L'intervento del Card. Giovanni Battista Re
Breve sintesi dell'omelia del prefetto della Congregazione per i
Vescovi
“Sono venuto volentieri a pregare assieme a voi – ha esordito il card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, che ha presieduto la concelebrazione eucaristica del 30 aprile - auguro ogni bene a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e al movimento intero, espressione della vitalità della Chiesa di oggi”. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno”: questo il cuore della lettura liturgica. Commentando il brano evangelico del “pane disceso dal cielo”, tratto dal vangelo di Giovanni, il celebrante ha voluto sottolineare il desiderio di spiritualità in una società caratterizzata da progressiva secolarizzazione. Il mondo ha bisogno della luce e della forza che scaturisce dal Vangelo, testimoniata dai cristiani e dai movimenti nella Chiesa: “Come il RnS che mette al centro della propria attività la preghiera e l’attenzione all’azione delle Spirito Santo. Personalmente vorrei incoraggiarvi all’impegno nella preghiera, perché chi prega non si scoraggia davanti ai problemi sociali e trova conforto nella provvidenza”. Il tempo che si dà a Dio non è perduto per l’uomo e diventa fonte di dedizione nei nostri doveri e nell’impegno verso i fratelli. Aprendo il cuore all’amore di Dio lo apre anche ai bisogni dei fratelli. È importante apprendere l’arte della preghiera perché di fronte alle difficoltà possiamo invocare chi è più potente di noi. Ovviamente la preghiera non esime dall’impegno sociale, ma la nostra forza è nella preghiera, come dimostrato dall’esempio dei santi. “Agiamo con responsabilità, come se tutto dipendesse da noi – ha proseguito il celebrante - ma con la consapevolezza che occorre implorare l’amore di Dio per arrivare là dove con le nostre sole forze non potremmo. Per questo occorre perseverare nell’orazione personale ed essere fedeli alle riunioni di preghiera settimanale del gruppo cui appartenete”. Passando ad esaminare il tema della docilità all’azione dello Spirito Santo, come caratteristica del Rinnovamento, il card. Re ha approfondito questo aspetto peculiare del RnS che presta particolare attenzione all’azione dello Spirito che guida la vita del cristiano e della Chiesa. È lui che viene in soccorso alla nostra debolezza e intercede per noi, come dice la lettera ai Romani. È sempre per azione dello Spirito, come leggiamo negli Atti degli Apostoli, prima lettura della liturgia, che Paolo da feroce persecutore diventa l’apostolo delle genti. Nel vangelo, poi, Cristo si presenta come pane vivo disceso dal cielo e la sua carne è cibo, il suo sangue è bevanda. In questo modo il testo evangelico vuole dire che è lui l’unico capace di saziare la fame del cuore umano. Anche nella società contemporanea c’è “fame” di valori, il cuore umano porta in sé attese e speranze che nessuna realtà umana può soddisfare. Il cammino della vita, tracciato dalla bontà di Dio, è certo pieno di difficoltà, ma lui stesso ci ha preparato un nutrimento che dà tutta la forza di cui abbiamo bisogno.
La
Chiesa stessa considera l'eucaristia come il dono più prezioso: culmine e
fonte, secondo il Vaticano II. "Per questo – ha concluso Re –
l’umanità ha bisogno dell’Eucaristia, da cui ha attinge i valori di carità
e giustizia per rinnovare il mondo circostante, luce per riconoscere il
volto di Cristo nel volto dei fratelli. Il vostro Movimento sia nella
Chiesa sotto la guida dei Vescovi, elemento di unione, fermento di bene
nella società per rendere l’umanità di oggi più fraterna e solidale." |