«Il
servizio che prestiamo ai nostri fratelli è prezioso agli occhi di Dio».
Così padre Giovanni Alberti, membro del Comitato Nazionale di Servizio,
ha salutato e incoraggiato gli Organismi pastorali presenti in questa
seconda area della sessione mattutina, nel terzo giorno della Conferenza
nazionale animatori. «Essere eletti non significa diventare
automaticamente pastori, ma è necessario formarsi, approfondire,
conoscere, prepararsi per essere responsabili», ha aggiunto spiegando e
introducendo gli interventi dei tre relatori .
La prima a prendere la
parola è stata Maria Tortonese, membro del Consiglio nazionale. La sua
relazione è stata un elenco appassionato e lucido di quelle che sono le
caratteristiche umane, i carismi, e anche le tentazioni in cui possono
incorrere i pastori nel loro servizio: «Chi è il pastore? Intanto ogni
cristiano, per citare il passo, dall'Antico Testamento, di Caino e
Abele, è “custode” del fratello e questo non significa avere un
pastorato “sul” fratello, esserne cioè guida o visione, ma essere
chiamati piuttosto a rispondere di loro. Il pastore – ha proseguito
Maria Tortonese – è il discepolo di Gesù che manifesta agli uomini il
cuore vulnerabile del Padre. È una persona che fa esperienza di Dio
continuamente e ha un fuoco dentro, lo zelo, perché le persone che gli
sono affidate crescano nella fede. Il pastore ha un rapporto diretto,
unico e personale con le pecore. È servo e si veste da lavoratore, è
attento ai doni che il Signore ha dato ai fratelli, li scopre e cerca di
farli crescere con esortazioni, aiuti, incoraggiamenti e preghiere.
È un testimone credibile –
ha sottolineato – coerente nella sua vita». Citando san Paolo che esorta
Timoteo, ha aggiunto che «il pastore è sobrio, prudente, dignitoso,
ospitale, capace di insegnare, non violento ma benevolo, non litigioso,
né attaccato al denaro, non è doppio nel parlare e soprattutto è colui
capace di scommettere sul proprio fratello, con “l'audacia” guidata
dallo Spirito Santo». Maria Tortonese ha poi elencato i numerosi carismi
e doni che il pastore amministra e condivide: «la preghiera personale
con Dio al quale porta gli altri, la fede che lo fa credere per sé e per
loro, il discernimento che lo aiuta a capire qual è la volontà di Dio,
l'autorità che è autorevolezza, la guarigione che gli permette di
comprendere le vere ferite delle sue pecore». Maria Tortonesi ha poi
concluso il suo intervento affermando che il compito fondamentale di un
pastore è quello di individuare e far crescere altri pastori, perché se
questo non avviene c'è da chiedersi se stia pascendo se stesso anziché
il gregge che gli è stato affidato.
Valentina Cerrone