La speranza come salvezza
e redenzione, come elemento che consente di “affrontare il presente,
anche un presente faticoso” e la consapevolezza che “la vita non finisce
nel vuoto”. È questo il concetto principale della seconda Enciclica di
Papa Ratzinger “Spe salvi” (Nella speranza siamo stati salvati),
firmata, pubblicata e presentata questa mattina nella Sala Stampa del
Vaticano.
La
nuova Enciclica, tradotta in otto lingue: latino, francese, inglese,
tedesco, spagnolo, portoghese, polacco e italiano (questa versione è di
76 pagine); stampata in un milione di copie, è frutto della riflessione
personalissima del Papa-teologo.
L’Enciclica è suddivisa in
50 paragrafi, numerati all’interno di otto capitoli generali. Dopo
l’“Introduzione”, il primo capitolo si intitola “La fede è speranza” ed
il secondo “Il concetto di speranza basata sulla fede nel Nuovo
Testamento e nella Chiesa primitiva”, dove si fa riferimento a San
Gregorio Nazianzeno, San Tommaso d’Aquino e Lutero. Nel terzo capitolo
“La vita eterna – che cos’è?”, il Papa affronta il tema dell’aldilà,
mentre nel successivo “La speranza cristiana è individualistica?” cita
teologi come Henri de Lubac, Sant’Agostino, Bernardo di Chiaravalle e
Benedetto. Nel quinto capitolo “La trasformazione della fede-speranza
cristiana nel tempo moderno”
compaiono Bacone, Kant,
Engels, Marx sul rapporto fede-ragione. Nel sesto “La vera fisionomia
della speranza
cristiana” richiama Lenin, Marx, Adorno, mentre nel settimo “Luoghi di
apprendimento
e
di esercizio della speranza” parla della preghiera, con riferimento, tra
gli altri, al cardinale Van Thuan, al filosofo Horkheimer, a Dostoevskij
e Platone. L’Enciclica si chiude con il capitolo “Maria, stella della
speranza”.
Il presidente nazionale
RnS, Salvatore Martinez, ha commentato così questo nuovo documento:
“Sperare è d’obbligo, i
cristiani non conoscono lo sciopero della speranza. Ecco affacciarsi
alla finestra di un mondo gravido di attese la verità della speranza.
Dopo l’Enciclica sull’amore, il Santo Padre prosegue l’approfondimento
delle virtù teologali riaffermando una evidenza storica liberante: né
l’economia né la scienza possono salvare l’uomo, bensì l’amore. Ogni
forma di disperazione umana è una invocazione d’amore. Il Papa invita i
credenti ad esercitare la speranza ed a non trascurare i luoghi umani e
divini in cui si affronta la meravigliosa arte dello sperare”.
La prima Enciclica di
Benedetto XVI “Deus caritas est” era stata pubblicata il 25 dicembre
2005.