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Preghiera ecumenica per le Chiese perseguitate
 

Ispirata alla pericope di Mt 5, 11-12, si è svolta nel pomeriggio del 1 maggio, la sessione ecumenica, un appuntamento ormai tradizionale della Convocazione Nazionale, come ribadito da Salvatore Martinez. L’intensa preghiera, incontro di cuori e non approfondimento teologico, è stata animata da rappresentanti delle diverse tradizioni cristiane e dedicata, quest’anno, all’intercessione per le chiese sofferenti e perseguitate, invocando la venuta del Regno di Dio.

“Più riceviamo nella preghiera, più riusciamo a dare nella vita attiva”, con le parole della beata Teresa di Calcutta, Martinez ha voluto invocare la grazia di Dio sugli animatori della preghiera e sull’assemblea.

 

Charles WhiteheadCharles Whitehead, presidente dell’International Charismatic Consultation, ha voluto ricordare come l’unità del corpo di Cristo sia essenziale, istanza da lui avvertita in particolare per la sua personale esperienza di “matrimonio ecumenico” con l’anglicana Sue, assieme alla quale lavora attivamente per la causa ecumenica. “Nella Novo millennio ineunte, Giovanni Paolo II – ha detto Whitehead - ci dice che il cammino ecumenico è difficile e lungo, ma siamo incoraggiati dalla speranza che ci viene dall’essere legati alla presenza del Risorto e all’inesauribile potere del suo Santo Spirito, che non è diverso per cattolici, protestanti, ortodossi (cf Gv 17, 21). Sulla preghiera di Gesù e non sulle nostre forze, basiamo la nostra speranza. Da una comune esperienza di effusione dello Spirito possiamo comprendere che ciò che ci unisce è più di quanto ci divide. In molti paesi i cristiani soffrono insieme per il comune amore che nutrono per Gesù Cristo e la nostra proposta è di ecumenismo pratico per portare amore a tutti coloro che soffrono (cf Rom 12, 4-6)”.

 

La preghiera, preceduta dall’invocazione allo Spirito a venire in aiuto alla nostra debolezza, mentre i presenti si tenevano per mano, quale segno di unico corpo, si è aperta con l’intervento di Tony P. Hall, ambasciatore USA presso la FAO, cristiano evangelico presbiteriano.

“Ogni giorno nel mondo 25.000 persone muoiono di fame – ha detto Hall – e molta è la sofferenza nel mondo. Nella Scrittura ci sono più di 2.500 versetti che parlano di chi si trova in condizione di bisogno. Di questi molti affermano che chi porta soccorso al povero onora Dio e solleva il prossimo. Personalmente in Etiopia ho visto morire 50 bambini in due ore e da allora ho deciso di dedicare la mia vita ad aiutare i bambini negli USA e nel mondo. In quel tempo mi vennero alla mente la parole di un amico che mi aveva detto: “non credi che sia ora di portare Dio nel tuo lavoro?”. Ora, nella FAO, opero in un’organizzazione che dà da mangiare a 110 milioni di persone, un numero che sembra enorme, ma rappresenta solo il 10% del bisogno mondiale, mentre il 90% resta scoperto”.

 

Dopo una pausa di silenzio orante la parola è passata a Ronald W. Nikkel, presidente di Prison Fellowship International, psicologo.

“Ho trascorso molto del mio tempo in prigione – ha detto Nikkel – molte sono le barriere che ci separano gli uni dagli altri, non solo fisiche, ma sociali, politiche ed economiche. In Gesù Cristo, invece, siamo un solo popolo, senza barriere che lui può trasformare in unità. Contempliamo in silenzio le barriere che ci separano gli uni dagli altri. I conflitti nel mondo sono basati su queste barriere, fatte di rabbia e violenza individuali. Gesù è stato il vero rivoluzionario che ha sostituito l’amore al risentimento e solo lui può cambiare il nostro cuore. Talvolta la libertà che sperimentiamo in occidente ci dà un falso senso di sicurezza e ci chiude gli occhi di fronte al bisogno di tanti milioni di persone nel mondo. Guardando alle mani di Gesù pensavo che lui ha rotto tutte le barriere, ha toccato i lebbrosi. Chiediamogli di darci mani per il servizio, forti quanto la preghiera, per servire poveri e prigionieri e capaci di creare amicizia, superando le barriere delle diverse tradizioni cristiane, per andare oltre gli steccati”.

 

S.E.R. card. Francis ArinzeA conclusione dell’incontro l’intervento del card. Francis Arinze.
“Mettiamo davanti al Signore tutte le intenzioni di preghiera. Gesù ha pregato per tutti i suoi seguaci perché fossero uno, così come lui e il padre sono un solo Dio. Cristo ci ha chiesto anche di essere suoi testimoni, confessiamo che lui è il Figlio di Dio, con umiltà ma con grande fede. Lui ci ha lasciato un esempio, seguito da una galassia di santi e martiri, nel corso di duemila anni, a partire da santo Stefano. Preghiamo per i cristiani che soffrono, che tutti abbiano coraggio di confessare che Gesù è il Signore e Salvatore e non ce n’è un altro. Preghiamo per la riconciliazione tra i popoli e le nazioni e per tutti i bisogni nel mondo”.

 

Numerosi i leader cristiani presenti all’incontro ecumenico in rappresentanza di diverse tradizioni cristiane.


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