Araldi
del Vangelo, nuovi profeti - come furono Ezechiele, Geremia, Isaia -
capaci di rialzare un popolo a terra, rinnovati evangelizzatori guidati
dallo Spirito Santo, che non è certo “un’appendice al mistero della fede
cristiana, ma, al contrario, è il suo centro”. Questo il compito, la
vocazione del cristiano; questa la missione del Rinnovamento nello
Spirito. Alla Conferenza nazionale di Rimini interviene mons. Rino
Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della
nuova evangelizzazione. “L’evangelizzazione non sarà mai possibile
senza l’azione dello Spirito”. Questo il tema, tratto dalla Lettera di
Paolo VI Evangelii Nuntiandi. Mons. Fisichella esordisce
ricordando le parole di Benedetto XVI all’incontro con i nuovi
evangelizzatori di sabato 15 e domenica 16 ottobre: “La parola di Dio è
sempre viva, in ogni momento della storia, fino ai nostri giorni… perché
la forza della Parola non dipende anzitutto dalla nostra azione, ma da
Dio”.
È lo Spirito Santo il
cuore dell’intervento a Rimini di mons. Rino Fisichella. Uno Spirito da
riconoscere, da cogliere, da diffondere, dal quale lasciarsi trasformare
e a cui obbedire. Spirito Santo che è il “protagonista
dell’evangelizzazione” e che, diceva Giovanni Paolo II, precede i
missionari, li accompagna nella predicazione, li segue nella missione.
“Ognuno di noi – continua Fisichella - deve divenire un profeta; cioè
possesso dello Spirito e ‘bocca’ mediante la quale Dio fa udire la sua
voce”. I Padri della Chiesa parlavano dello Spirito, infatti, come della
“bocca” di Dio: “Questo essere “bocca” dello Spirito ci riporta al
giorno di Pentecoste, dove gli apostoli hanno la forza di porsi nel
mondo come testimoni della risurrezione del Signore”.
Pentecoste e segni dei
tempi. “Dobbiamo essere capaci – dice con forza il Presidente del
Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione - di
guardare i segni dei tempi nuovi che vengono messi dinanzi a noi per
leggere la presenza sempre nuova dello Spirito che rinnova e che provoca
a una sempre più ampia Pentecoste perché la bella notizia del vangelo di
Cristo raggiunga ogni persona fino agli estremi confini della terra. Uno
dei segni dei tempi è proprio la nuova evangelizzazione, frutto più
maturo del Concilio vaticano II. Se noi credenti per primi non
comprendessimo che l’azione dello Spirito ci invia di nuovo nel mondo,
in primo luogo verso i fratelli e le sorelle che condividono lo stesso
battesimo, per scuotere l’ovvietà che li avvolge in modo mortifero,
allora dovremmo dedurre che siamo dinanzi a una fede debole. Noi non
siamo dei nostalgici né degli utopici, ma cristiani che vivono l’oggi
della fede, certi che oggi la salvezza si attua”. Riprendendo
un’immagine del filosofo danese Kierkegaard, Fisichella invita
a uscire dal Cenacolo: “Non possiamo starcene seduti tranquilli nelle
nostre chiese mentre fuori di quelle mura ben solide che spesso non
lasciano entrare il rumore esterno, gli uomini sono confusi, paurosi. Ma
dobbiamo spalancare le porte e andare nelle piazze, là dove l’uomo vive,
per dire con coraggio e franchezza che Cristo è risorto!”.
Una missione, quella della
nuova evangelizzazione, in cui è necessario – dice riprendendo le parole
del vescovo Fausto (V secolo) - fare ininterrottamente memoria degli
apostoli e dei vangeli. “La fede, ciò che dà senso alla nostra vita, va
studiata giorno dopo giorno. La nuova evangelizzazione, nella quale
tutti siamo inseriti, obbliga a ritrovare non solo un linguaggio
accessibile al nostro contemporaneo, ma anche nuove forme di
evangelizzazione che permettano la conoscenza e l’accredito dei
contenuti della fede”.
Mons. Fisichella richiama
alla preghiera e sottolinea il senso della liturgia, “spazio
privilegiato a cui ritornare per vedere in atto la presenza efficace
dello Spirito e nutrire la nostra vocazione all’evangelizzazione”.
Infine ricorda che essere nuovi evangelizzatori significa essere
testimoni di speranza in un mondo che l’ha persa, in una società
vecchia, in cui la seconda causa di morte tra i giovani è il suicidio.
“Sperare contro ogni speranza” è la sfida della fede.
Lucia Romiti