«Non esiste una vita
comunitaria che non necessiti di un cambiamento del cuore e della
cultura. Non basta la formazione ma occorre un percorso di
accompagnamento spirituale». E cosa è necessario condividere in questo
cammino? Quale comunione si crea? Con queste parole Daniele
Mezzetti, coordinatore regionale dell’Umbria, ha introdotto una ricca e
profonda panoramica sul carisma e il servizio dell’accompagnamento
nell’animazione pastorale.
«Esercitare questo
ministero – ha esortato Mezzetti, rivolgendosi agli organismi pastorali
– non significa fare il “padrone di casa”, fornendo solo spiegazioni sul
Rinnovamento o illustrandone la vita ma accompagnare i fratelli, ad
esempio i neo-effusionati, pieni di entusiasmo e di grazia, a entrare in
un cammino di crescita che non è un punto di arrivo ma di partenza.
Oggi, in un mondo fortemente impregnato di mentalità mondana – ha
proseguito – è difficile accettare uno stile di vita autenticamente
cristiano. Anche quando l’annuncio del Signore è stato un successo, è
necessario avere consapevolezza che molti portano con sé storie
personali difficili. E gli anziani, quale risposta possono dare? Aiutare
questi fratelli a guardare nel proprio cuore».
È in questo quadro di riferimento che si sviluppa l’accompagnamento,
teologicamente fondato sul dono del consiglio, un dono profetico in cui
l’ispirazione divina è accompagnata da un solido discernimento interiore
e comunitario. «Proprio per questo – ha spiegato Mezzetti -, tale dono
deve essere coltivato: non basta essere guidati dallo Spirito Santo ma
occorre crescere continuamente, attingere alla preghiera e al
discernimento personale, imparare ad avere umanamente un atteggiamento
incoraggiante e empatico, mai cattedratico o giudicante. È inoltre
fondamentale che il fratello che esercita questo carisma abbia una
profonda conoscenza di se stesso, solo così potrà veramente essere
aperto al cuore degli altri e alle ispirazioni di Dio. I Padri del
deserto parlavano di “cardiognosi”, del dono carismatico di leggere i
cuori, intendendo prima di tutto il proprio. Fondamentale poi – ha
aggiunto il Relatore – è favorire l’autonomia della persona, evitando le
trappole della dipendenza e della “dittatura”».
Tutto questo è un processo
delicato che richiede una molteplicità di strumenti e di indicazioni
pratiche. È opportuno fornire occasioni di condivisione, magari in
piccoli gruppi, oppure proporre colloqui privati in cui il fratello
possa aprire il cuore e la mente nell’assoluta libertà.
Ma chi può accompagnare le
persone ad entrare nel confronto e nella condivisione? «Occorrono – ha
spiegato Daniele Mezzetti concludendo il suo intervento – doti e
caratteristiche spirituali e umane che sono in parte anche caratteriali.
Gesù ci insegna ad avere un’attenzione preminente alla persona in un
rispetto e in un amore profondi da trasformare anche il fallimento in
un’occasione di crescita. L’accompagnamento così inteso diventa un
ministero essenziale per la crescita del gruppo, un progetto di Dio che
porta in sé la testimonianza di un corpo che cresce e si santifica
insieme». Mezzetti ha concluso il suo intervento invitando i
responsabili a non smettere di approfondire la propria formazione.
Laura Gigliarelli