Esequie del Rev. P. Matteo La Grua Cattedrale di Palermo, 17 gennaio 2012
Saluto di Salvatore Martinez Presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo
Carissimo P. Matteo, amico del cuore, padre bello e fratello buono,
il Rinnovamento nello Spirito Santo tutto si stringe intorno alle Tue spoglie mortali e sente viva, forte come un “rombo di tuono”, la tua voce nasale che ripete “figlio bello”, “figlia bella”.
La grande famiglia ecclesiale del RnS oggi piange un padre speciale, unico, ammirato in tutto il mondo per la santità di pensiero, di parola, di opera testimoniate lungo una vita durata un secolo. A Lui si addice senza dubbio il titolo di “padre fondatore” del RnS; da oggi, in Cielo, anche di “patrono del RnS”, per l’intensità di comprensione e di attuazione di questa corrente di grazia carismatica post conciliare, giunta in ogni angolo della terra, che è il RnS.
Dinanzi a noi giace un santo, che la storia venererà come un santo; un raro esempio di quella “fantasia della carità” che il Beato Giovanni Paolo II invocava per la Chiesa del 3° Millennio. P. Matteo, un campione nell’arte di amare Dio e di amare gli uomini con l’unzione, l’ispirazione, la mozione dello Spirito che precedevano e accompagnavano il suo ministero. Un gigante della “carità”, in cui spirituale e sociale camminavano sempre insieme, come a dire: gli ammalati, non bisogna solo guarirli, ma assisterli; i prigionieri non bisogna solo liberarli, ma accoglierli.
Pochi come Lui, nel mondo - ne sono testimone, non temo smentita - hanno instancabilmente, miracolosamente lavorato perché la gloria di Dio non venisse offuscata e potesse risplendere nelle carni martoriate dal peccato, dall’errore, dall’indifferenza, dall’insondabile mistero della sofferenza e del male. Decine di migliaia di persone, incontrate o anche soltanto salutate al telefono della Comunità, il suo amato “telefono preghiera”, possono darne conferma.
P. Matteo è stato come uno stratega, un vegliardo orante sull’alto monte, che mai si accontentava della vista di Dio, che trovava nell’ossigeno della preghiera comunitaria carismatica, nel suo amato “canto in lingue”, nei doni profetici di rivelazione e di conoscenza, la forza potente dell’annuncio di Gesù Liberatore che ancora oggi passa beneficando e risanando l’umanità credente e incredula.
P. Matteo, antico e moderno insieme, sempre aperto alle novità dello Spirito, mai pago dell’esperienza dell’effusione dello Spirito, dei suoi effetti nella Chiesa e nel mondo e per questo giovane, “il più giovane” come amava definirsi, perché l’amore non invecchia, l’amore non muore. Un saggiatore, uno sperimentatore, un uomo dotto, che sommava sapienza teologica ad esperienza comunitaria, che interpretava meravigliosamente il duplice profilo della Chiesa, sacramentale e carismatico, invocato dal Concilio Vaticano II. Caro P. Matteo, come è arduo il Rinnovamento che hai saputo incarnare e quanto è inarrivabile questa Tua arte di amare, come eri capaci di rendere semplici anche i gesti più rari; ordinari anche i carismi più straordinari. Ogni uomo, ogni donna che bussava al Tuo cuore di padre tornava a casa amato, si percepiva come una “pietra preziosa unica”; nessuno mai respinto, tutti benedetti e spiritualmente beneficati.
Beata Teresa di Calcutta era solita dire: “Oggi non abbiamo più tempo per guardarci, per parlarci, per darci reciprocamente gioia, e ancor meno per essere ciò che i nostri figli si aspettano da noi e così siamo sempre meno in contatto gli uni con gli altri. Il mondo va in rovina per mancanza di dolcezza e di gentilezza. La gente è affamata d’amore, perché siamo tutti troppo indaffarati”.
Ma per fortuna, per sfamare d’amore il mondo, lo Spirito suscita e forgia i santi. Il santo è un uomo il cui istante d’amore vale più di cinquanta anni di adorazione senza amore, di prediche senza cuore, di vita senza passione.
Osservando P. Matteo, la sua vita sacerdotale, la sua paternità spirituale nel ruolo di responsabile e di assistente spirituale del Rinnovamento nello Spirito, una certezza affiora spontanea: Dio non vuole un cristianesimo mediocre! Il tempo in cui viviamo reclama santi. Lasciatemelo dire, con franchezza e rispetto: “se i sacerdoti fossero santi, la nostra generazione non sarebbe quello che è. Sacerdoti siate santi e noi saremo salvi!”
Quanto bisogno di santi ha il nostro tempo. Di cristiani veri in un tempo finto, fatto di fiction che alienano dalla realtà e rendono il male verosimigliante al bene, confondendo e illudendo i più deboli, generando sempre più ultimi, poveri affamati di verità e di giustizia. Persone vere, i santi, che non fanno spettacolo di sé, ma pongono con la loro vita in bella mostra Cristo e il suo Vangelo. Così è stato p. Matteo: un palcoscenico dello Spirito in cui Gesù vivo, Gesù Signore riportava vittoria. È stato il più eloquente esempio di quella nuova evangelizzazione che Benedetto XVI, come Giovanni Paolo II, non si stancano di invocare.
