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"Pastori e pastoralità" (cfr Ez 34)

Dogliani (CN) 30 gennaio 2005

 


Nell'incontro col Comitato Regionale del Piemonte e della Valle d'Aosta, al quale era presente Clicca per ingrandire...anche Miriam Herber, membro del Comitato Nazionale di Servizio del RnS, Mons. Luciano Pacomio ha relazionato sul tema “Pastori e pastoralità”, con riferimento a Ezechiele 34.

 

Il relatore si è subito calato nel concreto ponendo una domanda: che cosa vuol dire pastoralità, al fine di capirne le differenze e la specificità, poiché, nel testo, i pastori non sono solo i sacerdoti.

Per questo è stata data una riflessione sull’etimologia della parola.

 

Pastorale deriva da pastore, ossia da un mestiere concreto, duro e povero. Gesù ha fatto suo Clicca per ingrandire...tutto questo e l’ha superato in una dimensione spirituale nuova, identificandosi e facendosi porta e voce e ovile (cfr. Gv 10); quindi spazio vitale e presenza di cura, custodia e nutrimento.

 

Pastorale è ogni azione storica del credente e testimoniante, di ogni battezzato che promuove la fede e la fa crescere per tutta la vita, nella consapevolezza che c’è un unico disegno di salvezza. Pertanto per il credente non esistono confini per l’annuncio: suo compito primario e vitale è dire e promuovere la fede in Gesù.

 

Ne deriva che attribuire solo ai preti e ai vescovi la pastoralità è per i laici una mera giustificazione di disimpegno, perché oggi siamo tutti interpellati in prima persona nella trasmissione della fede, e poiché l’amore di Cristo ci spinge, ognuno di noi è soggetto di azione pastorale.

Angelo Civalleri

 



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