Il
Coordinatore Nazionale, Salvatore Martinez, nella Relazione
conclusiva, commentando Rm.12,2c (“Per poter discernere la volontà
di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”), ha ribadito che
la fraternità è uno dei fini più belli del Rinnovamento: stare
insieme, vivere nella unità e comunione. Questa è la volontà di Dio
e le guide profetiche dello Spirito non vanno disattese.
Amare la Parola, amare
la Chiesa, amare la Dottrina, amare i carismi dello Spirito: questi
i tratti distintivi del servo di Dio. E Gesù è un padrone esigente.
Ha poi indicato sette
modalità per capire come Dio vuole che siamo:
-
serviamo con
sollecitudine e sfatiamo l’arrendevolezza della gente comune che
dice “ma chi te lo fa fare?"
-
Smettiamo di
preoccuparci e gettiamo in Dio ogni affanno, così che possa
prendersi cura di noi. Il preoccuparsi non è della fede. La
categoria evangelica si chiama”distacco”: tutto viene e tutto
appartiene a Dio.
-
Affidarsi a Dio
significa sapere che Gesù risolve i problemi prima che diventino
tali(Cf.Mt5,25) le soluzioni sono sempre quelle evangeliche, mai
lesive della dignità del fratello.
-
La potatura
di Dio è per la santificazione, perché è un atto d’amore; anche la
potatura dei nostri fratelli deve produrre lo stesso esito.
-
Essere radicati
in Cristo significa produrre solo frutti buoni(Cf. Mt.7,17)
-
La parabola del
“figliol prodigo”, ci fa comprendere che Gesù dà tutto se stesso e
lascia tutto per arricchire il servo . Anche noi dobbiamo vivere
in piena condivisione con i nostri fratelli, senza paura.
-
Gesù fu libero
fino alla morte: fu sempre segno di contraddizione, ”politicamente
scorretto”, ma libero: non gli interessava l’opinione del mondo ma
il progetto di Dio e la sua libertà derivava dalla sua perfetta
adesione a Dio che è Verità.
Pertanto:
“Dobbiamo dunque
mobilitare tutte le nostre energie per essere servitori. Non
parliamo ai nostri fratelli di servizio. SERVIAMO!
Se serviamo i
nostri fratelli, il loro potenziale d’amore si svilupperà
all’infinito e diventeranno capolavori di Dio.
Madre Teresa di
Calcutta diceva: Gesù farà grandi cose , se gliele lasciamo fare e
se non interferiamo.
E ricordiamo
soprattutto che il nostro ministero si fonda sull’umiltà e non
sull’orgoglio”.
La
Celebrazione Eucaristica conclusiva è stata presieduta da S.E.
Mons. Domenico D’Ambrosio, vescovo di Manfredonia – Vieste – San
Giovanni Rotondo. Nell’omelia, Mons. D’Ambrosio si è soffermato
sulla figura di Giovanni Battista”voce di uno che grida nel
deserto”.
Ne riportiamo di
seguito una breve sintesi.
“Convertitevi!:
l’apertura al Dio che salva non può rassicurarci ma
chiede radicale inversione di rotta, disponibilità a cambiare i
nostri progetti, ad abbandonare le nostre sicurezze.
Svuotare i ricchi,
umani accumuli: è quanto ci chiede il Dio che viene. Quanta fatica
nell’abbandonare i propri averi!
Preparate la via
del Signore: non siamo attendisti comodi e passivi ma
riconosciamo il passo del Signore. Questa
strada acquista un nome nuovo: è via santa che dobbiamo
percorrere nella quotidiana ferialità.
La provocazione, la
sfida è proprio la santità: raddrizzate i suoi sentieri!
I percorsi devono
scegliere la via della pazienza e della carità.
Il Signore ci
attende ora sull’Oreb dove siamo chiamati ad adorare, ascoltare,
intercedere.
E’ questa la
testimonianza della veridicità del cammino del Rinnovamento. Siate
perciò fedeli alla consegna affidatavi dal Santo Padre”.
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