Le
notizie relative all’arresto di Don Cesare Lodeserto,
Direttore della Fondazione Regina Pacis dell’Arcidiocesi di Lecce,
hanno creato in noi e in quanti lo hanno apprezzato in questi anni
di vicinanza, dolore misto a sgomento.
Il nostro pensiero
corre veloce ai Vescovi di Lecce, mons. Cosmo Francesco Ruppi,
e di Chisinau, mons. Anton Cosa, con i quali sentiamo una
profonda comunione di intenti e di opere nella diffusione del
“Vangelo dell’Est” a vantaggio dei poveri più poveri di Moldova e
verso i quali esprimiamo la più sincera e fraterna solidarietà.
La carcerazione di don
Cesare è un gesto che disorienta la coscienza civile e ci spinge a
chiederci quali ideali di giustizia e quale modello di società
impegnata nella redenzione del male saremo mai capaci di meritare se
un sacerdote – esempio di giustizia restitutiva, distributiva e
solidale con gli ultimi – viene trattato secondo i criteri della
giustizia criminale.
Ritorna attuale la
sproporzione sempre più evidente tra possibili delitti e castighi
afflitti, sul rapporto tra colpe e pene, temi questi sui quali la
Chiesa, in modo vitale e testimoniale, ha risposto in questi ultimi
anni esponendo al rischio e al pericolo di vita uomini coraggiosi
come don Cesare, ferialmente impegnati nella lotta alla criminalità.
Non è facile mettersi
dalla parte degli ultimi; non è facile ridar loro dignità; non è
facile combattere le ingiustizie e le violenze che ci sono nel cuore
dell’uomo e nelle strutture di peccato; non è facile meritare
corrispondenze d’amore: ma quando questo accade – e don Cesare ne è
un esempio – è triste constatare la “persecuzione dei profeti” di
cui lo stesso Gesù parlava (Mc 13, 9-13).
Per queste ragioni e
per tutti i sentimenti di affetto che non possono essere espressi in
uno scritto, vogliamo idealmente portarci nel carcere dove don
Cesare è trattenuto, memori della parola di Gesù. Ecco, allora, che
il nostro modo di “visitare” don Cesare è quello di “trovarlo” con
le nostre preghiere e suppliche, perché gli sia restituito il bene
grande della libertà per riprendere la sua missione.
Certi, poi, che gli
accertamenti giudiziari volgeranno al miglior bene di questa
vicenda, ci sentiamo particolarmente vicini e profondamente uniti ai
familiari di don Cesare e a tutti i fedeli dell’arcidiocesi di Lecce
e della diocesi di Chisinau dove i nostri fratelli della Missione
del RnS risiedono e sperano.
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