«Il
Rinnovamento nello Spirito è una grazia che non possiamo né contenere né
decifrare; ci sfugge: è grazia di Dio». Dopo la preghiera carismatica,
agli animatori del RnS convocati a Rimini arriva il saluto affettuoso di
mons. Santo Marcianò. «È con una certa commozione, ma anche con una
sincera gioia, che mi trovo oggi con voi, a condividere un tratto del
vostro cammino», esordisce l’Arcivescovo di Rossano-Cariati, che detta
la Lectio divina sul tema della Conferenza nazionale: “Io sono servo con
te e i tuoi fratelli, che custodiscono la testimonianza di Gesù. È Dio
che devi adorare” (Ap 19, 10a). E in apertura della Lectio, mons.
Marcianò ricorda la potenza della preghiera, capace di «cambiare il
corso della storia».
Servo, fratello,
testimone, adoratore: sono le quattro parole, contenute nel passo
dell’Apocalisse, che «aiutano a rileggere la vocazione laicale», che
caratterizzano «l’uomo trasportato dallo Spirito».
L’espressione
“servo” è molto usata nella Sacra Scrittura per indicare la relazione
dell’uomo con Dio: l’essere servo dell’uomo – la parola greca dùlos
significa “schiavo” – indica infatti la sua identità profonda:
l’appartenenza a Dio. «Un’appartenenza nell’amore che non può essere
coercitiva, ma avvenire solo nella libertà».
Da questa appartenenza,
l’abilitazione al servizio. «La Chiesa – continua con forza
l’Arcivescovo – ha bisogno di voi! Ha bisogno di voi laici, del vostro
servizio, ma, prima di tutto, del vostro amore! La Chiesa ha bisogno di
voi, Movimenti ecclesiali. Ha bisogno del Rinnovamento nello Spirito.
Che sorpresa, che ricchezza, che novità sono i Movimenti!». E in
particolare, mons. Marcianò invita all’evangelizzazione nell’ambito
socio-politico: «È necessario portare fedelmente nella città dell’uomo –
dice ricordando la prolusione del card. Bagnasco alla Settimana sociale
dei cattolici italiani – i valori cristiani, soprattutto quei valori che
sgorgano dal rispetto incondizionato della vita umana».
Ma
«l’essere servo dell’uomo è essere fratello. La fraternità è la prima
conseguenza dell’appartenenza». L’Arcivescovo fa risuonare nella sala la
verità della responsabilità dell’uomo verso il suo fratello, di cui si è
guardiani, custodi. E ricorda la sfida educativa della Chiesa nel
prossimo decennio: «Vi chiedo di raccoglierla – dice agli animatori –
secondo l’espressione del Santo Padre, come una rieducazione al valore
della persona umana».
Poi, la terza parola su
cui riflettere: testimone. «Testimone significa martire e profeta. Siate
testimoni e profeti – continua mons. Marcianò – nel mondo del lavoro,
della cultura e della scienza; nella stessa comunità cristiana».
Infine, adoratore: «una
parola che non può essere spiegata né sciupata da troppe parole. L’uomo
che adora – conclude l’Arcivescovo – è un uomo che accoglie l’amore di
Dio, e che si dona: è questo che ci fa veramente servi».
Lucia Romiti