Un
tema impegnativo ed esigente quello affrontato dagli animatori del Lazio
nel loro convegno annuale svoltosi presso l’Auditorium del Santuario del
Divino Amore, il 25 giugno scorso.
A Sebastiano Fascetta
il compito di guidare i circa 450 intervenuti all’approfondimento
del passo di Matteo “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro
celeste” (5, 4-8).
Che vuol dire essere
perfetti se, come ci ricorda la Parola, l’uomo giusto pecca 7 volte al
giorno?
La perfezione di cui parla
Gesù nel rivolgersi ai discepoli, e non alla folla, si riferisce
all’amore. Gli animatori, come discepoli – ha precisato Fascetta – sono
chiamati a questa perfezione.
Con i piedi ben piantati
per terra, ma con lo sguardo fisso in Gesù, gli animatori, in un
continuo processo di conversione, di cambiamento
di
pensiero, sono chiamati ad assumere sempre di più sentimenti e pensiero
di Cristo; a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo; a non giudicare i
fratelli, ma a perdonare e a riconciliarsi sempre. Il Padre ama ogni
essere umano così come è, perché davanti a lui siamo tutti uguali. Anche
i non amabili. Ciò vuol dire che tutti abbiamo doni, caratteri e modi
diversi, ma siamo chiamati ad amare tutti alla stessa maniera. Nel
Vangelo di Luca – ha ricordato Fascetta – la parola “perfezione” è
sostituita dalla parola “misericordia”, che ci dà la misura massima
della perfezione.
L’animatore, nel suo
servizio, non deve aspettarsi alcun tornaconto: questo è il salto di
qualità, la perfezione che Gesù gli chiede. Infine Sebastiano Fascetta
ha richiamato la parabola del Buon Samaritano per puntualizzare che
l’animatore deve essere:
-
persona
pronta al viaggio ed essere per altri compagno lungo la via, guida e
sostegno;
-
persona pronta a fare
discernimento non per sentito dire, ma dopo aver osservato,
conosciuto esaminato personalmente e agito, proprio come il Buon
Samaritano;
-
persona che mette a
condivisione tutto ciò che ha e che deve mantenere i tratti stessi
di Cristo: “Che risplenda la vostra luce attraverso le opere buone,
perché gli altri possano dare gloria al Padre vostro celeste”.
L’adorazione eucaristica,
guidata nella seconda parte della giornata da Sebastiano Fascetta sulla
parabola del Figlio prodigo, ha dato vita a un forte momento
esperienziale, in cui gli animatori sono stati invitati a riconoscersi
in parte nel fratello maggiore e in parte nel fratello minore, tutti
comunque bisognosi di amore, riconciliazione, liberazione, guarigione,
consolazione perché in modi e per motivi diversi confusi, delusi e
contusi.
La
Concelebrazione eucaristica, a chiusura della giornata, è stata
presieduta da S.E.R. mons. Mandara, vescovo del settore
Roma-centro.
Con la sua omelia, il
Vescovo ha suggellato quanto detto durante tutta la giornata. Gesù
domina e ammansisce la creazione – ha precisato – così come domina anche
la nostra natura umana.
Quando nella nostra vita
facciamo esperienza di Gesù che domina e governa la nostra vita come ha
fatto con Pietro che per le sue paure ha rischiato di affogare
camminando sulle acque, allora ci lasciamo guarire anche noi da dubbi e
paure.
Infine mons. Mandara ha
lasciato agli animatori due indicazioni:
-
Dare lode al Signore
per i suoi prodigi e per tutte le situazioni che viviamo, perfino le
più difficili: sofferenze e persecuzioni.
-
Consentire a Gesù di
esercitare la sua signoria anche attraverso il nostro impegno.
Quando l’uomo collabora con lui, compie quell’incarico che Dio gli
ha dato fin dalla creazione.
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