A
presiedere la Celebrazione Eucaristica è il vescovo di Caltagirone,
Mons. Peri, che inizia la sua omelia esortando ciascuno dei presenti ad
aprire il cuore alla Parola di Dio e all’azione dello Spirito Santo, per
mezzo del quale ci viene spiegato il senso vero della vita.
E’ ora e qui, con la sua
storia e le sue domande, che il cristiano è chiamato a servire e
annunziare Dio, che ama e salva questo nostro tempo. Guardare i fratelli
e il mondo fiduciosi di non restare delusi, perché il Signore opera e
guida in ogni tempo, ricordando che ciò che è impossibile all’uomo è
possibile a Dio. Il cristiano - continua il Vescovo - ha il compito di
aiutare ogni uomo a comprendere che la nostalgia che sperimenta è la
nostalgia che si placa solo in Dio, perché è l’unico che può dare da
bere “l’acqua viva” che disseta.
Il
cristiano vive tra due urgenze: Dio e l’uomo. L’apostolo Paolo nella
Lettera ai Filippesi dice: «Per me infatti il vivere è Cristo e il
morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con
frutto, non so davvero che cosa scegliere» (Fil. 1, 21), dobbiamo quindi
“abitare” le sofferenze di questo tempo per donare la speranza.
Riprendendo il tema
della lectio divina, guidata da mons. Santo Marcianò nella
sessione mattutina, mons. Peri ricorda, che il cristiano è quindi:
servo, fratello, testimone e adoratore, ma di più – incalza -, con il
Vangelo (Lc 14, 1.7-11 ) di questa sera il Signore ci chiama amici e si
fa vicino ai lontani, a chi sta ai margini e li invita ad avanzare,
ridonando dignità e speranza. Inoltre con le parole di san Paolo il
Vescovo ci ricorda che Dio fa ancora di più: «non sono più io che vivo,
ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20) e sottolinea all’attenzione
dell’assemblea che avvicinando Dio all’uomo si porta l’uomo dentro Dio,
il quale si fa tutto in tutti
Anna Pugliese