Il popolo di Dio è stanco di parole e di prediche, se la vita di chi parla non è agganciata e trasformata dalla Verità che si annuncia; il popolo di Dio di fronte alla santità vissuta ancora crede, ancora s’inginocchia, ancora si converte. Attenzione: è falso dire che la gente vive ormai ignara delle realtà soprannaturali, indifferente al Vangelo di Cristo. Non è così, ce lo ha testimoniato P. Matteo sino agli ultimi istanti della sua vita. In realtà se un santo – vivo o morto – passa, tutti accorrono al suo passaggio.
Qui, dinanzi a noi, è srotolato il libro della “vita nuova nello Spirito” vissuto da p. Matteo lungo 36 anni ininterrotti di servizio carismatico ed ecclesiale al Gruppo “Maria alla Noce”, ai Gruppi della Diocesi e di Sicilia; agli Organi pastorali di Servizio del Movimento a livello regionale e nazionale.
P. Matteo è stato un luminoso, incarnato esempio della grande “chance per la Chiesa” invocata dal servo di Dio Paolo VI all’indirizzo del RnS: una Chiesa bella e feconda di carismi, che non si stanca di lodare Dio e di cantarne la gloria; un luminoso, incarnato esempio di “speranza per il mondo” affamato di spiritualità, invocato dal Beato Giovanni Paolo II all’indirizzo del RnS.
Amare Gesù Signore, servirlo nella Chiesa, diffonderne la presenza mediante il RnS”: si riassumono in questi tre assunti gli ultimi trentasei anni di vita di P. Matteo. Per il RnS ha dato la vita e oggi, qui, spiritualmente vive.
Il suo assillo era: mai da soli! Sempre uniti, fraternamente uniti nei Gruppi e nelle Comunità, sempre docili allo Spirito e al suo potere. Uniti “con corde che non posson rompersi”, come recitano le parole di un canto a Lui caro, in cui P. Matteo si immaginava come un ammiraglio su una barca in preda al mare in tempesta che poi trovava la bonaccia approdando al sicuro.
Se siamo qui, caro P. Matteo, è perché non abbiamo sbagliato né la navigazione, né l’approdo: siamo ancora in vita, perché abbiamo imparato a credere e a vivere. Siamo qui perché non abbiamo davvero niente di meglio da fare che “amare Gesù Signore, servirlo nella Chiesa, diffonderne la presenza mediante il RnS”.
E allora, grazie P. Matteo!
Grazie Ti dicono tutte le sorelle e i fratelli della Tua Comunità “Gruppo Maria alla Noce”, che hanno avuto il privilegio di servirTi ogni giorno, di accompagnarTi, di collaborare con Te, di ricevere i Tuoi insegnamenti e le Tue preghiere, di poterTi chiamare pienamente “padre”.
Grazie Ti dice questa Città di Palermo, che in un tempo orfano di padri, un tempo avaro di gesti di compassione e di misericordia, ha trovato in Te una efficace riserva di speranza creatrice e di giustizia sociale.
Grazie Ti dice il Rinnovamento di questa Arcidiocesi di Palermo, beneficata dal Tuo spirito profetico, che la poneva sempre all’avanguardia del Rinnovamento in Italia e nel mondo, per i “segni e i prodigi” che qui l’amore di Dio compiva mediante il Tuo ministero.
Grazie Ti dice il Rinnovamento di questa Regione Sicilia. Mai accettasti di esserne Coordinatore, seppure sempre primo responsabile nella creazione di nuovi gruppi e nella crescita di quelli esistenti, lasciando ai laici di assumere responsabilità ecclesiali.
Grazie Ti dice il Rinnovamento d’Italia, quanti collaborano con me nella Sede nazionale che amavi definire “la Porziuncola del RnS”, tutti i responsabili e le Comunità e i Gruppi d’Italia e di lingua italiana nel mondo, che hanno trovato in te uno dei punti fermi, insostituibili nella formazione spirituale e pastorale, una delle voci più ascoltate, seguite e desiderate. Tutte le volte che parlavo di Te, che raccontavo uno degli aneddoti del nostro lavoro insieme, tutti si destavano di gioia, perché tutti ti amavano davvero.
Raggiungi in Cielo il Card. Suenens, Don Dino Foglio, P. Mario Panciera, Don Domenico Grasso, P. Tommaso Beck, P. Emiliano Tardif, nell’anno giubilare in cui festeggiamo i nostri 40 anni di storia italiana. Lungo questo straordinario anno 2012 avrei voluto darTi speciale onore come il più anziano tra i responsabili, averTi al mio fianco nell’Udienza con Papa Benedetto XVI. E invece sarai al fianco di Gesù e sarai il Patrono di questo nostro anniversario.
