Il Seminario di vita nuova come strumento di
grazia, luogo di evangelizzazione, esperienza di Dio che deve farsi
vita. Nel simposio dedicato a “Il seminario di vita nuova nello Spirito
come prima evangelizzazione dei non credenti e rievangelizzazione dei
credenti”, si è ribadita con forza la necessità di promuovere questa
realtà fondante del Rinnovamento, ad intra e soprattutto ad extra; di
spendere in essa il proprio tempo, le proprie energie, mente e cuore,
lasciandosi guidare dalla fantasia dello Spirito.
A
portare la loro testimonianza, Paolo Scavolini, diacono e già
coordinatore diocesano di Pesaro, e Daniele Mezzetti, già
coordinatore regionale dell’Umbria.
Scavolini ha raccontato l’esperienza di Seminario
di vita nuova realizzata nel 2006 nella parrocchia di S. Maria di
Loreto, arcidiocesi di Pesaro. Un’esperienza «nata da una forte
comunione tra i gruppi, dalla Parola profetica, dalle indicazioni dei
vescovi e dall’appello al RnS di Giovanni Paolo II: “Fate conoscere e
amare lo Spirito Santo”». Un’esperienza rivolta soprattutto a «coloro
che non hanno conosciuto e sperimentato l’amore di Dio». 400 le adesioni
raccolte, grazie anche alla collaborazione del parroco, che in occasione
dell’annuale benedizione pasquale ha fatto conoscere capillarmente
l’iniziativa. Di 400, 153 erano persone non appartenenti ad alcun tipo
di cammino ecclesiale. «Oltre all’organizzazione pratica – ha continuato
Scavolini – sono stati necessari tanta preghiera, adorazione
eucaristica, digiuni offerti e mobilitazione, sempre nella preghiera, di
tutti i monasteri dell’arcidiocesi». Moltissimi i frutti raccolti, tra
cui due vocazioni sacerdotali.
Daniele Mezzetti ha parlato dei Seminari di
vita nuova in Umbria, individuati e promossi come volano per far
rifiorire tutte le realtà regionali del RnS. Tanto che,
in pochi anni, gruppetti di 4 o 5 persone si sono trasformati in solidi
gruppi di 100 aderenti, capaci di dar vita a loro volta a Seminari di
vita nuova. E nel panorama dei Seminari umbri, brillano quelli per i
giovani, promossi in collaborazione con la pastorale giovanile e
all’interno dei quali i gruppi di condivisione sono condotti dai giovani
stessi. «Agli effusionandi – dice Mezzetti – noi abbiamo parlato della
vita, rimandando a dopo le questioni teologiche». Il Seminario infatti è
prima di tutto un’esperienza – le catechesi stesse devono essere di
natura esperienziale -, alla quale deve seguire un periodo di
discepolato. «Perché – ha continuato Mezzetti – senza discepolato la
percentuale di ritenzione di un seminario è del 20% circa, con un
discepolato ben condotto invece è del 70% e le persone che vanno via non
si perdono, ma trovano altre strade».
Al termine Mezzetti ha dato alcuni consigli
pratici, esortando: «Parlate alle persone con il cuore di quello che vi
è successo quando il torrente dello Spirito Santo vi ha attraversato la
vita; non abbiate paura di annunciare Cristo; dimostrate il vostro amore
per i fratelli curandoli durante il Seminario, entrando nelle loro vite,
permettendogli, con equilibrio e delicatezza, di aprirsi, e continuate a
curarli dopo, durante il discepolato».
Al termine dei due interventi si sono susseguite
altre testimonianze di Seminari in Italia, tutte positive e cariche di
frutti. A tirare le fila del simposio, Dino De Dominicis, che ha
sottolineato alcune esperienze di Seminari di vita nuova che parlano a
nuove fasce: alle coppie, ai cresimandi, ai fidanzati. E ha invitato ad
avere più coraggio, pregando incessantemente per poter essere pronti a
percorrere queste nuove vie aperte dal Signore.
Lucia Romiti