“Per
non rischiare di dire ‘è stato bello!’ voglio proporvi alcuni spunti
dai contenuti del Convegno, brevi riflessioni o citazioni centrate
su tre parole chiave”, così Lucia Alessandrini, membro di CNS
e della Giunta del Comitato preparatorio del Convegno, ha dato
inizio al suo breve intervento sulle prospettive del IV Convegno
ecclesiale nazionale che si è svolto dal 16 al 20 ottobre scorso a
Verona.
Speranza è la
prima parola chiave. Parlare di e con speranza.
Sottolineata, ha ricordato Alessandrini, dalle parole del card.
Tettamanzi, nella prolusione al Convegno: “Chi ha occhi e cuore
evangelici vede e gode del numero incalcolabile di semi e germi e
frutti e opere concrete di speranza che sono in atto nei più diversi
ambiti delle nostre chiese e nella nostra società…”.
L’uomo al centro
è la seconda parola chiave. Proseguendo il suo intervento, il membro
di CNS ha riproposto all’assemblea quanto emerso dal Convegno:
l’attenzione all’uomo, creatura di Dio. Chi è, l’uomo? “La Chiesa a
Verona ha voluto gridare ‘I care’, “mi interessa”, (Don
Milani), – ha proseguito Lucia – la vita concreta delle persone, il
loro lavoro, i loro affetti… potremmo dire “le gioie e le speranze”…
Ecco allora il lavoro nei cinque ambiti: fragilità, vita affettiva,
tradizione, cittadinanza, lavoro e festa”.
Dopo Verona,
ultima parola chiave. Lucia ha ricordato gli obiettivi delineati dal
card. Ruini nel suo discorso conclusivo: riproporre a tutti la
santità come obiettivo; una conversione pastorale; valorizzare i
laici, nel loro carisma specifico
comunione-collaborazione-corresponsabilità; formazione: profonda,
nutrita di preghiera, attrezzata anche culturalmente; una seconda
fase del progetto culturale (nato dal precedente Convegno), nel
senso di “allargare gli spazi della nostra razionalità”, cioè
mettere in luce e approfondire il legame tra fede cristiana e
ragione autentica; aumentare la sollecitudine per i poveri e i
sofferenti (in particolare proposto ai giovani).