«Preghiamo uniti per
contaminare di Spirito Santo questo nostro tempo». Questo l’invito che
Salvatore Martinez, presidente nazionale del RnS, ha rivolto agli
animatori e responsabili del Movimento nella relazione conclusiva della
XXXIV Conferenza Nazionale Animatori.
Parlando di un mondo che
conosce il martirio, Martinez ha sollecitato l’assemblea a maturare la
coscienza dei tempi ultimi per essere, proprio come gli apostoli,
protagonisti di un miracolo che si realizza con l’unico nome che salva:
Gesù. Nel Libro degli Atti, al solo pronunciare questo nome, lo storpio
si mette in piedi e gli apostoli, costituiti servi, riconoscono la
grazia di pronunciare il Suo nome. «A niente servono le strategie più
perfette se non adoriamo il Santo di Dio» ha detto Martinez. Riprendendo
il messaggio di mons. Crociata al Rinnovamento, il Presidente richiama
«la necessità di affrontare il servizio in termini spirituali, quindi
con gli occhi chiusi, per vedere l’opera dello Spirito, sia in termini
pastorali, dunque ad occhi aperti per sapere leggere le necessità dei
nostri gruppi».
Come diceva Sant’Agostino
«Dio non ha bisogno di servi ma sono i servi che hanno bisogno di Dio».
Questa apparente contraddizione, ha spiegato Martinez nel suo
intervento, trova una risposta nel Vangelo di Giovanni: “Dove sono io,
là sarà anche colui che mi serve”. «Mai potremmo avere una volontà
diversa da quella del nostro Padrone se realmente vogliamo essere
obbedienti alla Parola del Salvatore. Padre sia fatta la tua volontà:
questa è la preghiera del servo scelto da Dio e fatto servo da Lui. Non
basta essere scelti se non siamo stati fatti anche servi».
Nel corso dell’intervento
è risuonato da parte del Presidente nazionale un richiamo a maturare
nella coscienza di essere “servi inutili”. In questa inutilità «non c’è
niente di nuovo o di più rispetto all’obbedienza che dobbiamo in quanto
servitori» ha sottolineato Martinez.
Signore puoi scegliere me?
Se non io, chi? Se non ora, quando? «Queste sono le suppliche che
dobbiamo rivolgere al nostro Dio. E prima di sentirci servi, dobbiamo
riconoscere di servire il Signore per fare la sua volontà in cielo e
sulla terra.
Con l’animo del servitore si riparte da Rimini.
Responsabili – ha aggiunto Salvatore Martinez introducendo il tema dei
rinnovi degli organismi pastorali - non si diventa con le elezioni ma lo
si è già quando si aderisce alla Parola di Dio, quando si è fedeli e
pronti nell’adesione alla sua volontà. I carismi precedono l’elezione,
poi la comunità li riconosce e la grazia di stato li rafforzerà. Di
elezione in elezione formiamo il corpo, una comunità di uomini che
diventano servi e ricevono il titolo nel cuore prima ancora di essere
eletti».
Servire diventa, allora,
ha spiegato Martinez proseguendo la sua relazione, un “ridire la fede”,
«ripartire dalla bontà di Dio che atterra gli atei e vince il male. La
fede è il vocabolario della bontà divina e deve essere proclamata oggi
con un’intelligenza e una creatività nuova». Ma servire è anche “ridare
la speranza”. «Il miracolo si compirà – ha spiegato il Presidente - se
avremo un cuore misericordioso tale da toccare le miserie del mondo e
ridare la speranza che non può deludere». Infine servire è anche “rifare
la carità”. Per questo occorre un «nuovo concetto spirituale di
giustizia che significa combattere l’egoismo per rigenerare l’uomo e
rifare il tessuto cristiano della storia in un mondo scomposto e
desacralizzato, tra una folla di solitudini che genera “inquietudini
incontrollabili”. In questo contesto – ha esortato Salvatore Martinez –
dobbiamo essere un’anima ecclesiale che genera adorazione, stupore, una
volontà d’amore che vince la negazione di Dio e le miserie sociali».
Nel corso dell’intervento
il Presidente ha osservato che il piano di Dio sul Rinnovamento, sulla
Chiesa e sul mondo non può essere ritardato e ha evidenziato, in vista
delle prossime elezioni degli organi pastorali, cinque caratteristiche
fondamentali della figura del responsabile, utili a trasformare il
carisma in missione. Per prima cosa sono richiesti uomini di fede che
non hanno paura di andare avanti di fronte ad ogni difficoltà. Non può
mancare, poi, il rigore morale di uomini integri che si fanno esempio in
una condotta di vita retta. Il terzo aspetto è quello del discernimento
culturale, necessario per avere un giudizio netto su quanto accade nel
mondo e su come bisogna operare per diffondere la Cultura di Pentecoste.
A questo si aggiunge la capacità carismatica per far fruttificare i
carismi che lo Spirito ci dona abbondantemente. Infine, l’ultimo
elemento è riconosciuto nello spirito di servizio a Dio, alla Chiesa e
agli uomini.
«Servizio come
partecipazione ad un corpo che combatte per una svolta d’amore e per
un’espressione autentica di fede nella politica, nell’economia, nella
cultura, nelle famiglie. Abbiamo bisogno – ha affermato Salvatore
Martinez – di una fede che si mette in movimento per insegnare agli
uomini ad essere papà e mamme, per accompagnare i sacerdoti nel loro
ministero, per aiutare ogni uomo ad essere pienamente tale, nella sua
dignità. Mi piacerebbe – ha concluso il Presidente – parlare di
Rinnovamento “umano” nello Spirito Santo. È l’uomo che si rinnova e così
diventa adoratore, missionario, servo, politico, uomo di cultura,
lavoratore. Prega, implora perché il Signore ti faccia meritare presto
le ricchezze celesti».
A conclusione
dell’intervento, in un clima partecipato, è stato proposto il rinnovo
del Patto d’amore, un segno di responsabilità e di adesione personale in
capo alle necessità del RnS. Al termine di questo momento, Salvatore
Martinez ha rivolto a nome di tutta l’assemblea il suo grazie a tutti i
responsabili e a quanti, nei quattro anni trascorsi, hanno donato la
propria vita in un’offerta gratuita d’amore.
Laura Gigliarelli