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Nota del Comitato Nazionale di Servizio del RnS
sull’arresto di don Cesare Lodeserto

«Ero carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 36)

 


Don Cesare LodesertoLe notizie relative all’arresto di Don Cesare Lodeserto, Direttore della Fondazione Regina Pacis dell’Arcidiocesi di Lecce, hanno creato in noi e in quanti lo hanno apprezzato in questi anni di vicinanza, dolore misto a sgomento.

 

Il nostro pensiero corre veloce ai Vescovi di Lecce, mons. Cosmo Francesco Ruppi, e di Chisinau, mons. Anton Cosa, con i quali sentiamo una profonda comunione di intenti e di opere nella diffusione del “Vangelo dell’Est” a vantaggio dei poveri più poveri di Moldova e verso i quali esprimiamo la più sincera e fraterna solidarietà.

 

La carcerazione di don Cesare è un gesto che disorienta la coscienza civile e ci spinge a chiederci quali ideali di giustizia e quale modello di società impegnata nella redenzione del male saremo mai capaci di meritare se un sacerdote – esempio di giustizia restitutiva, distributiva e solidale con gli ultimi – viene trattato secondo i criteri della giustizia criminale.

 

Ritorna attuale la sproporzione sempre più evidente tra possibili delitti e castighi afflitti, sul rapporto tra colpe e pene, temi questi sui quali la Chiesa, in modo vitale e testimoniale, ha risposto in questi ultimi anni esponendo al rischio e al pericolo di vita uomini coraggiosi come don Cesare, ferialmente impegnati nella lotta alla criminalità.

 

Non è facile mettersi dalla parte degli ultimi; non è facile ridar loro dignità; non è facile combattere le ingiustizie e le violenze che ci sono nel cuore dell’uomo e nelle strutture di peccato; non è facile meritare corrispondenze d’amore: ma quando questo accade – e don Cesare ne è un esempio – è triste constatare la “persecuzione dei profeti” di cui lo stesso Gesù parlava (Mc 13, 9-13).

 

Per queste ragioni e per tutti i sentimenti di affetto che non possono essere espressi in uno scritto, vogliamo idealmente portarci nel carcere dove don Cesare è trattenuto, memori della parola di Gesù. Ecco, allora, che il nostro modo di “visitare” don Cesare è quello di “trovarlo” con le nostre preghiere e suppliche, perché gli sia restituito il bene grande della libertà per riprendere la sua missione.

 

Certi, poi, che gli accertamenti giudiziari volgeranno al miglior bene di questa vicenda, ci sentiamo particolarmente vicini e profondamente uniti ai familiari di don Cesare e a tutti i fedeli dell’arcidiocesi di Lecce e della diocesi di Chisinau dove i nostri fratelli della Missione del RnS risiedono e sperano.

 


 

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