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Sessione Plenaria
di approfondimento comunitario - 3

Educati alla responsabilità - profilo sociale

 

«Il mondo di oggi – ha denunciato Alberto Civitan, aprendo il suo intervento – è carente di relazioni umane. Consumismo e disimpegno non portano l’uomo a impegnarsi o a lasciarsi coinvolgere troppo. Solitudine, de-responsabilizzazione ed egoismo sono diventati gli elementi dominanti del vivere quotidiano». Questa crisi della modernità ha portato a fenomeni devastanti e denigratori quali l’intolleranza verso gli immigrati, la mancanza di tutele sociali per le categorie più deboli, l’espansione della povertà assoluta e relativa ma anche la crisi della fede. «Viviamo in una società – ha aggiunto il Delegato nazionale del Ministero della Musica e del Canto – che ha definitivamente rifiutato e accantonato Dio».

Ma allora, come accogliere nel tempo la sfida educativa che è sfida di responsabilità? Il Rinnovamento nello Spirito Santo si è da sempre impegnato nel sociale per portare “frutti maturi di comunione e di impegno”: una responsabilità che il Movimento ha assunto come fondamentale per un rinnovato impegno che parte dall’amore, dall’obbedienza, dalla sottomissione responsabile alla Chiesa.

«La vera povertà di oggi – ha spiegato Civitan nella sua analisi – è l’isolamento dell’uomo che crede di essere autosufficiente, che pensa di poter bastare a sé stesso ma in realtà è destinato alla solitudine. Oggi con l’espressione “non c’è tempo” giustifichiamo molte nostre mancanze dietro a distrazioni e illusorie alternative. Risulta più facile mollare ancora prima di cominciare. Impegnarsi per il bene comune è, invece, prendersi cura responsabilmente del prossimo e adoperarsi efficacemente per esso. In particolare – ha esortato Alberto Civitan – il Rinnovamento nello Spirito Santo sarà tanto più credibile e “socialmente impegnato” quanto più forte sarà l’effetto della testimonianza di vite legate a Cristo. Oggi bisogna avere il coraggio e la forza della testimonianza per proporre cammini nuovi di redenzione umana per il bene di tutti. Un percorso da compiere in tre tappe che rappresentano tre innovazioni».

Il primo salto in avanti è sicuramente l’innovazione culturale, quella degli stili di vita: «la spirale di indifferenza e di disinteresse, i linguaggi convenzionali, i luoghi comuni, le campagne mediatiche faziose e denigratorie al limite della decenza – ha sottolineato il Relatore - raccontano una realtà distorta in cui la povertà diventa emarginazione. Questo ci impegna a essere uomini “responsabilmente impegnati” a vivere il Vangelo, a morire per esso. È tempo di aderire a stili di comportamento, di pensiero che escludono i compromessi e gli accomodamenti. Non possiamo tradire il Vangelo riducendolo a semplice devozione».

Il secondo salto di qualità è rappresentato dall’innovazione spirituale che ci spinge a ripartire dalla speranza per esserne testimoni. «A noi cittadini dello Spirito – ha incitato Alberto Civitan – è chiesto di sperare oltre ogni cosa: nella tribolazione, nella prova, nella solitudine e nella paura. Condividere la sofferenza è il vero vincolo di salvezza. Questi sono gli elementi fondanti dell’umanità».

Il terzo salto in avanti, infine, consiste nell’innovazione sociale, ossia dal coraggio delle scelte per dare robustezza di pensiero e di ragioni alla nostra fede. Forme e modalità nuove e adatte alle esigenze dell’uomo di oggi sono ritratte dalla Cultura di Pentecoste: una missione specifica del RnS per la Chiesa e per il mondo. «Cambiando il cuore dell’uomo che vive e anima le istituzioni – ha detto Civitan – anche il cuore delle istituzioni viene cambiato. La Cultura di Pentecoste rappresenta la forza dell’unità, della comunità e della comunione; risveglia le coscienze addormentate e impigrite attraverso un linguaggio immediato, chiaro e ricavato dai Vangeli. È questo il metodo che il Rinnovamento nello Spirito Santo propone, incoraggia e preserva».

Frutto e segno di questo metodo è la missione in Moldova che si propone di ricostruire una coscienza sociale e religiosa e di consolidare un modello di spiritualità. A questo si aggiunge l’opera di redenzione umana e sociale rappresentata dall’ANReL, Agenzia nazionale reinserimento e lavoro per detenuti ed ex detenuti. Una vera e propria “agenzia di collocamento” che ha tra gli obiettivi quello di ridurre la recidività dopo l’uscita dal carcere. Infine, la costruzione del Centro internazionale per le famiglie a Nazareth, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Famiglia: un centro di accoglienza, di spiritualità e di formazione per le famiglie di tutto il mondo.

Proprio da queste opere occorre ripartire. «È terminato il tempo di vivere rifugiati nelle nostre sicurezze – ha concluso Alberto Civitan -, bisogna affrettarsi, a tutti è richiesto di più. Troppi uomini soffrono, per questo non può esistere l’impegno di uno, di pochi, contro il disimpegno di molti. Al momento della resa dei conti, il vero male sarà non aver fatto nulla, o aver fatto troppo poco per dilatare il regno di Dio, instaurare la civiltà dell’amore».

Un breve momento di preghiera introdotto da don Guido Pietrogrande ha concluso la sessione plenaria di questa seconda giornata di Conferenza. «Con sapienza - ha affermato il Consigliere spirituale nazionale del Rinnovamento - siamo stati aiutati ad aprire i nostri occhi per vedere il panorama della Chiesa e del mondo con un linguaggio nuovo, fatto di pensiero, azione e amore».

Laura Gigliarelli


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