“La vita è nelle
mani di Dio, non ci appartiene”. L’ha ribadito con forza, sabato 18
novembre, presso il seminario vescovile di Fermo, il presidente
della conferenza episcopale marchigiana, mons. Luigi Conti.
Al tavolo di dibattito - promosso dal Rinnovamento nello Spirito
Marche – anche il coordinatore nazionale Salvatore Martinez e
il neosenatore Luca Marconi. Moderatori, Federico Luzietti
e Feliciana Capretta, rispettivamente coordinatore regionale
e delegata diocesana di Fermo. Tema dell’incontro, “Non aprite
quella porta alle tenebre. Le nuove sfide per la società e la
famiglia del terzo millennio. Eutanasia - PACS - educazione
libertà”.
“Oggi
– ha continuato l’Arcivescovo – assistiamo ad un regresso della
creazione in un rinnovato caos, ad una crescente incapacità di
separare le luci dalle tenebre”. E, sottolineando la concezione
moderna di una libertà vista come totale autonomia, ha invitato a
presentare il cristianesimo non come semplice moralismo, ma come
“dono, possibilità, apertura profonda alla vita”. Un’azione in cui,
ha detto, “dobbiamo farci condurre dallo Spirito”.
E di cultura della
Pentecoste - per la cui diffusione Giovanni Paolo II si rivolse
proprio al Rinnovamento – ha parlato Salvatore Martinez, definendola
“servizio alla verità, alla vita, alla famiglia; difesa dell’uomo.
Cultura della Pentecoste - ha continuato il Coordinatore nazionale
del RnS – è combattere l’egolatria. Oggi nessuno è più disposto a
sacrificarsi per il proprio simile. Ma per un cristiano vivere è
consumarsi, non risparmiarsi”. Così, quella porta da non aprire alle
tenebre è “la porta del cuore, della mente, della volontà, del
futuro delle società, dell’avvenire delle nostre chiese… Il vento
dello Spirito – ha ricordato Martinez – è più forte di ogni sfida al
genere umano!”.
A richiamare l’unità
dei cattolici sui temi etici fondamentali, è stato Luca Marconi, che
ha tra l’altro invitato a riflettere sulle responsabilità degli
adulti soprattutto in merito all’educazione dei figli. Ha esortato a
non demordere nella scelta quotidiana della testimonianza del bene;
si è appellato alla volontà del cristiano di costruire, di proporre
una cultura della vita, piuttosto che “piangere” sui mali della
società. Poi, riferendosi alla questione dell’eutanasia, ha detto:
“La battaglia sull’eutanasia sarà lunga e difficile. La potremo
vincere solo mettendo in gioco il nostro cuore, cioè tutta la nostra
vita”.
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