«Apritemi
le porte della giustizia. Vi entrerò per ringraziare il Signore» (cf Sal
118, 19). Con questo invito, rivolto ai migliaia di animatori e
responsabili radunati nell’ultimo giorno della 35ª Conferenza nazionale
Animatori, Salvatore Martinez ha esortato tutti a ringraziare il Signore
per i tanti benefici ottenuti da Dio e anche per quanti, nei giorni di
Rimini, «sono stati preziosi strumenti, per parlare dei disegni e dei
progetti di Dio».
Dalla Lettera ai Colossesi
è stato tratto il tema della relazione conclusiva: «Pregate perché Dio
apra la porta della Parola» (cf Col 4, 3). Una Parola liberata dallo
Spirito Santo, una Parola da accogliere, ma che si scontra ancora con la
chiusura spirituale degli uomini. Richiamando l’espressione di Paolo (cf
2 Cor 6, 11-13), il Presidente ha ricordato: «È nei nostri cuori che
“siamo alle strette”; non possiamo essere cristiani dal cuore
socchiuso». Poi l’esortazione: «Tutta la vita del Rinnovamento è stata
messa a nudo davanti a voi. Aprite il cuore per ascoltare, per aderire,
con un’adesione che viene da Dio per la potenza dello Spirito Santo. E
se anche come l’apostolo Paolo ci sentiamo in catene, facciamo sì che
questa sofferenza per il Vangelo – ha annunciato – non incateni la
nostra libertà. La porta della Parola è come una “serratura a tre
mandate”: c’è quella del cuore di Dio, quella dell’uomo e quella della
storia. Attraverso questi tre giri di chiave ecco che Chiesa che si
rinnova. Ecco il Rinnovamento nello Spirito Santo!».
Un
Rinnovamento che ha una storia, una memoria, un deposito da tramandare:
«Ci precedono quarant’anni di vita del Movimento – ha ricordato Martinez
– ma l’“oro” del Rinnovamento deve essere ancora sottoposto al crogiolo
della profezia». E il compito è dei responsabili e degli animatori
chiamati a diventare, dal giorno della loro elezione e prima ancora
dell’effusione, «profeti nella Chiesa e nella storia». Una
consapevolezza necessaria per affrontare l’urgenza della nuova
evangelizzazione.
Preghiera e Parola, questi
sono i “fili d’oro” che hanno intessuto i giorni della Conferenza, sui
quali ritessere il RnS, nella consapevolezza che accanto all’urgenza
della formazione, non deve mai mancare la consapevolezza della potenza
della preghiera, «non una teoria, ma una forza che trasforma, una
potenza che cambia la vita».
A proposito del ruolo
dello Spirito Santo, Martinez ricorda due importanti passaggi di Paolo
VI: il primo, del ’64, in cui il Pontefice invitava la Chiesa a
tributare allo Spirito un «culto supremo e amoroso, per svelare il
mistero nascosto e il segreto della vita della Chiesa»; il secondo, del
’75, in cui esplicitava che tale segreto si chiama infusione (sinonimo
di effusione) dello Spirito Santo, cioè «un dono di eccellenza del
Padre, un super amore». Un super amore che deve essere reso visibile nei
gruppi, nei pastorali, nelle comunità. Di fronte a questo super amore,
si chiede il Presidente, «quanti hanno detto di sì dubitando?
È
difficile perseverare ma dobbiamo continuare a costruire e a difendere
le meraviglie di Dio, sentendoci partecipi di questo mistero. Questa –
ha aggiunto – è la nostra fede carismatica, questa è la chiamata è di
Dio, questa è la sua opera, e si chiama Rinnovamento nello Spirito
Santo!».
Richiamando ancora
l’apostolo Paolo (cf Ef 1, 18-19), Martinez ha poi presentato alcune
indicazioni fondamentali: «Dobbiamo chiedere la luce del cuore per
conoscere la speranza della nostra vocazione; comprendere le ricchezze
di gloria che il Signore ci assegna come eredità; conoscere la potenza,
l’efficacia, la forza e il vigore che Dio ci dà attraverso la presenza e
l’azione dello Spirito. Con questa straordinaria ricchezza – ha
raccomandato il Presidente – noi possiamo vivere la realtà terrena ma
con gli occhi fissi al Cielo».
Una vocazione e un mandato
che devono essere sempre sottoposti al discernimento per non cadere in
uno dei campi d’azione preferiti dal maligno, quello dell’errore,
invisibile, subdolo, terribile: «Nella morale, nella politica, nella
teologia rischiamo di mettere in svendita la nostra eredità santa. Se
siamo stati chiamati ad una responsabilità ecclesiale, in un movimento
ecclesiale – ha detto ancora Martinez rivolgendosi a tutti i membri
degli organismi pastorali – il nostro impegno non deve essere secondario
a quello della parrocchia o di altri incarichi. Si deve fare una scelta,
come esigenza di giustizia, in nome dell’elezione e della fiducia che i
fratelli hanno riposto in noi!».
Una responsabilità
ecclesiale che verrà anche sottoposta a verifica entro la fine del 2012,
come indicato più volte da Martinez e dal Comitato Nazionale di
Servizio: «Le omissioni e i ritardi si recuperano; ma se come
responsabile non sei pronto, allora cedi il posto a chi ha la forza e la
passione di servire. Dobbiamo arrivare al quarantesimo con una nuova
generazione» Occorre “responsabilizzare”
i responsabili e “rianimare” gli animatori». Infine, avviandosi alla
conclusione, il Presidente indica alcuni elementi indispensabili al
Rinnovamento: «I nostri gruppi e comunità hanno bisogno di fraternità,
senza la quale l’appartenenza si sgretola, l’amore è annacquato e
l’autorità è vissuta come una strategia umana; hanno bisogno di essere
comunità vive, che favoriscano una comunione vera e attrattiva intorno
all’Eucaristia e alla Parola; hanno bisogno di formazione, perché il
Rinnovamento non sia una «una generica esperienza spirituale ma un
cammino di fede (cf Giuseppe Betori, approvazione dello Statuto
revisionato, 2007), che sappia dare risposte concrete e sapienti alle
sfide di oggi».
Infine, l’invito forte a
spendersi per l’evangelizzazione, alla proposta di portare almeno una
persona nuova in un anno, a fondare almeno un gruppo nuovo in ogni
Diocesi, a iniziare ovunque nuovi Seminari di Vita nuova.
Nel chiudere il suo
intervento e nell’incoraggiare i presenti, pronti a ripartire con
rinnovato impegno, il Presidente Martinez non può fare a meno di
ricordare i frutti di un cammino che dura da quarant’anni. Per farlo
legge, commosso, alcune righe dalla lettera di Adam, un giovane
immigrato di 16 anni, accolto dal RnS ad Aidone, in Sicilia: «Grazie per
tutto quello che fate per noi. Voi siete molto più belli delle camere
che ci avete regalato… Io non potrò mai capire completamente tutto il
bene che riempie il mio cuore!».
Laura Gigliarelli