È
l’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, a celebrare, a
seguito della sua relazione, la Santa Messa nella terza giornata della
Conferenza.
Nel lunedì della 31ª settimana del tempo
ordinario, la Chiesa ci propone due Letture, una piuttosto complicata,
dice mons. Crepaldi mettendone in rilievo i due passaggi fondamentali:
la chiamata e la vocazione, che provengono direttamente dal Padre. «I
doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili», dice l’Arcivescovo
ricordando la Lettera ai Romani (11, 29). Nello stesso brano troviamo la
“giustificazione” alla irrevocabilità della chiamata: «Da lui, per mezzo
di lui e per lui sono tutte le cose, anche la gloria nei secoli» (cf v.
36). Per Cristo tutto è stato creato. La nostra vita stessa è iscritta
in Cristo e per questo porta al Padre che, per sua straordinaria
misericordia, perdona i peccati degli uomini.
«Sentirsi oggi, in questa santa Eucaristia – ha
continuato mons. Crepaldi -, oggetti della misericordia del Padre,
associati a Cristo, che è il principio di tutto e anche della nostra
esistenza, ci fa capire come questa vocazione è alimentata dallo Spirito
del Padre e del Figlio, ed è allo stesso tempo la questione centrale
della nostra esistenza». Se la risposta a questa chiamata sarà positiva,
saremo salvati.
Il brano del Vangelo ricorda invece le parole di
Gesù sulla scelta degli invitati a un banchetto (cf Lc 14, 12-14), una
logica in totale contrapposizione con quella dei nostri tempi rivolta al
proprio profitto e interesse. Quella che emerge dalle parole di Giovanni
è la “logica del Vangelo” – dice mons.
Crepaldi – la logica di Dio. Dunque, «quando offri un pranzo o una cena,
non invitare i tuoi amici, i tuoi fratelli o quei ricchi vicini perché
ti invitino anch’essi a loro volta… Al contrario, quando dai un
banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato perché non
hanno da ricambiarti». Se Dio dovesse giudicare gli uomini dai loro
meriti e ricambiarli con la stessa moneta, non potrebbero mai essere
perdonati. Ma la misericordia del Padre è grande e proprio questo deve
essere il cuore dell’annuncio gioioso dei cristiani al mondo. Solo il
suo Spirito è capace di aprire i cuori alla fiducia e alla speranza.
«Troppi spiriti contrari a Dio, oggi, stanno massacrando il cuore
dell’uomo».
Concludendo, il Vescovo di Trieste rivolge un
invito ai presenti. Come Maria dobbiamo lasciarci riempire dallo Spirito
e dire a Cristo il nostro fiat. «Nella Croce c’è il trono di Dio», e lo
Spirito Santo ce lo ricorda. «Il mondo produce crocifissi e la Croce
libera i crocifissi del mondo. Il mondo massacra le anime e il
Crocifisso le riempie del suo Spirito prima di morire».
Daniela Di Domenico