamo questo nuovo triennio con il linguaggio dello Spirito: questa l’esortazione ai responsabili, agli animatori, a tutti gli appartenenti ai gruppi e alle comunità del RnS, come messaggio da diffondere nella Chiesa, nella società, in Italia e nell’Europa allargata ai venticinque paesi aderenti.

 

Dopo la relazione è seguita l’invocazione dello Spirito sui nuovi responsabili eletti nei Comitati regionali di servizio e sui Coordinatori diocesani.


Hit Counter