Quanto hai sofferto per il Rinnovamento, quante incomprensioni ecclesiali e giudizi ingiusti hai dovuto sopportare per difendere noi laici, per diffondere la nostra spiritualità carismatica, per onorare lo Spirito che misteriosamente si era legato a Te in un modo potente e inconsueto. Ma quanti miracoli, segni, prodigi, conversioni, vocazioni i nostri occhi hanno visto. Tanto bene da Te operato, per grazia di Dio, oggi Ti precede ed è questo bene che Ti porta dritto in Cielo.
E in ultimo, il mio personale grazie. Sono qui dinanzi a te e mi sento al contempo più povero e più ricco, sempre “figlio bello” e ancora più “padre” di questa grande famiglia.
Era il marzo del 1991 quando qui, a Palermo, nel Tuo, nostro Centro “Gesù Liberatore” a Margifaraci, davanti a 2.000 persone, con tono profetico dicesti: “inginocchiati” e ponendomi la mano sulla spalla, ancora: “tu sarai re e come un re girerai il mondo e sarai ascoltato dai governanti della terra”.
La mia vita cambiava: sette mesi dopo diventavo coordinatore regionale della Sicilia, pur trovandomi a Cremona in carriera all’Università. Lasciavo tutto e davvero iniziava il giro del mondo. Se penso che fra due settimane, come tu sai, sarò negli USA ancora a colazione con il presidente Obama…
Nel giorno della mia elezione da Te voluta, a chi diceva “ma è troppo giovane”, tu replicasti: “io gli farò da vice”. E così è stato, in una fedeltà, in una devozione, in un’amicizia che non provo neanche a descrivere, perché puro dono, pura grazia dello Spirito.
Così è stato ancora nel 1997, per la mia elezione prima a coordinatore e poi nel 2007 a presidente nazionale: prendevi per mano me e don Dino Foglio mio predecessore, due generazioni, due storie segnate da un prima e un dopo l’approvazione del nostro Statuto ecclesiale alla cui stesura Tu stesso collaborasti intensamente.
Ovunque andavamo, chiunque ci vedeva, pensava a noi come a Paolo e Timoteo, Mosè e Giosuè, Elia ed Eliseo. E imparavo da te, rimanevo contagiato dai tuoi doni, ricevevo ispirazione e zelo. La nostra amicizia proviene dallo Spirito: è salda e indissolubile! amavi dire. Che pena, per il mio cuore, negli ultimi tempi, sentirTi dire al telefono “mi sento male; ma non Ti lascio solo, sono con Te più di prima, offro per Te la mia sofferenza”.
“Mi congratulo con Te” era la Tua espressione più ricorrente quando Ti raccontavo quanto avevo modo di dire e di fare. “Come vorrei viaggiare con Te - mi dicevi - per vedere le meraviglie del Signore, cosa fa lo Spirito oggi nel mondo”.
Ora intraprendi il Tuo ultimo viaggio verso il Cielo. Ma non smetterai di renderTi presente sulla terra, sentiremo ancora il Tuo passaggio nella comunione dei santi, la Tua protezione dal male, il tuo patrocinio spirituale.
Possano le tue “orme”, ancora, segnare i nostri cuori, la storia di questa Arcidiocesi palermitana, la storia del RnS.
In ultimo una promessa. Il Tuo sogno non morirà: il sogno di un Centro carismatico, diocesano, aperto al mondo della sofferenza con un Tempio dedicato a Gesù Liberatore nel Fondo Margifaraci.
Negli ultimi anni della tua vita Ti sei offerto perché questa Casa di preghiera divenisse anche una Casa di carità per ammalati, carcerati, vedove e persone sole.
Era il Tuo chiodo fisso nel cuore, mi hai scritto e più volte pregato di non abbandonarTi, di aiutarTi, perché questo segno nel cuore di Palermo fosse espressione di quella “Cultura della Pentecoste” affidata al RnS da Giovanni Paolo II.
Onorerò la Tua memoria e il Tuo volere. Dedicherò alla Tua memoria la cura e la gratitudine che si convengono ad un padre, consapevole di essere, come Giovanni, il discepolo che Gesù amava.
La tua eredità spirituale non sarà dispersa; il Tuo nome e la Tua opera non saranno dimenticati.
Ti amiamo, P. Matteo. Il RnS tutto ti ama. La Chiesa tutta Ti ama. Ora riposa in pace, valoroso combattente e vincitore di mille battaglie, ma non troppo: abbiamo ancora bisogno di Te! La morte non Ti ha vinto. La morte è stata vinta. E tu regni con Cristo, in un regno che non avrà fine.
Passa la scena di questo mondo e presto ci ritroveremo, uniti nell’unica attività che si svolge in cielo: la lode a Dio nell’inesausto canto dell’Alleluja.
Alleluja, per Padre Matteo! Alleluja, Gesù è il Signore!
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