Rosario
Una
storia di riconciliazione e guarigione quella di Rosario. Prima la
strada poi la camorra dove entra a far parte in modo organico a soli 17
anni nel 1978. Lo status di camorrista e gli apparenti privilegi di cui
godeva lo portavano a credere, illudendosi, di essere uscito finalmente
dalla sua emarginazione e di avercela fatta. Avrebbe difeso questo
status a ogni costo, anche uccidendo. Nel 1991, dopo alcuni anni, che
lui definisce «vissuti in totale follia», l’ultimo arresto e, con esso,
anche un grande vuoto da colmare e un silenzio assordante a cui dare
voce. «È stato l’amore per la mia famiglia a salvarmi», racconta
Rosario, che aveva compreso come tutto ciò che aveva fatto lo aveva
allontanato anche da suoi cari: «Molto spesso ho cercato di ritrovarmi
negli occhi mio padre e mia madre, ma l’immagine che riflettevano non mi
piaceva, ero diventato una specie di mostro e volevo farla finita» .
Ecco allora la decisione di prendere l’unica
strada percorribile: rimpadronirsi di se stesso e della sua dignità di
uomo, anche se mai avrebbe immaginato quanto dolore portasse con sé la
strada della consapevolezza e della presa di coscienza di tutte le
brutalità commesse nel passato. «Quante lacrime avevo sparso intorno a
me? Quanta indicibile sofferenza avevo contribuito a portare nella vita
di tanti genitori, figli, fratelli e sorelle?». Queste alcune delle
domande che ricorrevano in modo frequente nella mente di Rosario e che
gli provocavano non poco dolore, anche fisico, attraverso forti
emicranie.
«Il Signore aveva deciso di darmi un’altra
possibilità», continua Rosario facendo riferimento all’incontro con
alcune persone speciali che lo hanno sostenuto e aiutato in un viaggio
difficile fatto di riflessione e autocritica. Confessare i propri
delitti e recidere tutti i legami con la criminalità e la sua terra di
origine non sarebbero bastati a colmare la grande sete di
riconciliazione che c’era nel suo cuore.
La svolta vera è arrivata quando ha avuto la
possibilità di incontrare i familiari di vittime del crimine
organizzato, grazie al Progetto Sicomoro portato avanti
dall’organizzazione “Prison Fellowship Italia” e patrocinato dal
Ministero della Giustizia.
«Ho partecipato a otto incontri - continua Rosario
– tra sette detenuti e alcuni parenti di vittime di mafia con storie
pesantissime alle spalle». E racconta di persone come Mario che porta il
peso di un figlio ucciso dalla mafia e Nicoletta che ha subito la stessa
sorte per il fratello.
«Eravamo gli uni davanti agli altri
volontariamente, quasi come se ci stessimo cercando da tanto tempo»,
afferma Rosario. Nonostante la consapevolezza che erano previsti otto
incontri, «nei primi due non sono riuscito a parlare», ma col passare
del tempo il Signore lo ha aiutato a dilatare il cuore assetato di
riconciliazione e guarigione, grazie anche a un episodio successo nel
corso degli incontri: una delle partecipanti, Nicoletta, non potendo
intervenire a un incontro ha inviato un messaggio che ha commosso così
profondamente Rosario da consentirgli di riconciliarsi con stesso.
Lello
La
seconda testimonianza viene resa da Lello, coordinatore del gruppo Maria
di Nazareth della diocesi di Roma ovest. Il gruppo era impegnato da
alcuni anni nella diffusione della cultura di Pentecoste attraverso un
corso di bioetica nelle parrocchie. Un giorno padre Angelo, colpito
positivamente da questa esperienza, chiese al gruppo di replicarlo anche
nella sua parrocchia di Primavalle. La partecipazione di numerosi
parrocchiani spinse Lello e gli altri responsabili del gruppo a proporre
l’esperienza del Roveto ardente notturno mensile al quale partecipò con
entusiasmo buona parte della comunità parrocchiale. A questo
punto, il gruppo RnS, riconoscendo la profonda docilità allo Spirito di
padre Angelo, osò
spingersi ancora più avanti proponendogli l’esperienza del Seminario di
vita nuova nello Spirito Santo.
«Miracolosamente – continua Lello – padre Angelo
accolse la proposta con tale entusiasmo da costruire l’intero progetto
pastorale parrocchiale attorno al Seminario, ritenendo questa proposta
un valido strumento di evangelizzazione».
A questo punto il gruppo Maria di Nazareth propose
al parroco una vera e propria missione parrocchiale.
A settembre di quest’anno, dopo aver ricevuto il
mandato dal Vescovo, è partita la missione. L’inizio del Seminario è
stato preceduto da un Concerto di musica cristiana, Una speranza nuova,
che si è tenuto sul sagrato della Chiesa di Primavalle. Tra i relatori
del Seminario, che ha avuto inizio il 7 ottobre scorso, il presidente
Salvatore Martinez, il coordinatore nazionale Mario Landi e il direttore
Marcella Reni.
«Già vediamo grandi conversioni e grandi segni»,
afferma Lello. Il 18 dicembre prossimo si concluderà questa esperienza
con la preghiera di effusione su oltre duecento persone.
Francesco Storino